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martedì 11 febbraio 2014

La difficile situazione di transizione in Egitto

Egitto
Egitto134
I risultati preliminari del referendum egiziano per l’approvazione del nuovo testo costituzionale indicano che la maggioranza dei “si” ha raggiunto uno schiacciante 95%, con un’affluenza alle urne del 38% degli aventi diritto. Le votazioni si sono aperte in un clima di tensione crescente e si sono concluse con 400 arresti tra i manifestanti dei Fratelli Musulmani.
Nel nuovo testo vengono concessi ampi poteri ai vertici militari, come la possibilità di scegliere il Ministro della Difesa e di giudicare i civili nei tribunali militari. Vi sono maggiori libertà religiose e parità di diritti tra uomini e donne, e si stabilisce che lo Stato deve intraprendere le misure necessarie per garantire che le donne abbiano adeguata rappresentanza nel sistema istituzionale del Paese. Una serie di articoli, inoltre, pongono un serio ostacolo alla possibilità per i Fratelli Musulmani – già comunque messi al bando il mese scorso dal governo - d! i partecipare a future elezioni. Il nuovo testo, pur presentando sostanziali miglioramenti nel campo dei diritti umani, favorisce senza dubbio i militari in vista delle prossime elezioni presidenziali, alle quali potrebbe candidarsi anche il Generale al-Sisi, attuale Ministro della Difesa.
Quello che emerge sullo sfondo è comunque un paese spaccato in due. Da una parte troviamo infatti i sostenitori della Fratellanza che hanno senza successo tentato di boicottare l’approvazione del nuovo testo costituzionale e accusano il generale Abdel Fattah al-Sisi, di aver rovesciato il governo del primo e unico presidente liberamente eletto nella storia del Paese. Dall’altro lato, sembrano consolidare e legittimare il proprio consenso i vertici militari, che sembrano oggi godere dell’appoggio di ampia parte dello spettro politico laico e liberale egiziano.

venerdì 7 febbraio 2014

Cefalonia X . Ci siamo.Le ostilità hanno inizio

«CI SIAMO!»


«Il mattino del 14 – scrive il capitano Pampaloni – passano sotto il mio caposaldo in automobile il gen. Gandin ed il gen. Gherzi: mi videro e fecero fermare la macchina. Con mio stupore, il generale Gandin era sorridente  e mi disse: «domani si combatterà»; mentre il gen. Gherzi, scrollando la testa, disse: «sarai contento, no?».
«Il mattino del 14 – dice il capitano Bronzini – giunge al comando della divisione l’esito del plebiscito ordinato la sera precedente: il primo punto - «contro i tedeschi» - ha riscosso il cento per cento delle adesioni».
«Rapidamente da parte di tutti – commenta P. Formato – si passò ad un pieno clima di guerra».
«Alle ore 10 – dice il Bronzini – il generale ordinava l’abbandono da parte del comando della divisione degli uffici in Argostoli. Venne distrutto gran parte del carteggio. Subito dopo ci trasferimmo tutti al comando tattico di Prokopata.
«Gli avvenimenti precipitano: la terra pare che bruci sotto i piedi».
«Intanto in Argostoli – testimonia l’Apollonio – nuclei del genio divisionale cominciano a minare tutti i crocevia. Ma anche da parte tedesca non si perdeva tempo: trimotori da trasporto rifornivano di armi munizioni e materiali vari, mediante paracadute, le truppe tedesche dislocate nella penisola di Paliki. Qualche idro sbarcava contingenti di truppa».
Alle ore 12, secondo quanto era stato convenuto col colonnello tedesco giunto in idrovolante, il ten. col. Fioretti, capo di stato maggiore della divisione si incontrò in Argostoli con il tenente Fauth a cui consegnò la risposta del gen. Gandin.
Essa diceva: «Per ordine del Comando Supremo italiano, e per volontà degli ufficiali e dei soldati, la Divisione «Acqui» non cede le armi. Il comando superiore tedesco, sulla base di questa decisione, è pregato di presentare una risposta definitiva entro le ore 9 di domani 15 settembre».
Tutte le truppe del presidio erano orami in movimento per assumere il nuovo schieramento sulle posizioni indicate dall’ordine divisionale.
«Verso le 15 – scrive P. Formato – il cielo si coprì di Stukas tedeschi che sorvolarono ripetutamente l’isola e la zona di Argostoli facendo audaci evoluzioni rasente al suolo. Le nostre batterie contraeree tacquero. Ma da parte dei velivoli germanici nessuna offesa venne effettuata. Quell’azione aerea voleva solo significare un serio e grave ammonimento nei nostri riguardi».
Intanto, la notizia delle gesta di Corfù, dove il presidio tedesco era stato catturato, si diffuse fra le truppe.
«L’avvenimento – informa l’Apollonio – infiammava ancor più gli animi. L’impazienza dei soldati italiani era giunta al colmo. Il desiderio di lanciarsi all’attacco era irrefrenabile. Scariche di fucileria, esplosioni di bombe a mano, brillamenti di strade  e di ponti rendevano ancor più satura l’atmosfera già tanto pervasa di fermento e di nervosismo».
«L’agitazione cresceva – dice P. Formato – quanto più continui ed intensi si vedevano giungere ai tedeschi nella penisola di Paliki i rifornimenti per via mare  e con i grossi aerei di trasporto. E questi rifornimenti continuarono in grandi proporzioni per tutta la notte dal 14 al 15. Le proteste erano unanimi ed accese. Tanto che il generale Gandin comunicò al comando tedesco che ogni ulteriore ammarraggio di aereo tedesco nell’isola, prima della risposta all’ultima comunicazione italiana, sarebbe stato considerato atto di ostilità».
All’alba del 15 il ten. col. Barge chiedeva per telefono al gen. Gandin una dilazione fino alle ore 14 per rispondere all’ultimatum del giorno precedente che scadeva alle ore 9: la dilazione fu concessa.
Alle ore 9, il gen. Gandin inviò alle sue truppe un messaggio, in cui, spiegando le ragioni di onore che non avevano consentito di aderire, malgrado ogni buona volontà da parte nostra, alle richieste tedesche, esortava ufficiali e soldati a prepararsi alla inevitabile lotta.
Verso le 11 apparvero all’orizzonte due idrovolanti da trasporto tedeschi che si dirigevano nella rada di Lixuri per ammarrarvi.
Le nostre batterie contraeree aprivano il fuoco e le affondavano.
«Un’ora dopo questo fatto – racconta il capitano Bronzini – io, il capitano Saettone ed il capo di stato maggiore ci trovavamo nella baracca del generale.
«Il generale ha davanti a sé una carta topografica della zona ed esamina le posizioni assunte dai nostri reparti.
«Ad un tratto si ode un improvviso rumore di aerei.
«Dapprima pochi, poi sempre più numerosi, gli Stukas fanno la loro comparsa.
«Sono circa le ore 13.
«Sulla nostra testa si aggira una formazione di 24 apparecchi.
«Ecco il rumore lacerante di una esplosione vicina, ecco altri innumerevoli boati ed un grande spostamento d’area. «Ci siamo!» - esclama il generale.
«Il generale, il capo di stato maggiore, il colonnello Romagnoli, giunto in quel momento, ed io, ci avviamo immediatamente all’osservatorio, che non è lontano. Sulla nostra testa gli Stukas continuano  a passare ed attorno a noi la terra ribolle per le esplosioni».
«Il cielo – dice P. Formato – si copre di aerei germanici e di un attimo la terra sottostante diviene un inferno di fischi, di scoppi, di fiamme».
«Gli aerei in picchiata – dice il capitano Apollonio – bombardarono e mitragliarono tutte le postazioni di artiglieria.
«Dopo una sosta di circa un’ora il bombardamento riprendeva con maggiore violenza protraendosi, con brevi intervalli fino alle 18.
«Le ostilità avevano così definitivo inizio».