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L'UNUCI per l'Umbria

Il Volume "La Divisione "Perugia" Dalla Tragedia all'Oblio" è disponibile in tutte le librerie. ISBN 886134305-8, Roma, 2010, Euro 20,00 pag. 329.



Ordini: ordini@nuovacultura.it, http://www.nuovacultura.it/ Collana storia in laboratorio; per ordini diretti risorgimento23@libero.it; per info:ricerca23@libero.it; per entrare in contatto con gli autori: massimo.coltrinari@libero.it



Ricordare i nostri Caduti

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mercoledì 30 dicembre 2009

Negazione In Marcia



(partercipa a combattere la negazione dell'Olocausto)








Sembra impossibile!!!
Il Generale Dwight D. Eisenhower aveva ragione
nell’ordinare che fossero fatti

molti filmati e molte foto.
OLOCAUSTO
Esattamente, come è stato previsto circa 60 anni fa…
E’ una questione di Storia ricordare che,
quando il Supremo Comandante delle Forze alleate
(Stati Uniti, Inghilterra, Francia, etc.),
Generale Dwight D. Eisenhower,
incontrò le vittime dei campi di concentramento,
ha ordinato che fosse fatto il maggior numero di foto possibili,
e fece in modo che i tedeschi delle città vicine
fossero accompagnati fino a quei campi
e persino seppellissero i morti.


E il motivo, lui l’ha spiegato così:
'Che si tenga il massimo della documentazione
– che si facciano filmati – che si registrino i testimoni –
perchè, in qualche momento durante la storia,
qualche idiota potrebbe sostenere
che tutto questo non è mai successo'.


'Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male,
è che gli uomini di bene non facciano nulla'.
(Edmund Burke
)










RIcordiamo:








Questa settimana,il Regno Unito ha rimosso l’Olocausto
dai piani di studio scolastici
poichè “offendeva” la popolazione musulmana,
che afferma che l’Olocausto non è mai esistito...



Questo è un presagio spaventoso sulla paura
che si sta diffondendo nel mondo,
e che così facilmente ogni Paese
sta permettendo di far emergere.
Sono trascorsi più di 60 anni
dal termine della Seconda Guerra Mondiale.
Questa e-mail viene inviata come una catena,
in memoria dei 6 milioni di ebrei,
20 milioni di russi,
10 milioni di cristiani,
e 1900 preti cattolici
che sono stati assassinati, massacrati, violentati,
bruciati, morti di fame e umiliati,
nel mentre la Germania e la Russia
volgevano lo sguardo in altre direzioni.



Ora, più che mai, a fronte di qualcuno che sostiene
“L’Olocausto è un mito”,
è fondamentale fare in modo che
il mondo non dimentichi mai.










L’obiettivo che si vuole raggiungere inviando una e-mail
è che venga letta da, almeno, 40 milioni di persone in tutto il mondo
.






Sii un anello di questa catena
e aiuta ad inviare l’e-mail in tutto il mondo.
Traducila in altre lingue se necessario!


Non cancellarla.

Sprecherai solamente un minuto del tuo tempo
nell’inviarla ad altre persone.

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martedì 1 dicembre 2009

LA CARRIERA

"MI AIUTI A RICORDARE DOVE POTREMMO GIA' ESSERCI INCONTRATI"
NEL LONTANO 19... I TENENTI, COLLEGHI DI CORSO IN ACCADEMIA, BIANCHI E ROSSI, SI RICONTRANO IN FIRENZE PRESTANDO SERVIZIO PRESSO LA CASERMA ZANZIBAR. SONO ANNI DI INTENSA AMICIZIA. HANNO MODO DI FREQUENTARSI PER MOLTO TEMPO E STRINGERE NEL TEMPO UN VINCOLO DI AMICIZIA, A TRATTI ANCHE FRATERNO.
DOPO TANTO TEMPO MENTRE IL CAPITANO BIANCHI VIENE TRASFERITO A ROMA E COSì PERCORRE UNA BRILLANTE E FULGIDA CARRIERA, IL COLEGA ROSSI VINE DESTINATO IN UN ANONIMO LUOGO PERIFERICOE NON HA MODO DI SEGUIRE LE ORME DELL'AMICI COLLEGA.
ACCADE QUINDI CHE IL ROSSI PER CASO TROVANDOSI PRESSO L'ORGANO CENTRALE XY INCONTRA NEI CORRIDOI BIANCHI, NEL FRATTEMPO DIVENUTO GENERALE ALLA VISTA DEL QUALE CON MODO AFFABILE ED AMICHEVOLE TENTA L'APPROCCIO CON UN "CARISSIMO, DA QUANTO TEMPO....... CHE PIACERE!!!"
MA DI RIMANDO IL BIANCHI IN MODO FREDDO E SEVERO E CON UN BARLUME DI IRONICA SIMPATIA E CON FARE PERPLESSO, AFFERMA.....
MI AIUTI A RICORDARE DOVE
POTREMMO GIà ESSERCI INCONTRATI......"

domenica 1 novembre 2009

Commemorazione dei Defunti
e
Giorno dell'Unità Nazionale
Programma 2009
Sabato 31 ottobre 2009
Conferenza sul tema:
I Cacciatori delle Alpi nella Storia di Spoleto
exursus storico-risorgimentale
coordina Francesco Fuduli
ore 9,45. Complesso Monumentale di San Nicolò
Le campagne del 1859 e del 1866
Ten. Col. Osvaldo Biribicchi
I Cacciatori delle Alpi a Cortina, Falzarego, Col di Lana e sulle Tofane 1915-1918
Gen. Massimo Coltrinari
I Cacciatori delle Alpi nella seconda Guerra Mondiale
Dott. Giovanni Cecini
Lunedi 2 Novembre 2009
ore 10,30 - Cimitero Monumentale di San Salvatore. Santa Messa
Celebrata da S.E.R. Mons. Renato Boccardo
Sacrario dei caduti:deposizione di Corone d'Alloro
Mercoledì 4 novembre 2009
ore 10,30 Piazza Garibaldi
Alzabandiera
Lettura del Messaggio del Capo dello Stato
Saluto del Sindaco
saranno preseti:
una compagnia del reggimento "Granatieri di Sardegna"
Rappresentanze delle Forze Armate
dei Corpi Armati dello Stato
L'U.N.U.C.I.,
Le Associazioni Combattentistiche e d'Arma
La Croce Roosa Italiana
La Protezione Civile
Partenza autobus per Colle Attivoli
Ore 11,30 Colle Attivoli
Deposizione corone d'aloro al Monumento ai caduti
La caserma Giuseppe Garibaldi
sede del Comando del II Battaglione "Cengio" del 1° Reggimento "Granatieri d Sardegna"
sarà aperta alle Scuole ed alla Cittadinanza tutta dalle 11,30 alle 13.00
Con questa manifstazione ricordiamo i 600.000 Caduti in combattimento ed i 100.ooo morti in Prigionia immolatesi per completare
l'Unità d'Italia
Alle nostre Forze Armate,
che in ogni parte del mondo portano il Tricolore,
quale emblema della Pace,
vada il nostro riconoscimento
La Sezione dell'Unione Nazione Ufficiali in Congedo d'Italia
UNUCI
di Spoleto

venerdì 31 luglio 2009


Napoleone e i principi dell’arte della guerra
 
Une armée n’est rien que par la tête
 

Napoleone a Sant’Elena affermò, conscio delle sue eccezionali qualità, che anche dopo la sconfitta di Waterloo di lui si sarebbe parlato in futuro mentre invece i suoi avversari sarebbero stati dimenticati. Anche in questo la sua intuizione è stata esatta: pare che su Napoleone Bonaparte siano state scritte più opere che su qualsiasi altro personaggio storico.
Napoleone aveva sicuramente assimilato la teoria dell’arte della guerra sin dai tempi della scuola di Brienne, alla quale l'aveva iscritto il padre e, soprattutto, alla scuola militare di Parigi, dove però i risultati negli studi non furono brillanti: diventò infatti sottotenente di artiglieria classificandosi tra gli ultimi del suo corso.
Ciò peraltro non deve stupire se si pensa che Napoleone era un piccolo nobile di una provincia d'oltremare, la Corsica, in mezzo ai più noti rampolli della grande nobiltà francese che lo prendevano in giro per la sua pelle olivastra e la scarsa conoscenza del francese. Anche allora probabilmente non era estraneo il principio della raccomandazione.
Inoltre, non si deve dimenticare che Napoleone Buonaparte (così si chiamava fino al marzo del 1796, quando francesizzò il proprio nome in Bonaparte) non padroneggiava la lingua francese come i suoi compagni di scuola ed eccelleva in matematica ma non nelle altre materie.
La teoria ha codificato i principi dell’arte della guerra sostenendo che essi sono immutabili nel tempo. Nella storia moderna i maestri in materia sono stati, come tutti sappiamo, Machiavelli e Clausewitz e nei testi didattici delle scuole militari moderne sono ormai consolidati alcuni principi fondamentali che tutti conosciamo, come la massa, la velocità, la sorpresa.
Machiavelli è stato sicuramente studiato da Napoleone ed è stata pubblicata anche un'edizione de "Il principe" annotata da Napoleone; il testo sarebbe stato ritrovato nella carrozza dell'imperatore al rientro dall'infausta campagna di Russia. Le annotazioni di Napoleone appaiono verosimili perché sostanzialmente confronta la figura del principe con se stesso, ma si ritiene che l’opera sia sostanzialmente apocrifa.
Clausewitz, invece, ha scritto la sua opera "Della guerra" avvalendosi delle esperienze e degli ammaestramenti tratti anche e soprattutto dalla strategia e dalla tattica napoleonica.
Il celebre aforisma di Clausewitz "La guerra non è soltanto un atto politico, ma un vero strumento politico: una prosecuzione dell'attività politica, una sua continuazione con altri mezzi" è una perspicace osservazione della vicenda napoleonica.
Bonaparte fu prevalentemente un autodidatta ed era notoriamente un grande lettore e conosceva approfonditamente i classici della storia e della strategia, da Tito Livio a Giulio Cesare e Machiavelli, per non citare che i più noti, e ne portava i testi con sé anche durante le campagne di guerra. Derivò però la sua vera cultura in tema di strategia e di tattica soprattutto dagli insegnamenti del Maresciallo Maillebois, un condottiero francese della metà del settecento che egli studiò e apprezzò in modo particolare.
Napoleone tuttavia non fu mai un teorico bensì un grande pragmatico. Le memorie che dettò a Sant'Elena possono apparire come una codificazione di principi dell'arte della guerra che egli aveva sperimentato e padroneggiato. Non è così: sono piuttosto un tentativo brillantemente riuscito di mettere in rilievo per la posterità le sue straordinarie capacità non solo di ingegno ma anche di lavoro, determinazione e soprattutto di ambizione.
Napoleone Bonaparte durante le sue campagne, sia come giovane generale, sia come Primo Console e anche come imperatore, ha applicato i principi dell'arte della guerra in maniera intuitiva e pragmatica; egli stesso sostiene, infatti, che nessuna battaglia è uguale alla successiva e che nessuna battaglia è condotta e terminata come era stata pianificata.
Il piano strategico-tattico preventivo è indubbiamente necessario ma è ancor più necessario, affermava, avere il coraggio e la capacità di adattarlo alla situazione del momento e all'evolvere del conflitto ().
L’immaginario collettivo è, ad esempio, affascinato dalla vittoria di Austerlitz nella campagna del 1805 contro la terza coalizione (Inghilterra, Austria e Russia) che si concluse appunto con quella celeberrima battaglia.
Ma quella campagna non fu caratterizzata solo dall’esito della giornata di Austerlitz ma, soprattutto, dalla determinazione e dalla capacità dell'Imperatore di spostare nel giro di un mese dalle coste della Manica un esercito di 300.000 uomini, con i quali si riprometteva di invadere l’Inghilterra, attraversare vittorioso tutta l'Europa per giungere oltre Vienna, ad Austerlitz appunto, concentrando nel momento e nel luogo più idoneo le forze per battere la coalizione avversaria ().
Ritengo che sia più interessante, piuttosto che analizzare sotto il profilo teorico la genialità di Napoleone, conoscerne le vicende più significative. In altri e più chiari termini s’impara di più la strategia e la tattica studiando l’evoluzione delle campagne dei grandi condottieri piuttosto che mandare a memoria il Clausewitz. Ho scelto a questo scopo le fasi iniziali delle due campagne d'Italia del 1796 e del 1800, dove egli, ancora giovanissimo (nel 1796 aveva solo 27 anni), seppe agire con quella genialità pratica che è l’essenza della sua arte della guerra.
Non a caso ho scelto queste due campagne, anche se altri eventi bellici successivi hanno un maggior valore nell'immaginario collettivo (mi riferisco alle battaglie di Austerlitz, Jiena o Wagram, per non citare che alcune delle 100 battaglie combattute da Napoleone).
Si tratta di operazioni belliche condotte su un territorio che noi italiani ben conosciamo ma soprattutto, più che nelle altre, da esse si può capire come Napoleone abbia armonizzato brillantemente movimento, massa e sorpresa e come esigenze politiche, esigenze strategiche ed esigenze tattiche siano state un insieme inscindibile nella sua mente.
 
La fase iniziale della prima campagna d’Italia ()
Nel 1796 durante la guerra contro la prima coalizione (Inghilterra, Austria, Piemonte) il Direttorio riteneva che il fronte principale fosse a nord delle Alpi e considerava le operazioni dell’Armata d’Italia secondarie e destinate solo a fare cassa nella ricca Italia.
L’offensiva di Bonaparte ribaltò la gravitazione degli sforzi e le sue brillanti vittorie furono la dimostrazione della bontà della sua strategia. Contravvenne anche alle direttive del Direttorio che intendeva salvaguardare il Piemonte dei Savoia mentre egli volle neutralizzarlo e costringerlo a una pace separata. Partendo da Nizza arrivò quasi alle porte di Vienna. La sua genialità rifulse nella prima parte della campagna, quando aveva di fronte ancora le due armate piemontese ed austriaca.
Contro due armate, una austriaca di 40.000 uomini al comando del feldmaresciallo Beaulieu e una piemontese di 42.000 uomini al comando del feldmaresciallo Colli, avendo a disposizione 47.000 uomini in pessime condizioni, facendo leva sulla disciplina ma anche sulla promessa di onori e di bottino, riuscì a galvanizzare una truppa sfiduciata, senza soldo, senza viveri e senza scarpe, a separare le due armate, battere la piemontese costringendola, dopo appena un mese dall’inizio delle ostilità, all’armistizio di Cherasco e proseguire poi contro gli austriaci. Fu certo aiutato in questo dalla mancanza di cooperazione tra gli avversari che fecero a gara per farlo vincere.
In sintesi, gli austriaci e i piemontesi commisero errori esiziali:
operarono con obiettivi divergenti (salvare Torino e salvare Milano) ed esclusivamente in difensiva;
non strinsero un patto di comando unico;
disseminarono le forze (doppie dei francesi);
non coordinarono operazioni di soccorso reciproco;
non sfruttarono successi locali, che pur ci furono.
Bonaparte non fece invece praticamente errori e l’offensiva che condusse all’armistizio di Cherasco fu una guerra lampo "ante litteram".
La fase iniziale della seconda campagna d’Italia ()
Anche nella seconda campagna risalta, prima ancora che l’aspetto tattico, la grande intuizione strategica. Bonaparte, Primo Console, costituì in brevissimo tempo un’armata di riserva a Digione, valicò le Alpi dove nessuno lo aveva immaginato possibile, aggirò l’intera armata austriaca protesa dal Piemonte verso la Provenza sull’onda dei successi ottenuti l’anno precedente, realizzando così la sorpresa non solo in campo tattico ma addirittura strategico. Battè infine l’armata austriaca al comando del feldmaresciallo von Melas a Marengo (14 giugno 1800).
Marengo non fu però il capolavoro di Bonaparte che egli si sforzò di far credere, in verità riuscendoci. Tanto fu brillante la manovra che condusse l’armata francese nella pianura padana alle spalle degli austriaci quanto la condotta dello scontro di Marengo fu miope. Napoleone errò nella valutazione delle intenzioni del nemico e disperse le forze. Il Corpo di Desaix solo fortunosamente ritornò in tempo sul campo di battaglia.
La battaglia di Marengo non consentì l’annientamento dell’Armata di von Melas, lasciò i contendenti alla sera del 14 giugno sulle stesse posizioni sulle quali si trovavano al mattino, indebolì quasi nella stessa misura austriaci e francesi. Fu vinta da Bonaparte solo perché il Comandante in capo austriaco non trovò di meglio che arrendersi spontaneamente. Marengo non pose termine alla guerra che sarebbe terminata solo a febbraio dell’anno successivo (Pace di Lunéville), dopo la vittoria, questa sì determinante, del Generale Moreau a Hohenlinden nel dicembre del 1800.
Il felmaresciallo von Melas accumulò sbagli su sbagli:
perse l’occasione di occupare la Provenza in primavera;
sottovalutò l’Armata di riserva e non averla bloccata sulle Alpi;
disseminò l’Armata in Piemonte e in Lombardia;
accettò lo scontro invece di portarsi verso Mantova o Genova;
suddivise la propria cavalleria, che era un punto di forza determinante;
non effettuò ricognizioni sul terreno, pur avendo preso l’iniziativa;
costituì colonne d’attacco "ad hoc" smembrando reparti organici;
informò scarsamente i Comandanti in sottordine sul piano d’operazioni;
non motivò i reparti alla vigilia della battaglia;
abbandonò al nemico il giorno 13 sera proprio l’area di Marengo che il giorno dopo fu costretto a riconquistare a caro prezzo.
A Marengo anche Bonaparte non fu però immune da errori:
non individuò a tempo le intenzioni offensive degli austriaci;
distaccò tre Divisioni (Desaix e Lapoype) in inutili esplorazioni;
non perseguì l’annientamento dell’Armata austriaca.
 
Conclusioni
Napoleone fu indubbiamente un grande tattico ma soprattutto fu un grande stratega. Si celebrano le sue battaglie ma si trascura il fatto che a quelle battaglie vinte Napoleone giunse attraverso concezioni strategiche ad amplissimo respiro, soprattutto per allora (). In entrambe le campagne d’Italia non furono solo importanti le singole battaglie ma grandioso e ardito disegno strategico che ne fu la premessa.
Le vicende della prima e della seconda campagna d’Italia () insegnano che tra i principi dell’arte della guerra sia da aggiungere "saper approfittare della fortuna" e non è un paradosso. Essa ha giocato un ruolo molto importante in queste due campagne e non solo in queste: a Marengo Desaix avverte il rombo del cannone e arriva in tempo mentre a Waterloo Grouschy, inviato da Napoleone fuori dell’area della battaglia, sente il rombo del cannone ma non rientra, ritenendo di dover eseguire il primitivo ordine dell’imperatore. Gli esiti furono ovviamente opposti.
Emblematica, sotto questo profilo, l’operazione Voltri nella prima campagna, voluta dal suo predecessore, da lui non condivisa ma utilizzata per distrarre forze nemiche dalla direttrice di gravitazione dello sforzo ().
Adottò sempre rapidi mutamenti degli schieramenti e delle direzioni d’attacco in funzione dell’evolvere delle situazioni () ().
Seppe con intelligenza suddividere i reparti sul territorio, mantenerli leggeri per muovere più agevolmente (), per sopravvivere con approvvigionamenti e saccheggi e per confondere il nemico sulla direzione dello sforzo principale, e concentrarli nel momento decisivo per realizzare la massa facendo leva sulla velocità di spostamento delle truppe ().
"L’Imperatore fa la guerra con le nostre gambe" dicevano i "grognard"(). I soldati francesi erano in prevalenza contadini di leva, che muovevano solo con l’armamento, il munizionamento e quei pochi viveri che venivano distribuiti, dormivano all’addiaccio al fuoco dei bivacchi quando non trovavano case coloniche dove rifugiarsi ().
Ciò, al contrario degli austriaci, militari di carriera i quali, come scrisse Napoleone a Sant’Elena, non si capiva come facessero a combattere così appesantiti.
Aveva un rapporto privilegiato con i soldati che a Lodi lo soprannominarono "il piccolo caporale" e che chiamava i miei figli, anche se poi non esitava a sacrificarli a migliaia, anziché con i generali che teneva piuttosto a distanza, e visitava i reparti con frequenza (a differenza degli austriaci) ().
Una sua costante preoccupazione fu la ricerca della sorpresa attraverso la scelta di linee d’operazione alternative e dovunque mantenendo il segreto sulle proprie intenzioni ().
Ebbe l’intuizione e sperimentò l’impiego delle artiglierie a massa anziché disperderle a supporto diretto dei singoli reparti (). Privilegiò anche l’impiego a massa della cavalleria; nell’Armata di riserva la cavalleria era tutta al comando di Murat, mentre gli austriaci, pur avendo reparti di cavalleria ben più efficienti ed equipaggiati dei francesi, non seppero impiegarla a massa, cosa che avrebbe cambiato l’esito della battaglia ().
Napoleone può essere considerato l’inventore delle unità complesse pluriarma (Divisioni e Corpi d’Armata) da utilizzare come pedine autonome, mentre gli austriaci consideravano il reggimento solo come unità organiche e non necessariamente operative, che in combattimento potevano essere scisse per ricostituire altri reparti "ad hoc".
Per quanto riguarda l’organizzazione di Stato maggiore, è’ noto che Berthier fu il Capo di Stato maggiore per eccellenza di Napoleone, bravo a tavolino, meno quale Comandante. Occorre però precisare che Bonaparte utilizzò gli Stati maggiori quasi esclusivamente come organi per la redazione e la diffusione delle sue direttive verbali, piuttosto che come organo di consulenza in senso moderno.
La consapevolezza della sua superiorità oppure l’urgenza gli faceva spesso scavalcare lo Stato maggiore e colloquiare direttamente con i Comandanti in sottordine. Inoltre, sovrapponeva più canali per far giungere lo stesso ordine, a causa del rischio che i corrieri a cavallo potessero essere intercettati.
La logistica e l’organica non dovevano costituire un ostacolo al perseguimento dei movimenti e delle operazioni: l’armata di riserva che scavalcò le Alpi fu completata e approvvigionata marcia durante e ancora quando era giunta di a sud dei passi alpini.
In sintesi, Bonaparte applicava i principi fondamentali della guerra in modo intuitivo con audacia e grande flessibilità, contro avversari lenti e metodici, che operavano con concezioni mutuate dai loro predecessori () (). Sostanzialmente nessun nuovo principio ma una determinata pragmatica e realistica applicazione degli stessi. Perseguiva i propri obiettivi con grande determinazione, senza mai darsi per vinto, costi quel che costi anche in vite umane.
Curiosamente ed inspiegabilmente, Napoleone non promosse l’innovazione nei mezzi e nei materiali: il fucile era quello del 1777 ad avancarica e laborioso da impiegare (Mod. Charleville), con una gittata utile di 100 metri, così come le artiglierie che risalivano alle realizzazioni di Gribeauval.
Voglio terminare con un’altra caratteristica di genialità di Bonaparte, la sua capacità di rappresentare gli eventi a proprio uso e consumo, con una maestria nell’arte della comunicazione che aveva già messo in luce nella prima campagna, modificando fatti, tempi e perdite, ad uso della fama delle sue truppe ma soprattutto sua (). Ciò che non gli riuscì sul campo gli riuscì nella propaganda.
Il resoconto francese della battaglia di Marengo (ma dovrei dire i resoconti perché ne esistono ben quattro, l’ultimo dei quali presentato a Napoleone Imperatore proprio a Marengo nell’anniversario della vittoria) fu via via addomesticato, stravolto e mistificato sin dal primo momento e negli anni successivi; furono redatte quattro relazioni successive francesi, nelle quali si volle dimostrare che l’esito della battaglia non fu dovuto al caso ma a una precisa decisione strategica del Primo Console. Lo scopo era evidente: si trattava di una provvidenziale vittoria che consentiva al Primo Console di consolidare il proprio potere in Francia, anche se non concludeva la guerra contro l’Austria.
Sotto il profilo della mitizzazione del Personaggio, è emblematica la rappresentazione del passaggio del Primo Console sul Gran San Bernardo: il famoso quadro di David con Napoleone su un cavallo bianco. La realtà è ben diversa: lo superò a dorso di mulo e rischiò pure di cadere in un burrone.
 
 
 

mercoledì 1 luglio 2009

Si ricorda che il museo valdese di Torre Pellice, in via Beckwith 3, sarà aperto in luglio e agosto tutti i giorni dalle 16 alle 19.

NOVITA'
Sono disponibili le audioguide in italiano e in inglese a 1,50 euro; 2 euro insieme alla guida cartacea.

Insieme al museo sono visitabili: selezione di dipinti di Paolo Paschetto; le collezioni archeologiche; la mostra "Giovanni Calvino (1509-1564) Un progetto di società" e la mostra "Vent'anni al Centro" sui vent'anni di attività del Centro culturale valdese (info: www.fondazionevaldese.org)

lunedì 20 aprile 2009



EDIZIONE NUOVA CULTURA
RICOSTRUZIONE E LO STUDIO DI UN AVVENIMENTO
MILITARE
COLTRINARI M. - COLTRINARI L.
ISBN 978886134267
pagg. 292 - 2009 - € 18,50
f.to 17X24
Collana >
Il volume si prefigge di fornire, a studenti e ricercatori, prendendo le mosse dai dettami e
finalità del Progetto "Storia in laboratorio" promosso dalla Associazione Combattenti
della Guerra di Liberazione volto a divulgare e far conoscere la Storia alle nuove
generazioni, uno strumento utile al fine di ricostruire e studiare, il più correttamente
possibile, un evento storico-militare (del passato) proponendo un metodo di analisi
consequenziale.Prendendo a riferimento il fenomeno "guerra", il volume propone
schemi attagliati, anche in combinazione tra loro, alla guerra classica, alla guerra
rivoluzionaria e/o sovversiva, con le più varie accezioni, ed alle recenti peace support
operations, ove, in questo caso, i soggetti protagonisti da due passano a tre (parti in
conflitto/ forze di interposizione o "di pace").Sono "note",suggerimenti che ognuno
dei destinatari può, anzi deve, interpretare secondo la sua creatività, nella più ampia
accezione della libertà di pensiero, rispettando solo i criteri di scientificità e di coerenza,
al solo fine della conoscenza, la più ampia, onesta e completa possibile.
Un volume che vuole essere uno strumento, più da consultare che da leggere.
EDIZIONI NUOVA CULTURA - P.le Aldo Moro 5 00185 ROMA - Per info visitare il sito:
www.nuovacultura.it
Per ordinare il testo invia una e-mail all'indirizzo: ordini@nuovacultura.it
contattare Gennearo Guerriero0697613088 3397010065