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L'UNUCI per l'Umbria

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domenica 21 dicembre 2014



a tutti gli amici ed ai lettori di questo blog
auguro un sereno Natale 
e
un Anno Nuovo denso di realizzazioni
Massimo Coltrinari


lunedì 27 ottobre 2014

NUovi Programmi di acquisizione di sistema d'arma

Forze Armate e industria
L’opzione degli elicotteri duali
Alessandro Marrone, Alessandro Ungaro
21/10/2014
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In Italia, Francia e Regno Unito si discutono efficacia ed efficienza dei programmi di acquisizione di sistemi d’arma, in una fase segnata da ristrettezze di bilancio e mutevoli minacce alla sicurezza nazionale ed europea.

Forze Armate e innovazione tecnologica
I programmi di procurement di piattaforme complesse e tecnologicamente avanzate durano normalmente diversi anni, se non alcuni decenni, tanto che, a titolo di esempio, 11 Paesi europei stanno tuttora acquisendo i velivoli Eurofighter il cui primo volo è avvenuto nel 1994 o gli elicotteri NH-90, sigla che sta per Nato Helicopters per gli anni ‘90.

Tuttavia, rispetto ai tempi della Guerra Fredda, negli ultimi due decenni l’innovazione tecnologica ha accelerato esponenzialmente il suo ritmo, anche a seguito della rivoluzione informatica e delle telecomunicazioni.

Si pone quindi per le Forze Armate europee il problema di tenere il passo con questo ritmo di innovazione tecnologica, per di più sviluppata spesso in ambito civile.

Passo che va mantenuto assicurando al tempo stesso elevanti standard di sicurezza relativi sia al sistema d’arma - che deve avere determinate prestazioni, anche a protezione dei militari che lo utilizzano - sia al processo con cui lo si acquisisce, in quanto va garantita la sicurezza degli approvvigionamenti, nonché della manutenzione e della logistica, anche in caso di gravi crisi internazionali.

Tutto ciò considerando che i bilanci della difesa dei principali paesi europei negli ultimi anni sono rimasti al palo a causa delle politiche di austerity, riducendo di conseguenza gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico puramente militare.

L’importanza delle tecnologie duali
Allo stesso tempo si aprono interessanti opportunità per le Forze Armate, a causa del medesimo cambiamento nel modo di generare e condividere innovazione tecnologica.

Si è passati infatti da una rigida separazione tra ambito civile e militare ad una maggiore interazione, con “spill-over” di tecnologie ed applicazioni da un settore all’altro, una base comune di conoscenze scientifico-tecnologiche, ed una crescita quantitativa e qualitativa del mercato civile in molti settori rilevanti per l’ambito militare - dall’aviazione allo spazio, dall’elicotteristica alla cantieristica navale, dalle comunicazioni alla protezione dei dati.

Inoltre, per le industrie europee attive sia nel campo della difesa che nel settore civile vi è la possibilità di giovarsi delle maggiori dimensioni di quest’ultimo per compensare le ristrettezze di bilancio delle Forze Armate dei paesi Ue.

In questo contesto si è ormai fatta strada a livello europeo, anche con direttive ed investimenti significativi da parte delle istituzioni Ue, la consapevolezza dell’importanza delle tecnologie duali - ovvero di quelle tecnologie utilizzabili per sviluppare sistemi sia civili che militari: dal campo satellitare a quello della sicurezza cibernetica, dai velivoli a pilotaggio remoto agli strumenti per il contrasto alla minaccia di armi chimiche, biologiche o radiologiche.

Un recente studio IAI, che verrà presentato in una prossima conferenza a Roma, analizza questa prospettiva nel campo elicotteristico, ragionando sull’opzione degli “elicotteri duali”, ovvero di aeromobili che già in fase di progettazione rispettano determinati standard, e vengono predisposti strutturalmente in modo da poter essere usati da soggetti civili, militari o di pubblica sicurezza, con limitate modifiche o integrazioni.

Italia, Francia e Regno Unito a confronto
A tal fine, lo studio considera i casi studio di Italia, Francia e Regno Unito, analizzandone elementi comuni e specificità in merito all’uso della componente ad ala rotante e alle tendenze future al riguardo.

In termini di approccio al duale, i tre paesi sembrano riflettere diverse attitudini e orientamenti. I britannici faranno ancora affidamento su aeromobili di natura militare quali Chinook, Merlin e Wildcat, mentre le piattaforme duali continueranno ad essere impiegate soprattutto per compiti di addestramento e di utility (elitrasporto, ecc).

Viceversa, l’aviazione dell’Esercito francese si è basata storicamente su elicotteri dal design civile via via militarizzati e perfezionati fino a diventare il cuore delle capacità ad ala rotante dell’Armée.

Interessante e piuttosto promettente sembra essere l’intenzione della Francia di scegliere un elicottero duale “chiavi in mano” per dotarsi di una piattaforma da quattro/cinque tonnellate, con l’intento di far convergere in un unico programma interforze i requisiti tecnici e operativi delle tre Forze Armate, nonché delle forze di sicurezza, rinnovando in questo modo la parte più vetusta della flotta già in servizio.

Venendo all’Italia, il caso dell’HH-139 sembra essere paradigmatico. L’aeromobile è attualmente in forza all’Aeronautica, la quale è stata il primo utilizzatore domestico ad impiegare sul campo, e quindi testare, un elicottero che può dirsi sostanzialmente duale perché versione militarizzata della piattaforma commerciale AW-139.

Le opportunità nonché i dubbi e le perplessità ruotano attorno alla possibilità che esso sia impiegato non solo per compiti di ricerca e soccorso sul territorio nazionale, ma anche per missioni più impegnative, in ambienti semi-permissivi o non-permissivi.

La prospettiva degli elicotteri duali, così come per altri analoghi mezzi ed equipaggiamenti, richiede una riflessione approfondita, da parte di tutti gli attori del settore, affinché si garantiscano adeguate capacità militari ed efficienza di bilancio ad uno strumento militare che, come quello italiano, necessita di entrambi.

Alessandro Marrone è responsabile di ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter: @Alessandro__Ma).
Alessandro R. Ungaro è ricercatore del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter: @AlessandroRUnga)
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giovedì 9 ottobre 2014

M.O.V.M Don Igino Lega, cappellano militare

Lega Don Igino, nato nel 1911 a Brisghella, Ravenna. Tenente Cappellano



Motivazione della Medaglia d’oro

Cappellano militare del Presidio di isola lontana dalla Patria e sotto posta a soverchiante e prolungato assedio, dava ogni propria energia, superando disagi e pericoli, nell’assistenza spirituale e religiosa dei militari della guarnigione. Divenute precarie le condizioni del presidio, frazionato in nuclei isolati dall’azione nemica, proseguiva a piedi — per vie dirute e battute dal fuoco — il proprio apostolato, recandosi, anche allo stremo delle forze e sanguinante nei piedi, sui monti ove ferveva la lotta ed ovunque i morenti ed i sopravvissuti lo richiedessero, esponendo la vita con superba serenità e gravissimi rischi. Nell’imminenza dell’attacco decisivo all’isola, riusciva a raggiungere batteria circondata dal nemico; durante cinque giorni di aspri combattimenti, partecipando al combattimento come servente di cannone, era centro animatore di fede e di amor patrio per il personale duramente provato dall’impari e lunga lotta. Caduta l’isola, fisicamente sfinito, radunava i superstiti in attesa di feroce rappresa glia attorno all’Altare e celebrava il servizio religioso levando alla presenza del nemico interdetto l’invocazione all’italia, ripetuta dai presenti. Esempio altissimo di immacolata fede, di virile coraggio e di grande amore di Patria. Lero, 8 settembre - 16 novembre 1943.



Di nobile ed industriosa famiglia romagnola, fu ordinato sacerdote nel maggio 1940. Chiamato alle armi come tenente cappellano nel settembre dello stesso anno prestò la sua opera presso l’ospedale da campo 515, mobilitato per circa quattro mesi nella zona di Trieste e congedato nel maggio del 1941. Nel febbraio 1942. richiamato, fu messo a disposizione della marina ed inviato a Lero per l’assistenza spirituale del presidio di quella base navale allora comandata dall’ammiraglio Mascherpa. Sopraggiuntoi l’armistizio, travolta la resistenza dell’isola dai preponderanti attacchi tedeschi, volle seguire la sorte degli sfortunati combattenti nelle loro tappe verso la prigionia in Germania. Rimpatriato fra gli ammalati nel settembre 1045 e presentatosi al Centro di raccolta di marina di Venezia, fu congedato il 6 febbraio 1946. Sacerdote di notevole cultura ed autore di pubblicazioni ed opuscoli di carattere religioso, insegnò per quattro anni lettere e filosofia nella Scuola di carattere religioso, insegnò per quattro anni lettere e filosofia bella Scuola apostolica di Roncovero (Piacenza) e fu direttore spirituale delle A.C.L.I. di Bassano. In seguito ad incidente automobilistico morì a Varese il 23 marzo 1951





vds: Torsiello M., Le Operazioni delle Unità Italiane nel settembre-ottobre 1943. Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, , pag. 420/423.



giovedì 2 ottobre 2014

M.O.V.M Serafino Cellini, partigiano

Cellini Serafino, nato nel 1921 ad Ascoli Piceno. Aviere scelto motorista A.A., raggruppamento bande patrioti “Gran Sasso



Operaio meccanico, venne arruolato in Aeronautica il 25 ottobre 1941. Inviato al centro istruzione Cadimare a La Spezia, passò alla fine dell’anno, al 52° stormo a Ciampino Sud e nel giugno 1942 alla 153a squadriglia C.T. Nominato aiuto motorista e promosso aviere scelto, nel marzo 1943 fu trasferito all’Aeroporto di Tarquinia. Dopo aver partecipato per oltre un anno alle operazioni di guerra sul fronte del Mediterraneo, alla dichiarazione dell’armistizio si rifugiò in montagna prendendo parte a numerose azioni con la Banda “Patrioti del Colle San marco”, nella zona di Ascoli Piceno.

giovedì 25 settembre 2014

M.O.V.M. Gennaro Capuozzo


Capuozzo Gennaro, nato nel 1932 a Napoli. Partigiano Combattente

Appena dodicenne - dice la motivazione della sua Medaglia d'Oro - durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco. Prodigioso ragazzo che fu mirabile esempio di precoce ardimento e sublime eroismo. Napoli, 28-29 settembre 1943».
 
Biografia

Appartenente a modesta famiglia di operai, apprendista commesso in un negozio di valigeria ed articoli da viaggio, nella insurrezione napoletana contro i tedeschi, dopo aver preso parte ad un primo scontro in via Santa Teresa, veniva colpito in pieno il 29 settembre 1943 da una granata tedesca nel combattimento sostenuto nel terrazzino dell’Istituto delle Filippine. Era il più giovane dei combattenti fra gli insorti napoletani.

lunedì 22 settembre 2014

M.O.V.M. Alfonzo Cigala Fulgosi

Cigala Fulgosi conte Alfonso, nato nel 1884 ad Agazzano, Piacenza. Generale di Divisione nella riserva, comandante della Piazza di Spalato.


Altre decorazioni
Medaglia d’Argento al Valor Militare (Zagorie, 23-25 agosto 1917)

Biografia
Discendente di antica famiglia, che aveva dato alla repubblica di Genova Dogi e Capitani, ed era emigrata a Piacenza nel 1300. Fu alunno del Collegio dei barnabiti di Lodi e, conseguita la licenza liceale, fu ammesso come Allievo alla Scuola Militare di Modena nel novembre 1904. Venne nominato sottotenente di cavalleria nel 1906 e destinato ai “Lancieri di Montebello”; quindi fu promosso tenente nel settembre 1909 e capitano nel 1915 nel “Savoia Cavalleria”. Nella Prima guerra mondiale fu ufficiale d’ordinanza del comandante della 1° armata mobilitata, partecipò quindi alle operazioni al comando di uno squadrone dei 2lancieri di Firenze”, ed infine fu addetto all’8a Divisione di Fanteria. Fu ferito sul Monte Santo. In Francia, con la Divisione che vi si era trasferita nel 1918, partecipò alla seconda battaglia della marna. Promosso maggiore nel 1924, fu insegnate alla Scuola Allievi Ufficiali di Milano e giudice supplente di quel Tribunale Militare Territoriale fino al 1927, anno in cui conseguì la promozione a tenente colonnello ed il trasferimento al Centro Speciale di Cavalleria della Sardegna. Prestò successivamente servizio presso il Comando del Corpo d’Armata di Udine, al Ministero della Guerra ed infine al Comando del Corpo d’Armata di Milano. Il 31 dicembre 1936 venne promosso colonello e nel 1940 passò a domanda nella riserva col grado di generale di brigata essendo stato nominato Presidente della federazione Italiana Sport Equestri “F.I.S.E.”. Nel settembre 1942 (quando già al figlio tenente di vascello, era stata concessa la Medaglia d’Oro, fu richiamato a domanda in servizio ed assunse il comando della XVII Brigata costiera in Dalmazia e, successivamente, promosso generale di Divisione, quello del presidio di Spalato



vds: Torsiello M., Le Operazioni delle Unità Italiane nel settembre-ottobre 1943.  Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, , pag. 420/423.

Fioravanzi G., La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Volume XV: “La Marina dall’8 settembre 1943 alla fine del conflitto”, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore della Difesa, Ufficio Storico, pag. 172/75.


martedì 16 settembre 2014

Qualcosa si muove al Ministero

Libro bianco della Difesa italiana
L’enunciato delle buone intenzioni
Alessandro Marrone
05/08/2014
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Le Linee Guida del Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa pubblicate lo scorso giugno costituiscono il punto di partenza dell’elaborazione del Libro Bianco vero e proprio, da completare entro fine anno.

Le premesse metodologiche
Il documento, elaborato da un gruppo di esperti nominato dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti, e presentato al Consiglio Supremo di Difesa e al Parlamento, contiene almeno tre indicazioni metodologiche preliminari.

La prima è l’intenzione di spiegare la necessità, utilità e importanza delle Forze Armate italiane, in relazione non solo alla politica estera e di difesa del Paese ma più in generale agli interessi nazionali. Cose niente affatto scontate in Italia, dove le carenze del dibattito pubblico sulle questioni di difesa sono particolarmente evidenti.

La seconda è una spiegazione della necessità e utilità del, prossimo, Libro Bianco, rispetto al processo decisionale in corso sulla difesa.

Infatti, a differenza di Francia e Gran Bretagna che hanno prodotto documenti del genere sia negli anni ’90 che negli anni 2000 per adeguare il proprio strumento militare ai cambiamenti dello scenario internazionale, in Italia l’ultimo esempio di “vero” Libro Bianco come strumento di riflessione e pianificazione strategica risale al 1986 e se ne è quasi persa la memoria istituzionale.

Infine, la terza chiarisce quale sia il perimetro da rispettare per l’elaborazione del Libro Bianco, per non ripartire da zero ridiscutendo i punti fermi della politica di difesa italiana dell’ultimo ventennio, quali ad esempio l’impegno nelle missioni Nato e la spinta verso l’integrazione europea nel campo della difesa. Un perimetro concettuale che sostanzialmente si basa sugli elementi condivisi da gran parte dell’opinione pubblica e delle forze politiche.

Gli obiettivi della riforma necessaria
Il contenuto delle Linee Guida è articolato in varie sezioni, che a partire dal contesto globale e dalla tutela degli interessi nazionali discutono il futuro “modello operativo” delle forze armate, in riferimento a struttura organizzativa, risorse umane, e ricerca tecnologica, sviluppo e acquisizione delle capacità, anche alla luce dell’esperienza operativa accumulata in oltre due decenni di missioni internazionali.

Tra gli spunti più interessanti vi sono i quattro “parametri di riferimento” che il Libro Bianco dovrebbe seguire per ridefinire la configurazione delle Forze Armate: quello “geostrategico”, teso a definire l’ampiezza, la modalità e l’intensità degli sforzi in funzione degli interessi e delle priorità nazionali; quello quantitativo, legato alla dimensione numerica delle risorse umane e materiali; quello qualitativo, riferito al livello tecnologico, formativo, addestrativo e di prontezza delle varie componenti delle Forze Armate; quello capacitivo, infine, in teoria sintesi dell’abilità dello strumento militare nel suo complesso di produrre l’effetto necessario a conseguire gli obiettivi prefissati.

Uno strumento che dovrebbe essere interforze, internazionale, interoperabile, e allo stesso tempo efficace, efficiente ed economicamente sostenibile.

Altro spunto significativo è l’identificazione di requisiti per l’organizzazione delle Forze Armate quali ad esempio la razionalità e l’economicità complessiva, l’eliminazione di ogni duplicazione non necessaria, la minimizzazione del numero dei livelli gerarchici, la piena integrazione interforze, la semplificazione dei processi e delle strutture organizzative.

Passando al capitolo del procurement militare, viene introdotta l’idea di un “piano strategico” volto a soddisfare le esigenze delle Forze Armate attraverso soluzioni possibilmente europee, e, in secondo luogo, a indicare e sostenere le aree di eccellenza tecnologica dell’industria italiana dell’aerospazio e difesa.

Un punto di partenza, non di arrivo
Le Linee Guida rappresentano di certo un punto di partenza per la stesura del Libro Bianco, ma non un punto di arrivo. All’elaborazione di quest’ultimo servirebbe, infatti, una più chiara visione politico-strategica che identifichi le priorità per la politica di difesa italiana nell’odierno quadro internazionale, e quindi le relative linee di sviluppo dello strumento militare.

A questa visione dovrebbe corrispondere, sempre nel Libro Bianco, un’indicazione puntuale delle razionalizzazioni e riforme necessarie per mantenere le Forze Armate efficaci ed efficienti all’interno dei prevedibili vincoli di bilancio, comprensiva della pianificazione dell’allocazione delle risorse economiche, umane e materiali.

Il tutto in una forma che sia lineare, chiara e coerente, pur nella necessaria articolazione e livello di dettaglio, agli occhi del decisore - politico, militare e di altro genere - che dovrà far proprio il Libro Bianco se si vuole che esso sia veramente applicato e non rimanga lettera morta.

Alessandro Marrone è ricercatore senior nell'Area Sicurezza e Difesa dello IAI e responsabile di progetti di ricerca per la Commissione europea e per l'Agenzia europea di difesa (Twitter: @Alessandro__Ma).
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mercoledì 10 settembre 2014

M.O.V.M. Gino Canetti

Canetti Gino, nato il 1914 a Langhirano (Parma). Capitano di complemento, 119° Reggimento fanteria.

Motivazione della Medaglia d’oro
"Comandante di compagnia fucilieri di un battaglione a cui era stato dato il compito di attaccare un forte schieramento difensivo tedesco, durante la preparazione dell'attacco, esprimeva la sua decisa volontà di condurre vittoriosamente a termine l'azione, sia pure a costo del suo sacrificio personale. Incurante della violenta reazione avversaria, alla testa dei suoi uomini, che lo seguivano ammirati per tanto ardimento, si lanciava all'attacco delle posizioni nemiche. Ferito una prima volta ad una mano, noncurante di sé, accorreva là dove più ferveva la lotta, dando prova ammirevole di un cosciente sprezzo del pericolo. Mentre stava per sopraffare un centro di resistenza, una bomba da mortaio gli asportava il braccio destro, sollevato per indicare ai suoi la via della vittoria. Colpito ancora una volta gravemente ad una gamba, insensibile al dolore e noncurante degli inviti di recarsi al più vicino posto di medicazione, piegatosi in ginocchio, con ammirevole stoicismo continuava ad incitare i suoi con l'esempio e la parola a persistere nella lotta, quando un colpo di granata che lo investiva in pieno, stroncava questa maschia figura di combattente e di comandante che cadeva fra i suoi che raggiungevano la meta e la vittoria. Nobile figura di eroe, che già in altre azioni di guerra aveva dato prova delle sue insuperabili doti di ardimento".

 Il nome di Gino Canetti è scolpito, con quello della Medaglia d'Oro Eugenio Banzola, sulla lapide apposta sul municipio di Langhirano a ricordo degli undici langhiranesi morti per la Libertà. Anche a Roma una via è stata intitolata a Canetti.


Biografia.
Conseguito il diploma di scenografo presso l’Istituto “Paolo Toschi” di parma, si arruolava volontario, non ancora dieciannovenne, quale allievo ufficiale  di complemento, nella Scuola di Palermo e nel giugno 1933 era nominato sottotenente. Assegnato al 61à Reggimento Fanteria, vi prestò servizio di prima nomina dal 1° Febbraio al 31 agosto 1934. Richiamato alle armi per esigenza Africa Orientale, il 4 marzo 1035, il due aprrile successivo partiva per l’Eritrea dove fu trasferito a domanda nel Corpo Truppe Coloniali. Dopo aver partecipato al conflitto etiopico ed alle successive operazioni di grande polizia coloniale, rimpatriava nel 1939 col grado di tenente per riprendere la sua attività professionale. Alla fine del gennaio 1942 richiamato nel 119° reggimento fanteria Divisone “Emilia” che era in formazione destinata a compiti di occupazione in Montenegro, sbarcò a Cattaro il 24 marzo dello stesso anno. Promosso capitano, assumeva il comando di una compagnia fucilieri. Alla fine di Agosto 1943 era schierato in difesa costiera alle Bocche di Cattaro contro eventuali sbarchi nemici.

La Divisione “Emilia” difese le Bocche di Cattato dall’8 al 15 settembre 1943. Ebbe  597 Caduti e 963 feriti e 1020 dispersi. Riusci ad imbarcare per l’Italia circa 6200 uomini.
Per le operazioni della Divisione  “Emilia” all’indomani della proclamazione dell’armistizio vds: Torsiello M., Le Operazioni delle Unità Italiane nel settembre-ottobre 1943.  Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, , pag. 420/423. Vds, inoltre, relazione del Generale Ugo Buttà, comandante della Divisone “Emilia”, in Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Cartella 2126.

Per le operazioni della Marina vds. Fioravanzi G., La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Volume XV: “La Marina dall’8 settembre 1943 alla fine del conflitto”, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore della Difesa, Ufficio Storico, pag. 172/75.

lunedì 8 settembre 2014

M.O.V.M. Carlo Pirzio Biroli

A3
Pirzio Biroli Carlo, nato  nel 1909  a Roma. Maggiore s.p.e cavalleria, capo di S.M. raggruppamento celere in Albania


Altre Decorazioni
Medaglia di Bronzo al Valor Militare ( Fronte greco, febbraio-aprile 1941)



"In un momento tragico per la Patria e di smarrimento delle sue forze armate, tenendo fede al giuramento prestato opponeva con fierezza di spirito, degna delle nobili tradizioni dell'Esercito italiano, un categorico rifiuto all'ordine impartitogli di cedere le armi ai tedeschi e di arrendersi. Pur essendo consapevole dei gravi rischi cui si votava, reagiva immediatamente organizzando onorevole reazione. Fallito il tentativo di guadagnare alla sua causa un comandante, che poteva validamente opporsi col suo reparto di artiglieria alla caduta in mani nemiche di un importante aeroporto, non esitava ad impegnarsi in un impari, aspro combattimento, di cui era l'ardente animatore, ma nella dura lotta cadeva colpito a morte. Mentre esalava, dopo atroce agonia, l'ultimo respiro, si perfezionava quella resa che nel suo fine intuito doveva essere respinta ad ogni costo. Col supremo volontario sacrificio segnava ai più la luminosa via del dovere e dell'onore".




Biografia

Giovane sportivo e noto campione militare di equitazione, come il padre gen. Alessandro lo era stato per la scherma, uscì dall’Accademia Militare di Modena sottotenente di cavalleria il 1 settembre 1932 assegnato al “Genova Cavalleria”. Promosso tenente nel 1934 e incaricato del grado superiore nel 1939 entro nello stesso anno all’istituto superiore di guerra come allievo del 69° corso. Promosso capitano nel settembre 1940, fu trasferito al Comando superiore delle FF.AA dell’Albania ed assegnato in esperimento di S.M. al XXV C.A. Dopo aver partecipato a numerose azioni nella campagna sul fronte greco-albanese, rientrò al Comando superiore in servizio di S.M. Nominato infine capo di S.M. del raggruppamento celere d’Albania, partecipava alle operazioni svoltesi nello scacchiere balcanico fino alla data dell’armistizio. Con decreto dell’ottobre 1944 fu promosso maggiore con anzianità 1 settembre 1943, retrodatata al 16 gennaio 1943 per conseguito vantaggio di carriera.





venerdì 5 settembre 2014

M.O.V.M. Luigi Goytre

A3
Goytre Luigi, nato nel 1893 a Cavour (Torino). Tenente Colonello s.p.e, reggimento “Nizza Cavalleria”

Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare
«In un momento tragico per la Patria e di smarrimento delle sue forze armate, tenendo fede al giuramento prestato opponeva con fierezza di spirito, degna delle nobili tradizioni dell'Esercito italiano, un categorico rifiuto all'ordine impartitogli di cedere le armi ai tedeschi e di arrendersi. Pur essendo consapevole dei gravi rischi cui si votava reagiva immediatamente organizzando onorevole reazione. Fallito il tentativo di guadagnare alla sua causa un comandante che poteva validamente opporsi col suo reparto di artiglieria alla caduta in mani nemiche di un importante aeroporto, non esitava ad impegnarsi in un impari aspro combattimento di cui era l'ardente animatore, ma nella dura lotta cadeva colpito a morte. Mentre esalava, dopo atroce agonia, l'ultimo respiro, si perfezionava quella resa che nel suo fine intuito doveva essere respinta ad ogni costo. Col supremo sacrificio segnava ai più la luminosa via del dovere e dell'onore». A Luigi Goytre è stata intitolata una via di Torino e una a Cavour, suo paese natale.



Biografia

Arruolatesi volontario nel “Cavalleggeri di Lucca” nel 1911, entrò in guerra nel maggio 1915 col grado di sergente maggiore e nell’arile del 1916 ottenne la promozione a sottotenente in s.p.e. Trasferito nel “Cavalleggeri di Roma” reggimento appiedato che operava nella zona di Monfalcone, si distingueva il 15 settembre 1916 a quota 77 in un assalto alla baionetta riportando una ferita da scheggia di bomba a mano. Tenente nel 1917 nel “Lancieri di Montebello” e capitano nel 1930 nel “Cavalleggeri di Vittorio Emanuele II” prestò poi servizio presso il centro per l’allevamento dei quadrupedi di Persano e, dal marzo 1936, al Tribunale Militare di Bologna. Maggiore al 1 gennaio 1940 fu trasferito al “Nizza Cavalleria” dove vi fu promosso tenente colonnello nel settembre 1942. Comandava in Albania il IV gruppo corazzato del reggimento allorché venne dichiarato l’armistizio.

giovedì 4 settembre 2014

M.O.V.M Giuseppe Amico. Biografia

Amico Giuseppe, nato  nel 1890 a Capua. Generale di Divisione, comandante la divisione fanteria “Marche”


Altre Decorazioni
Medaglia di Bronzo al Valor Militare ( Monfalcone 1916)
Medaglia d’Argento al Valor Militare (Carso, 1916-1917)
Medaglia di Bronzo al Valor Militare (Santander 1937)
Medaglia d’Argento al Valor Militare (Spagna 1938)
Medaglia di Bronzo al Valor Militare (Battaglia del Levante, 1938)
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia (Balcania, 1941-1942)
Promosso Generale di rigata per merito di Guerra (1938-1939)

Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare
(da inserire)



Biografia
Allievo dell’Accademia Militare di Torino dal novembre 1909 fu nominato sottotenente di artiglieria campale nel settembre 1911e promosso tenente nel 1913, assegnato al 13 reggimento artiglieria da campagna con quale entrò in guerra nel maggio 1915. Capitano nel settembre dello stesso anno passò al 31° Reggimento artiglieria da campagna, quindi, nel 1916 al Comando della 4a Divisione di cavalleria e poi al  Comando del VII C.A. Promosso maggiore a scelta nel luglio 1918. Negli anni 1920 e 1921 frequentò i corsi della Scuola di Guerra ed ebbe poi l’incarico dell’insegnamento di Storia Militare, anche con la promozione a tenente colonello fino al 1928. Fu in Albania dal 1928 al 1931 con la Missione militare per la delimitazione dei confini, quindi passò al 5° reggimento da campagna e nel 1935 con la promozione aa colonello assunse il comando del 10° reggimento artiglieria divisionale. Nel febbraio 1937 prese parte alle operazioni militari in Spagna, comandante del reggimento artiglieria della Divisione “Littorio” e, poi, nel 1938, dell’artiglieria del Corpo Truppe Volontarie . Rientrato in Italia nell’agosto 1939 fu capo di S.M. della 4a Armata e poi della 7° Armata mobilitata all’inizio della II Guerra Mondiale. Nel gennaio 1941 assunse il comando della Divisione fanteria “Catanzaro” in Africa Settentrionale e nel luglio dello stesso anno la Divisione “Marche” in Dalmazia, mantenendolo anche con la promozione a generale di Divisione.



Medaglie d'oro della Guerra di Liberazione

Su iniziativa dell'ANPI della regione Umbra, è stato dato avvio ad una ricerca per la individuazione delle Medaglie d'oro della Guerra di Liberazione; tale ricerca ha concluso la sua prima fase e sono state individuate, suddivise per anno ( 1943, 1944 e 1945) le Medaglie d'oro della Guerra di Liberazione.
 In attesa della attuazione della seconda fase della ricerca, iniziamo a pubblicare le motivazioni di alcune delle medaglie d'oro più significative, in attesa di individuare la Biografia del Decorato. 

mercoledì 3 settembre 2014

Buona Lettura

Dopo la pausa estiva riprende l'inserimento dei post riguardo alla attività della Sezione e le relative collaborazioni. A tutti i nostri lettori un augurio di un sereno rientro dalle vacanze. MC

martedì 1 luglio 2014

1944: Il passaggio del ffronte nelle marche. Il volume di Massimo Coltrinari


 
 
 
 
 
 
Massimo Coltrinari,

IL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE E ANCONA.

 Il tempo delle oche verdi e e del lardo rosso. Il passaggio del fronte: giugno-luglio 1944,

Roma, Università La Sapienza,

Casa Editrice Nuova Cultura,

2014, pag. 350, Euro 25,  ISBN 9788868123222

info: www.storiainlaboratorio.blogspot.com             email. ricerca23@libero.it.


 
 
 

giovedì 5 giugno 2014

Confrenza: Lo Sbarco di Anzio.


LA CONFERENZA DI OGGI E' INCENTRATA SULLA DESCRIZIONE DELLE OPERAZIONI DI SBARCO ED USCITA DALLA TESTA DI PONTE DI ANZIO E NETTUNO DA PARTE DEL VI CORPO D'ARMATA STATUNITENSE. LA REAZIONE TEDESCA, LE QUATTRO BATTAGLIE PER L'ANNIENTAMENTO DELLA TESTA DI PONTE E LO STALLO TATTICO FINO AL MAGGIO 1944

OGGI 
5 GIUGNO 2014 ALLE ORE 17 PRESSO LA SEDE

martedì 3 giugno 2014

70° Della Resistenza. Programma

A tutti gli iscritti

La commemorazione del 70° della Resistenza dalle sezioni del nostro Comitato Provinciale è sostenuta da molte attività, che arricchiscono
quelle che celebrano il ricordo degli eventi accaduti nel loro comune.
E' stato sempre  parlato di 70° considerando tutti gli anni della Resistenza nazionale 1943/44/45, perché, anche se nella nostra Regione
si concluse con il passaggio del fronte nel luglio 1944, non possiamo dimenticare i volontari del Gruppo Combattimento Cremona.
Per cui le celebrazioni sono state così suddivise:

1) anno 1943/2013: affissione a Pietralunga della lapide delle Medaglie d'oro V.M.umbre sul monumento regionale Al Partigiano; siamo andati nel luogo
simbolodella Brigata Proletaria d'urto-San Faustino e della Resistenza dell'Umbria settentrionale

2) anno 1944/2014: rievocazione della Zona Libera di Cascia e Norcia nei giorni 5 e 7 giugno prossimi, con il ricordo
delle formazioni partigiane la Brigata Melis e la Brigata Gramsci e quindi un evento coinvolgente ambedue le nostre provincie
3) anno 1945/2015: è stato chiesto alla Presidenza della Regione di attivare una conferenza regionale ricordando i volontari Cremonini, per
la quale si stanno preparando degli studi e delle ricerche. 
Come si constata, le manifestazioni del Comitato Provinciale sono state improntate su eventi che avessero avuto una visione di carattere regionale.

Il programma della manifestazione di Norcia e Cascia dei prossimi giorni  5 GIUGNO e 7 GIUGNO nei post successivi

Le due rievocazioni della ZONA LIBERA sono state costruite insieme alla Lega SPI-CGIl di Spoleto.
Per il Sindacato assumono valore di cerimonie ufficiali regionali per il 70°, quindi vi partecipano anche dirigenti della segreteria regionale CGIL
e  la segretaria nazionale SPI Carla Cantone.

Per l'ANPI sarà presente il compagno Carlo Ghezzi del Comitato Nazionale.

 Saranno conferenzieri i professori Renato Covino, Angelo Bitti, Marco Venanzi

Nota: Nelle ultime elezioni nel comune di Norcia ha vinto la lista di destra e il nuovo sindaco Nicola Alemanno ha già negato la sua presenza alla
cerimonia commemorativa e l'utilizzo dei luoghi pubblici comunali. La nostra, oltre che di memoria, sarà una manifestazione antifascista,
soprattutto nel rispetto delle colonna partigiana formata dai combattenti italiani della Melis e da quelli juguslavi della Gramsci, che il 17 giugno 1944
entrò vittoriosa  a Norcia da Porta Romana, mentre dall'altra parte della città, da Porta Ascolana, uscivano i reparti nazifascisti.
Nel segno della libertà, dei diritti, dell'uguaglianza: Ora e sempre Resistenza.
Chi può e chi vuole venga a Norcia e a Cascia.
Giovanni Simoncelli ANPI Provinciale Perugia

venerdì 16 maggio 2014

Aprilia: il programma provvisorio.

28 MAGGIO: LA GIORNATA IN MEMORIA DEI CADUTI DELLA BATTAGLIA DI APRILIA

3° CONVEGNO AL ROSSELLI ORGANIZZATO DALL'ASSOCIAZIONE “UN RICORDO PER LA PACE :

LA BATTAGLIA DI APRILIA : LE ORIGINI DELLA GUERRA”

Si terrà giovedì 28 maggio alle ore 10 presso l'Auditorium dell'I.I.S. Carlo e Nello Rosselli in Via Carroceto ad Aprilia il 3° convegno organizzato dall'Associazione “Un ricordo per la pace” nella ricorrenza della giornata celebrativa del 28 maggio 1944.
Nel maggio 2012 l’Associazione “Un ricordo per la Pace” e le Associazioni d'Arma e Combattentistiche di Aprilia con l'adesione di alcune Associazioni locali, presentarono al Comune di Aprilia la proposta di istituzionalizzare un giorno di ricordo della Liberazione di Aprilia avvenuta il 28 maggio 1944 ad opera degli alleati. In tale data ebbero fine i combattimenti nel nostro territorio per la liberazione di Roma, che avvenne tra il 4 e il 5 giugno del 1944.
Il Consiglio Comunale di Aprilia, in accoglimento parziale della richiesta, attraverso la delibera n° 3 del 31 gennaio 2013 ha istituito la “giornata celebrativa della fine dei combattimenti, individuandola nel 28 Maggio di ogni anno ed intitolandola “28 maggio 1944: la Battaglia di Aprilia”, in memoria dei caduti.
L'evento prossimo al Rosselli , organizzato da Elisa Bonacini, Presidente dell' Associazione “Un ricordo per la pace”con l'approvazione del Dirigente del Rosselli Prof. Giovanni Battista Galassi, è rivolto agli studenti dell'Istituto I.S. Carlo e Nello Rosselli e del Liceo Antonio Meucci di Aprilia e sarà aperto alla partecipazione dei cittadini di Aprilia ed ai cultori ed appassionati della storia.
Il convegno 2014 avrà come tema “LA BATTAGLIA DI APRILIA : LE ORIGINI DELLA GUERRA”e si onorerà della partecipazione del Generale Massimo Coltrinari e del Generale Francesco Marsibilio che stanno completando un volume sulQuadro di battaglia dell'Esercito Italiano del 1940. Tra le fonti il Calendario del Regio Esercito del 1939, che fornisce notizie su tutte le Armi ed i servizi dell'Esercito alla vigilia del conflitto mondiale; parte iconografica la collezione militare Bonacini.
Oltre all'illustrazione di quello che rappresentò la giornata del 28 Maggio 1944 ad Aprilia, si dedicherà nel convegno ampio spazio di riflessione sulle condizioni dell'Esercito Italiano nel 1940 e sui motivi che portarono l'Italia a scendere in guerra il 10 giugno 1940. Fu l'inizio di 39 mesi di combattimenti su tutti i fronti, che si conclusero con l'armistizio del settembre 1943, a seguito degli sbarchi alleati in Sicilia e a Salerno ( Campagna d'Italia) ; seguì lo sbarco alleato di Nettuno ed Anzio del gennaio 1944 con l'uscita dalla testa di ponte nel maggio 1944 e la liberazione di Roma il 4-5 giugno 1944.
Coordineranno gli interventi il giornalista Bruno Liconti ed Elisa Bonacini, che parlerà dei progetti della sua Associazione “Un ricordo per la pace” e dell'iniziativa museale “APRILIA IN GUERRA :LA BATTAGLIA DI APRILIA” sita nell'auditorium dell'Istituto.
La manifestazione sarà occasione di riflessione sulle drammatiche ripercussioni della guerra sulla popolazione civile; in particolare si avvarrà della partecipazione di alcuni testimoni oculari del periodo di guerra e dei combattimenti del 1944 nel nostro territorio.
Nel corso dell'evento verrà ripresentato il video 1944 Aprilia in guerra : Un ricordo per la pace”, realizzato dall'Associazione “Un ricordo per la pace” e proiettato con successo il 18 febbraio nel corso della cerimonia di inaugurazione del monumento dedicato ad Eric Fletcher Waters ed ai caduti dispersi della Battaglia di Aprilia, lo scorso 18 febbraio alla presenza di Roger Waters, che Nel corso della cerimonia del conferimento dell'onorificenza di MBE ad Harry Shindler tenutasi il 19 febbraio a Roma presso la residenza ufficiale dell'Ambasciatore Britannico Cristopher Prentice lo stesso Roger Waters si era complimentato con Elisa Bonacini ed il figlio Luca Congedo per l' “ottimo lavoro”.
A conclusione della manifestazione gli studenti e l'Associazione “Un ricordo per la pace” deporranno un omaggio floreale all'obelisco dedicato ai caduti dispersi del 1944, sito nel piazzale dell'Istituto.
Nella mattinata del 28 maggio sarà possibile visitare l’esposizione museale permanente “APRILIA IN GUERRA: LA BATTAGLIA DI APRILIA” che accoglie la collezione di reperti “Un ricordo per la pace” appartenuta a Ostilio Bonacini, scomparso il 19 maggio 1999, e curata dall'omonima Associazione.


mercoledì 14 maggio 2014

Spoleto: Venerdi 16 Maggio 2014. Convegno


Prigionieri al lavoro. Lo sfruttamento dei militari e dei civili internati nei campi di concentramento durante la II Guerra mondiale.
Da Alessandro Ciamarra dell'A.N.P.I. Spoleto riceviamo e volentieri pubblichiamo
Gentilissimi,
vi informo di un importante convegno che ospiteremo a Palazzo Mauri, venerdì 16 maggio a partire dalle 9,30 fino alla sera, dal titolo: Prigionieri al lavoro. Lo sfruttamento dei militari e dei civili internati nei campi di concentramento durante la II Guerra mondiale.

Il convegno è organizzato dall’ISUC con il patrocinio del Comune di Spoleto ed affronta il tema dell’impiego dei prigionieri di guerra, militari e civili, come forza lavoro negli stati belligeranti, Italia compresa.

La novità sta nella prospettiva particolare richiesta ai Relatori: terminata la fase del censimento dei campi presenti nei territori delle rispettive nazioni, è tempo che la storiografia s'interroghi sul ruolo che lo sfruttamento del lavoro coatto ebbe nell'economia di guerra degli Stati belligeranti. Il Convegno persegue inoltre l'intento, non secondario, di restituire dignità storica ai sacrifici e alle sofferenze di migliaia di militari italiani, i così detti IMI, internati nei campi di lavoro tedeschi dopo l'8 settembre 1943, molti dei quali offrirono in condizioni estreme un contributo significativo alla Resistenza

La scelta di Spoleto quale sede del convegno nazionale è particolarmente significativa, in quanto nel nostro territorio le località di Ruscio, Morgnano e Bastardo ospitarono campi di lavoro e distaccamenti dalla tipologia complessa e dall'attività significativa in tempo di guerra: l'estrazione della lignite, argento nero per una nazione impegnata economicamente nello sforzo bellico e, nello specifico, per l'industria siderurgica localizzata a Terni.


martedì 13 maggio 2014

Elezioni europee: si chiudono i cerchi

Elezioni europee
Italia distratta, giochi fatti 
Giampiero Gramaglia
11/05/2014
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L’euro divide l’Italia in tre: quasi un terzo gli è contro, non ne vuole sapere; un terzo lo accetta, ma lo subisce; un po’ più d’un terzo gli riconosce dei meriti, è favorevole. Lo dice un sondaggio, uno dei tanti, a due settimane da elezioni europee che - spiega un altro studio dell’opinione pubblica - interessano, poco o tanto, il 53% degli italiani, appena più della metà.

E la campagna, che sembrava doversi giocare tutta sull’Unione e sull’euro, sul futuro dell’integrazione e sulle tentazioni dell’arretramento, s’é rapidamente arroccata nel gioco delle parti consueto della politica italiana.

Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera, trova “strano” che d’Europa si parli poco e sempre meno più passa il tempo e più s’avvicina il voto. Ma, sul che cosa fare nell’Unione e dell’Unione, una volta esaurito il formulario generico e passe-partout d'un’Europa "diversa", "democratica", "dei cittadini", "meno tedesca" e/o "anti-tedesca", pochi candidati e quasi nessun leader sanno davvero che cosa dire.

Esame per gli euroscettici
C’entra pure, suggerisce Galli della Loggia, la fiacchezza di un progetto europeo in cui la visione dell’integrazione e il progetto federalista sono arretrati, mentre s'è fatta più forte l’identificazione dei cittadini con le loro piccole patrie regionali, donde separatismi e localismi.

Così, il vero punto politico delle prossime elezioni europee sarà il risultato dei partiti euro-scettici, nelle loro varie componenti, di estrema destra (Alba Dorata e i suoi accoliti britannici, ungheresi ed altri), di destra con coloriture xenofobe (l’Alleanza intorno al Front National con la Lega, belgi, olandesi, austriaci e altri), di sinistra (l’Altra Europa di Alexis Tsipras, con la sinistra radicale e alternativa), autonomista o separatista, senza apparentamenti - per ora, ad esempio il Movimento 5 Stelle.

Romano Prodi, ex premier ed ex presidente della Commissione europea, auspica che l’avanzata degli euro-scettici e "la lezione del populismo” insegnino “agli altri a fare le cose giuste". Purtroppo, però, dalla campagna elettorale arrivano segnali che il populismo viene più cavalcato che combattuto - almeno in Italia - e che "le cose giuste" pochi abbiamo le idee chiare su quali siano.

Solo due candidati alla presidenza della Commissione europea, il candidato del Partito popolare europeo, Ppe, Jean-Claude Juncker e l’uomo del Partito socialista europeo, Pse, Martin Schulz, appaiono sicuri di ottenere dei seggi, qui da noi.

Le liste e le formazioni che sostengono gli altri candidati, il liberale (e federalista) Guy Verhofstadt, l’euro-critico di sinistra Alexis Tsipras, la coppia verde José Bové e Ska Keller, puntano a superare la soglia del 4%, ma non sono affatto sicuri di farcela. Anzi, per liberali e verdi l’impresa appare quasi disperata. A meno che la messa in discussione dello sbarramento di fronte alla Corte costituzionale non cambi le carte in tavola.

Oltre la soglia del 4% 
Al momento, oltre la soglia del 4% ci sono il Partito democratico, che sostiene Schulz, Forza Italia, Fi, e Nuovo centro destra, Ncd, che appoggiano Juncker, il Movimento 5 stelle e la Lega, che non hanno candidati per la presidenza dell’Esecutivo comunitario. Nel Ppe, le sortite anti-tedesche di Silvio Berlusconi hanno creato imbarazzo e malumore, ma nessuno pensa sul serio di espellere Fi dal Ppe.

A livello europeo, la corsa tra socialisti e popolari al gruppo più numeroso nel nuovo Parlamento resta aperta: vantaggio (lieve) al Ppe, ma distanze minime intorno ai 210 deputati (su 751) per gli uni e per gli altri. Nella campagna e nei dibattiti, Schulz e Juncker, invece di esaltare le differenze e darsi battaglia, tendono a sovrapporre le posizioni: una melassa che preconizza l’inciucio prossimo venturo delle nuove grandi intese europee.

Sostituti di Barroso, Ashton e Van Rompuy
E infatti a Bruxelles e a Strasburgo c’è chi dà i giochi per (quasi) fatti, quali che siano i risultati delle elezioni europee del 25 maggio, salvo sorprese assolute. Secondo fonti parlamentari, Juncker sarà il prossimo presidente della Commissione europea, al posto di Manuel Barroso, e Schulz sarà l’alto commissario per la politica estera e di sicurezza, al posto di Lady Ashton.

A questo punto, alla presidenza del Consiglio europeo, al posto di Herman Van Rompuy, ci vorrebbe una donna. Fonti informate danno in prima fila la presidente lituana Dalia Grybauskaite, una ex commissaria, e la premier danese Helle Thorning-Schmidt.

Può darsi che le cose vadano davvero così. Ma le incognite restano molte: i risultati elettorali e l’arrivo dell’attesa e composita ondata euro-scettica potrebbero spingere il Consiglio europeo verso scelte diverse.

Subito dopo il voto, il 26 maggio, si riunirà a Bruxelles l’ufficio di presidenza del Parlamento - quello uscente -; ed il 27 maggio i leader dei 28 si vedranno a cena su invito di Van Rompuy e valuteranno la situazione alla luce dei risultati. Non è detto che dal consulto esca già un’indicazione sul presidente della Commissione.

A metà giugno, avverrà la formazione dei gruppi della nuova Assemblea, tappa cruciale per valutare i rapporti di forza. La seconda plenaria della nuova Assemblea, dal 14 al 17 luglio, sarà l’occasione per votare l’investitura del presidente della Commissione.

Italiani a Bruxelles
Per la composizione dell’Esecutivo, il candidato italiano favorito è Massimo D’Alema. L’attuale vice-presidente dell’Esecutivo, e responsabile per l’Industria, Antonio Tajani, capolista di Fi nell’Italia centrale, può ambire a un ruolo di rilievo nel nuovo Parlamento, anche alla presidenza.

Magari in un testa a testa con l’altro potenziale candidato italiano, Gianni Pittella, vice-presidente uscente, cui il Pd ha concesso una candidatura in deroga, proprio per lanciarlo in pista nella corsa alla presidenza dell’Assemblea. Un posto che l’Italia non ha mai avuto: l’ultimo, e unico, presidente italiano del Parlamento europeo fu, dal 1976 al ’79, Emilio Colombo. Ma, allora, l’Assemblea non era elettiva.

Giampiero Gramaglia è consigliere per la comunicazione dello IAI.
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domenica 4 maggio 2014

E' così che si risolve il problema della immigrazione?

Riprendiamo una nota avuta da amici comuni e invitiamo a partecipare al dibattito:


Chi è d’accordo, la giri pari pari , sottoscrivendosi con proprie generalità, ovviamente.
Sul sito del Governo , in tema di Riforma della Pubblica Amministrazione (vogliamo fare sul serio, dice il Presidente del Consiglio), c’è la possibilità per ciascun cittadino di dire la propria, scrivendo a rivoluzione@governo.it . Il destinatario non accetta allegati.
Saluti
Iacono


Un tema di assoluta rilevanza che non compare nella lettera aperta ai dipendenti, pubblicata sul sito del governo e inviata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, è quello dell’immigrazione clandestina.
Il fenomeno che sta assumendo l’aspetto di una pacifica invasione, presenta gravissime ripercussioni in termini di sicurezza, economici e sull’occupazione. E’ falso infatti che gli immigrati svolgono soltanto lavori rifiutati dagli italiani. Basta guardare gli operai che escono dalla Fincantieri di Marghera al termine della giornata lavorativa: non è difficile stabilire dai loro caratteri somatici che la stragrande maggioranza non è italiana; non è un problema di razzismo ma di tutela dei nostri lavoratori, dal momento che non si tratta di bassa manovalanza e che quei posti di lavoro sarebbero certamente ambiti dai nostri operai. Anche se si tratta di lavoratori in subappalto, il problema non cambia, a meno che non si voglia ipocritamente ignorare che probabilmente questi stranieri sono sottopagati, nel silenzio dei sindacati e delle autorità.
Analoga situazione si riscontra tra gli operai dell’edilizia: è raro sentirli parlare in italiano, per non parlare di badanti e colf, attività che forse non disdegnerebbero molte donne italiane, nella situazione di dilagante povertà in cui ci troviamo.
E allora bisogna avere il coraggio di dire in chiaro, anche se non politicamente corretto, che sarebbe arrivato il momento di ammettere che moltissimi italiani sono disoccupati perchè la loro occupazione è stata rilevata da stranieri che hanno la precedenza nell’assegnazione delle case popolari, negli asili nido comunali e nell’esenzione dai ticket sanitari, a causa del loro basso reddito effettivo o dichiarato. 
E’ giusto e nobile lo spirito umanitario di accoglienza verso chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà, ma l’Italia è un Paese densamente popolato, in crisi economica  e con assai limitate capacità di accoglienza.
In questa situazione, impiegare consistenti aliquote di navi militari e motovedette per soccorrere I migranti in alto mare, oltre ad avere un costo insostenibile (per altro verso si tagliano I fondi alla Difesa), costituisce incentivo alle partenze.
 
Giuseppe Iacono
Via del Minatore 5/G
37122 Verona

martedì 1 aprile 2014

Italia: l'organizzazione della protezione civile

Sicurezza civile
Risposta italiana alle calamità naturali 
Paola Tessari, Alessandro Ungaro
31/03/2014
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Nel campo della sicurezza dei cittadini l’Italia ha un ruolo in Europa maggiore di quanto sembri. Così come l’Ue ha sostenuto la risposta italiana ai recenti disastri naturali più di quanto ne fosse a conoscenza l’opinione pubblica.

Negli ultimi anni l’Italia è stata spesso colpita da disastri naturali e antropici, basti ricordare tra questi i terremoti dell’Aquila nel 2009 e dell’Emilia Romagna nel 2012, o il deragliamento di Viareggio nel 2009. Questi eventi hanno portato l’attenzione sui meccanismi di gestione delle crisi a livello nazionale nonché sull’importanza di un’azione coordinata in ambito Ue al fine di rendere la risposta alle emergenze più efficace.

Il funzionamento del sistema italiano di risposta a crisi quali epidemie e disastri naturali (terremoti, incendi, alluvioni, frane, ecc), incidenti industriali e nel settore dei trasporti, danni alle infrastrutture critiche (es. blackout), nonché atti terroristici è stato oggetto di uno studio IAI che sarà presentato al pubblico durante una conferenza a Roma il 3 aprile.

La ricerca ha analizzato gli aspetti caratterizzanti il sistema nazionale cosiddetto di “sicurezza civile”, l’interazione tra questo e altri Paesi nell’ambito di accordi multilaterali e bilaterali, nonché il livello europeo ed in particolare il ruolo dell’Ue in materia.

Italia e cooperazione transfrontaliera
Sia i singoli Stati membri che l’Unione sono sempre più impegnati a migliorare la risposta alle suddette crisi e minacce, e tale impegno si concretizza anche in diverse forme di assistenza e cooperazione cui i Paesi europei prendono parte.

L’Italia, oltre alla cooperazione in ambito Consiglio d’Europa, Ue, Nato, Osce, e Onu, ha preso parte a numerosi progetti con Paesi confinanti e non. Tra questi, vanno ricordati ad esempio il progetto Picrit (Protezione delle infrastrutture con rilevanza transfrontaliera) volto a trovare misure efficaci per affrontare i rischi naturali che colpiscono le aree transfrontaliere di Italia e Francia, e il progetto Fire (Force d’intervention rapide européenne) promosso nel quadro del Meccanismo europeo di protezione civile.

L’Italia ha inoltre partecipato ad altri progetti specifici dell’area mediterranea come Pprd-South Euromed (Programme for Prevention, Preparedness and Response to Natural and Man-made Disasters) o alle iniziative dell’Adriatic-Ionian Initiative (Aii). A livello bilaterale, l’Italia ha concluso accordi con 25 paesi, inclusi Stati membri dell’Ue e non.

Va segnalato inoltre che la cooperazione transfrontaliera può avvenire non solo a livello nazionale ma anche a livello locale. Infatti anche province e regioni possono avviare progetti per il potenziamento delle attività di preparazione e risposta focalizzate su aree geografiche specifiche: è il caso, ad esempio, della Regione Autonoma della Valle d’Aosta che ha partecipato al programma Alcotra 2007-2013 (Alpi Latine cooperazione transfrontaliera) per il monitoraggio di eventi sismici, rischi tecnologici e minacce di tipo Nbcr (nucleare, biologico, chimico, radiologico).

Oltre a promuovere progetti comuni, tali iniziative prevedono una concreta assistenza tra i soggetti che vi aderiscono, ad esempio tramite l’invio di equipaggiamento o personale di supporto alla gestione di un’emergenza.

L’Italia e il meccanismo europeo di protezione civile
Parallelamente all’attività e al ruolo svolto nella cooperazione transfrontaliera, il sistema italiano di sicurezza civile agisce in ambito europeo sia come beneficiario sia come contributore attivo.

Lo studio IAI indica ad esempio che tra il 2007 e il 2012 l’Italia ha attivato 9 volte il Meccanismo europeo di protezione civile al verificarsi di particolari disastri naturali, come terremoti, alluvioni o incendi boschivi, che hanno richiesto un supporto specifico da parte degli strumenti Ue, o di altri Stati membri dell’Unione come Francia e Spagna.

L’Italia ha anche ricevuto notevoli aiuti economici dal Fondo di solidarietà dell’Ue per fronteggiare i terremoti dell’Emilia-Romagna e dell’Aquila, risultando tra i principali beneficiari del Fondo: nel primo caso, lo stanziamento è stato di 670 milioni di euro, la maggiore somma mai messa a disposizione in risposta a disastri naturali dall’istituzione del Fondo stesso nel 2002.

Nel caso del terremoto in Abruzzo del 2009, il Fondo ha concesso aiuti pari a 493,8 milioni di euro, destinati a finanziare le operazioni di soccorso e i principali progetti edilizi per gestire l’emergenza abitativa della popolazione della zona dell’Aquila.

Se quindi l’Italia ha beneficiato in modo rilevante dello strumento europeo, si può dire altrettanto in merito al suo contributo, avvenuto soprattutto in termini di formazione, esercitazioni, programmi di scambio tra esperti e partecipazione alle attività organizzate dagli Stati partecipanti e cofinanziate dalla Commissione europea.

Ne sono un esempio l’assistenza che l’Italia ha fornito e fornisce ad altri Paesi dell’Unione oppure la partecipazione, il coordinamento e l’organizzazione di una serie di esercitazioni tenute a livello europeo, come Eu Terex in Toscana del 2010 - coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile - Twist e Eu Taranis entrambe avvenute nel 2013.

In un’ottica più ampia, il ruolo di coordinamento e supporto nel settore della sicurezza civile da parte dell’Ue è via via aumentato e maturato nel tempo. A tale azione sempre più importante non corrisponde tuttavia una visibilità altrettanto rilevante in termini di opinione pubblica.

Infatti, secondo la rilevazione dell’Eurobarometro 393 del giugno 2012, i cittadini europei, compresi quelli italiani, non sembrano per nulla o quasi consapevoli né del ruolo di coordinamento dell’Unione né delle attività europee di protezione civile. Sebbene la visibilità del livello europeo in questo ambito sia carente, la maggioranza dei cittadini italiani ed europei è convinta che un’azione coordinata dell’Ue per affrontare le suddette crisi sia più efficace delle azioni individuali dei singoli Stati membri.

In questo senso, una maggiore comprensione e cooperazione tra l’Unione e i governi, nonché tra enti di diversi Stati membri, potrebbe contribuire a indirizzare meglio gli sforzi a livello nazionale ed europeo in un settore cosi importante e sensibile per la sicurezza dei cittadini.

Paola Tessari e Alessandro R. Ungaro sono Assistenti alla ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI.
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