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mercoledì 28 giugno 2017

La NATO a 29 Membri

Ventinovesimo Stato
Nato: Montenegro, segnale positivo per Balcani
Valbona Zeneli
27/06/2017
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Il Montenegro è diventato il 29̊ Stato membro dell’Alleanza atlantica. Negli ultimi anni, questa è l'unica storia di successo proveniente dai Balcani. Come tale, acquisisce un significato maggiore delle ridotte dimensioni del piccolo Paese dell’Europea meridionale di soli 620.000 abitanti.

Il contributo militare apportato alla Nato, con forze armate di appena 2.000 unità, potrebbe essere limitato. Con una spesa per la difesa di circa 55 milioni di euro all’anno, il nuovo membro pagherà all’Alleanza una quota annuale minima: 450.000 dollari, solo lo 0.27% del bilancio totale della Nato.

Dimensioni militari e politiche
Bisogna però ricordare che la Nato non è solo un'alleanza militare, ma ha anche un’importante dimensione politica. Il Montenegro, grazie alla sua posizionesull’Adriatico, è considerato un alleato strategico. D'altra parte, il Montenegro s’è già rivelato un partner affidabile per la Nato, essendo stato molto attivo con il suo sostegno in Afghanistan.

L'adesione del Montenegro è la prima espansione atlantica negli ultimi otto anni, dopo l'allargamento del 2009 con l'Albania e la Croazia. Essa manda alcuni segnali molto significativi.

L'adesione all'Alleanza, avvenuta il 5 giugno 2017, è un riconoscimento formale del progresso del Montenegro, che negli ultimi anni ha soddisfatto una serie di criteri e raggiunto gli standard richiesti dalla Nato. Tuttavia, l'adesione all'Alleanza non dovrebbe segnare un punto d’arrivo, ma al contrario essere un ulteriore incentivo ad accelerare il processo di trasformazione del Paese per quanto riguarda la lotta contro la corruzione, il progresso economico e lo stato di diritto.

Un obiettivo dall’indipendenza
È positivo che il Montenegro abbia raggiunto con successo uno dei principali obiettivi della sua politica estera dalla sua indipendenza nel 2006. L'adesione alla Nato è una garanzia di stabilità e sicurezza per il Paese. Questo è particolarmente importante per un Paese con risorse limitate, che può trarre vantaggi dalla cooperazione all’interno della Nato, sfruttando la condivisione di risorse, competenze e informazioni. D'altra parte è stato dimostrato che, anche se la Nato non è un'alleanza economica, essa è capace di fungere da catalizzatore dello sviluppo economico e fornisce un senso di sicurezza e di prevedibilità agli investitori, in particolare a quelli stranieri.

Peculiarità di un’adesione
L'adesione del Montenegro alla Nato presenta alcune peculiarità. A differenza di quanto avvenuto per gli altri nuovi Membri, il processo di integrazione non è andato in porto senza contestazioni. Anche se il sostegno all’Alleanza dell’opinione pubblica nazionale è aumentato significativamente negli ultimi anni, raggiungendo un tasso di approvazione del 48%.

Tuttavia, i cittadini rimangono ancora divisi sulla questione. Alcuni politici dei partiti d’opposizione - dominati dai serbi e apertamente pro-Russia - sono stati addirittura accusati di un tentativo di colpo di stato, fallito, per impedire al Montenegro di aderire alla Nato. Infatti, l’opposizione ha boicottato il Parlamento dalle ultime elezioni e ha chiesto un referendum popolare sulla questione.

L’ostilità della Russia all’operazione
Il Cremlino si è opposto apertamente all'adesione del Montenegro, definendola una "provocazione" contro la Russia, che sta riprendendo un gioco geo-politico nei Balcani occidentali. In realtà, l'adesione del Montenegro non dovrebbe essere vista come una provocazione alla Russia, o come un atto destinato a peggiorare le relazioni con un Paese con cui ha stretti legami storici, religiosi, culturali ed economici.

Infatti, la Russia è un partner economico molto importante, che rappresenta il 30% degli investimenti stranieri. Anche se la decisione di aderire alla Nato arriva in un momento di tensioni elevate nelle relazioni tra l’Alleanza e la Russia, in realtà è il risultato di un processo avviato da tempo. Ed è un passo naturale per una Paese che ha scelto di essere integrato nelle strutture euro-atlantiche.

Le ripercussioni sui Balcani
Questa decisione ha una notevole ripercussione sull’intera regione dei Balcani occidentali e lancia un chiaro messaggio ai Paesi che si sono già messi in coda per entrare nell’Alleanza. Ancora una volta, dalla creazione nel 1949, è stato attuato con successo uno dei principali pilastri della Nato: la "politica delle porte aperte” integrata nell'articolo 10 del Trattato di Washington.

È un segnale importante per mantenere i Balcani occidentali nel loro percorso euro-atlantico, anche se, purtroppo, gli ultimi anni quei Paesi sono stati attraversati da dubbi, sfide e sconfitte. Questo è un segnale forte per i paesi che vogliono avanzare nel processo di integrazione sia con la Nato che con l'Ue.

L'adesione della Macedonia è stata mantenuta bloccata per un lungo tempo a causa della controversia con la Grecia sul nome del Paese ex-jugoslavo. Oggi la situazione è ancora più complicata a causa dei turbamenti politici degli ultimi anni, con potenziali ripercussioni anche sui rapporti etnici all’interno del Paese, che hanno provocato un grave rallentamento nel processo delle riforme democratiche.

La Bosnia-Herzegovina, è un altro Paese aspirante, anche se è tuttora impegnata nella gestione delle sue questioni interne irrisolte.Sta infatti aspettando il piano d'azione per l'adesione, salvo la risoluzione della questione sulle proprietà immobiliari della difesa, un processo bloccato dalla Repubblica Srpska.

La Nato e la trasformazione dell’Europa dell’Est
L'allargamento della Nato è stato uno dei pilastri più importanti della trasformazione nell'Europa dell’Est. Oggigiorno, la stabilità e la democrazia nei Balcani occidentali non possono più essere date per scontate. La pace è la stabilità sono ancora fragili, soprattutto a causa del mancato progresso democratico ed economico nei Paesi della regione.

La Russia si sta impegnando nei Balcani occidentali, sfruttando le vulnerabilità istituzionali, la corruzione pubblica, la divisione politica e lo scetticismo della popolazione su un futuro migliore. Il Cremlino sta utilizzando degli strumenti ibridi, come l’influenza economica e mediatica, per sfruttare stereotipi regionali, tensioni etniche e questioni non risolte relative ai conflitti degli Anni '90. L'obiettivo principale è quello di indebolire le relazioni dei Balcani occidentali con l'Occidente, ostacolando il processo di allargamento euro-atlantico, mirando alla creazione di una "zona non-allineata".

La Nato è il fondamento dell'unità transatlantica. L'Alleanza è considerata dal 61% degli europei e dal 58% degli americani l'organizzazione essenziale per la difesa e la sicurezza su entrambi i lati dell'Atlantico. Altri Paesi stanno aspirando a diventare membri di questa “famiglia”. La verità è che le realtà del "mondo dell'articolo 5", dopo i conflitti del 2014 in Ucraina, stanno portando grandi cambiamenti al processo di allargamento. Forse, dopo l’adesione del Montenegro, vedremo un'altra lunga pausa nel processo di allargamento.

Valbona Zeneli è professore di National security studies e direttore di Black Sea Eurasia Program presso il George C. Marshall European Center for Security Studies. Le opinioni espresse sono personali dell’autore e non rappresentano le opinioni del Department of Defense, the George C. Marshall European Center for Security Studies, o dei governi degli Stati Uniti o della Germania.