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lunedì 31 agosto 2015

Note a margine

TERRORISMO
LA DISPERAZIONE DELL’EMARGINATO
Le responsabilità della politica

La affermazione di Karl von Klausewitz che la politica è la continuazione della guerra, e di contro, la guerra è la continuazione della politica, anche se come formula militare è stata sostituita oggi dal “coomprensive approach”, spiega in se i germi del terrorismo. Fermo restando che tutti coloro che, giustamente, sono contro la guerra, intesa come scontro violento armato, devono riflettere su cosa è la politica e come viene fatta la politica. Oggi è indubbio che l’attuale maggioranza, al di la delle scelte, sparge semi ad ampie mani in termini di incapacità economica, amoralità assenza di etica,arroganza, autoritarismo gratuito, mancanza di senso dello Stato, controllo delle informazioni, tutti ingredienti per probabili e, speriamo, mai concretizzabili conflitti sociali. L’esempio di Tunisia e Egitto sono sotto i nostri occhi a dimostrare questo assioma.
La politica quindi come premessa della guerra. Quando la politica non trova la soluzione agli opposti interessi ricorre alla guerra. In breve, la guerra può essere classica ( come nell’800 e fino alla seconda guerra mondiale, in cui le parti si contrappongono su un campo di battaglia) rivoluzionaria ( quando si vuole sostituire le elites al potere cambiando la struttura dello Stato) sovversiva ( quando, lasciando le strutture si cambiano gli uomini). Altri tipi di guerre non vi sono; guerra santa, legittima, patriottica, di liberazione, partigiana, ideologica, simmetrica, asimmetrica, sono solo aggettivazioni. Politica e guerra si conducono alla stessa maniera.
Come si conduce la guerra: con la strategia, che può essere diretta o indiretta, del forte al forte, dal forte al debole, dal debole al forte.
Nell’ambito della strategia del debole al forte, vi si colloca, come modalità, il terrorismo. Il debole sa che non può vincere il forte perché è debole. Allora ha due possibilità: la prima, può coinvolgere strati delle popolazione che, organizzati, diano vita a forme di guerriglia via via sempre più estesa ( sono le guerre degli ultimi sessanta anni di indipendenza), oppure, non avendo la partecipazione popolare ed i mezzi, ricorre all’azione del singolo o di piccoli gruppi, e si arriva al cosiddetto terrorismo, inteso questo come azione limitata nel tempo e nello spazio, violenta, istantanea, volta a produrre risultati strategici.
L’esempio classico è l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Un Gruppo di “soli 100/150 uomini, hanno inferto una sconfitta strategica alla superpotenza dominante, gli USA, con risultati strategici enormi, primo fra tutti la frantumazione del principio che la guerra non può essere portata sul territorio degli Stati Uniti. Per gli Statunitensi la vita è cambiata, d come per i Francesi, e per gli Europei in genere, all’indomani di Waterloo.  
Si ricorre al terrorismo, quando non vi sono altre possibilità, ma la situazione è tale che non può essere accettata. Questo è il punto di partenza per riflettere sul terrorismo: esso nasce da situazioni estreme, di miseria, emarginazione, degrado, in cui elementi contro o perseguitanti obbiettivi di potenza e dominio, sfruttano la situazione reclutano idee, uomini e mezzi per l’azione violenta terroristica, riuscendo a conseguire risultati enormi a bassissimo prezzo.
Se tutto questo è vero, il terrorismo non può essere contrastato solamente con le forze di polizia o con strategie di difesa tipo la “homeland security”. E’ necessario creare una mappa generale della situazione in cui si rilevano gli aspetti geografici, economici, sociali e politici in cui queste forme di violenza nascono. E qui si ritorna al punto centrale di von Klausewitz: è la politica che, impotente, genera la guerra; la guerra, come visto, può assumere varie forme, tra cui il terrorismo. Questa è l’arma dei disperati, degli emarginati, di coloro, violentati dalla politica, reagiscono in modo non accettabile. Ed è la politica che deve trovare in se stessa i mezzi, le idee e le soluzioni a tutte le forme di terrorismo.

Piace concludere con il portare l’esempio storico di come la politica ha risolto forme di terrrorismo: noi Italiani abbiamo sconfitto gli estremisti neonazisti sudtirolesi in Alto Adige (attentato di Cima Vallona del 1970 ed altri atti terroristici) proprio agendo all’interno della politica, (accordo de Gasperi Gruber, Regione Speciale, soluzioni locali: tutti atti sostenuti un adeguato supporto di forze di sicurezza da da una politica verso l’Austria ferma e decisa.

giovedì 13 agosto 2015

LA Grande Guerra. Ricerche

IIS "N. Turriziani" Frosinone Liceo Classico           Convegno 23/5/2015                              

                     VIVERE   LA   GUERRA   IN   CIOCIARIA

                                                ( Gloria Sica )

   Il Lazio, seppure risparmiato dalla occupazione nemica, fu teatro, come sede di comandi, reparti addestrativi, ospedali militari, basi navali, di una intensa attività militare.
   La nostra regione fornì alla Patria 203.422 soldati :
marinai, alpini arruolati tra le montagne dell'Appennino, bersaglieri, aviatori, artiglieri, guardie di finanza e carabinieri.
   Tutti conosciamo la storia di ENRICO  TOTI, nato nel 1882 a Roma e morto a Monfalcone il 6 agosto 1916. Suo padre era originario di Cassino. Enrico, pur con la gamba sinistra amputata per un incidente mentre lavorava alla lubrificazione di una locomotiva a Colleferro, era un valente ciclista.
Le sue tre domande di arruolamento allo scoppio del conflitto furono respinte, ma Toti raggiunse il fronte in bicicletta e fu accolto in Friuli come civile volontario.
Riuscì a farsi trasferire presso i bersaglieri ciclisti del terzo battaglione.
Morì nella battaglia di Gorizia, lanciando la sua stampella contro il nemico e gridando : " NUN MORO IO ! ".

Sulla battaglia di Gorizia torneremo.
   Intanto diciamo che, studiando la composizione dei reparti di Fanteria della Prima Guerra Mondiale, si possono conoscere i Distretti di Reclutamento dei soldati laziali :
il Distretto di Frosinone ( con altri ) confluì nella  BRIGATA  PINEROLO (13°/14° Fanteria) e nella  BRIGATA  MESSINA (93°/94° Fanteria).

   Ora vediamo, più in particolare, la situazione nella nostra città, che si trovò allora a vivere un periodo terribile, tra il terremoto del 1915, la guerra e la epidemia di spagnola.

   Il famoso  TERREMOTO  di  AVEZZANO colpì soprattutto Sora, il 13/1/1915, alle ore 7,55, XI grado della Scala Mercalli.
   Anche Frosinone venne colpita, per fortuna con minore intensità di Sora.
Non ci furono vittime, ma molti danni.
Qui sulla Prebenda fu allestita la tendopoli.
   La città non si era ancora ripresa quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, una guerra che vedrà la vita cittadina come fermarsi per quattro lunghi anni.
   Tutti attendevano il ritorno della pace e dei giovani frusinati partiti per il Fronte, mentre in ogni famiglia cresceva l'ansia quotidiana di ricevere la visita degli emissari dello UFFICIO  NOTIZIE  per le FAMIGLIE  dei  MILITARI  COMBATTENTI, che aveva sede nel Palazzo de Matthaeis in via Garibaldi, addetti al triste compito di comunicare l'avvenuta morte di un loro congiunto nelle trincee o nei campi di battaglia.
Così fu nel caso di Norberto Turriziani, ma anche del mio prozio Giovanni Gorirossi , sergente maggiore nato a Frosinone nel 1874 e morto nel 1918 nell'ospedale da campo n, 256.

   Le condizioni di vita nella città di Frosinone erano molto difficili perchè quasi tutti gli uomini validi, per lo più contadini e artigiani, erano stati richiamati alle armi e costretti ad abbandonare il loro lavoro, unico sostentamento per le loro famiglie, le quali trovavano scarso sollievo dagli insufficienti e saltuari sussidi governativi e da sporadici atti di beneficenza dei benestanti locali.  

   Molti frusinati, in quegli anni, patirono la fame e furono le  DONNE di Frosinone, come in tutta Italia, a manifestare anche  pubblicamente la loro contrarietà alla guerra, invocando il pane per i bambini e, con la pace, il ritorno dei loro uomini.

   All'epoca Frosinone aveva 12.000 abitanti :
191 furono i caduti del conflitto, centinaia i feriti, i mutilati, i malati.
Ricordiamo che, per i piedi congelati, si amputavano gli arti, e ciò era molto frequente al Fronte.
Per esempio ciò accadde a Giacinto Sangena, nato a Torrice nel 1892 e morto a Col di Lana per congelamento e ferite durante il conflitto.

   Nei Comuni dell'attuale provincia di FR i morti furono 6.330.

Come non bastasse, nei mesi di settembre e ottobre 1918, si diffuse in città l'epidemia di spagnola, che causò più di 300 morti, di cui 100 bambini.
   Si chiusero scuole, uffici, chiese; fu sospeso il mercato del giovedì; il Cimitero divenne insufficiente ad accogliere i morti!

Eppure la gente ciociara resisteva !

   Durante gli anni del conflitto, attraverso l'incessante propaganda, si creò nel Paese il c.d. "FRONTE  INTERNO" :
tutti dovevano partecipare al clima bellico, evitando idee neutraliste e pacifiste.

"Chi non dà alla Patria il braccio deve dare la mente, i beni, il cuore, le rinunce, i sacrifici", diceva il capo di governo Salandra nel 1916.

   Un esempio clamoroso è costituito dalla  PRESA  DI  GORIZIA :
quando venne conquistata, in realtà la città era già deserta, tutta distrutta dai bombardamenti.
Vi erano rimasti solo 1.500 abitanti.
Ma l'impatto sul Paese fu enorme:
finalmente c'era una vittoria da festeggiare e si poteva sperare nella fine della guerra!

   Così leggiamo nella LETTERA che  MARGHERITA  DEL  NERO, da VEROLI, scrisse il 12 agosto 1916 al marito al Fronte, raccontando i grandi festeggiamenti svolti nella cittadina alla notizia della vittoria, nella speranza di veder terminare la guerra molto presto......

In realtà la battaglia di  GORIZIA (9-10 agosto 1916) costò, secondo dati ufficiali, la vita a :
1.759 ufficiali e circa 50.000 soldati di parte italiana;
862 ufficiali e circa 40.000 soldati di parte austriaca.

Fu una delle stragi più pazzesche  di una guerra che fu tutta "una inutile strage"|

   La verità era ben altra rispetto alle bugie della propaganda e i soldati lo sapevano sulla loro pelle......


     Lo testimonia il testo della canzone " O GORIZIA  TU  SEI  MALEDETTA", che da sempre appartiene alla tradizione antimilitarista e che costituisce un autentico atto di accusa contro coloro che avevano voluto quel conflitto.
   Chi veniva sorpreso a cantarla durante la guerra era accusato di DISFATTISMO e poteva essere fucilato !

   Ma torniamo alla vita quotidiana in Ciociaria durante la guerra.

   A  CASTRO  DEI  VOLSCI  vennero costituiti 2 COMITATI  CIVILI  DI  SOCCORSO, per iniziativa di 2 insegnanti, GIOVANNI  ANGELONI  e  VITTORIO  GIROLAMI.
   In questi Comitati alcuni studenti di Liceo e dell'Università spendevano il loro tempo per scrivere e leggere lettere ai richiamati e alle loro famiglie, fornendo gratuitamente carta da lettere e francobolli, raccogliendo anche fondi per le famiglie più bisognose.


    Nel libro di Aldo Cazzullo, "La guerra dei nostri nonni", leggiamo una interessante testimonianza del nipote di MARIO  LOFFREDA, classe 1890, di  ISOLA  LIRI, il quale Mario, in guerra, pur appartenendo al reparto Zappatori, era tra i pochi soldati a saper leggere e,dunque, scriveva lettere anche per gli altri...

   Il COMITATO  DI  MOBILITAZIONE  CIVILE  di  Frosinone, invece, agiva PRO  CORREDO  DEL  SOLDATO :
   signore e signorine frusinati confezionavano indumenti di lana per i soldati al Fronte, coordinate da MARIA  SCIFELLI.

   E mentre a Sora , nel febbraio 1916, si reclutava manodopera da inviare al fronte (muratori, carpentieri, minatori, fabbri, braccianti), nel giugno del 1916 si concedevano ai nostri militari delle LICENZE per svolgere i lavori agricoli, soprattutto la mietitura !

   Nel 1918, a CASSINO,  nella contrada Monterotondo, si costituiva anche un campo di concentramento per prigionieri di guerra.
Qui fu tenuto prigioniero il filosofo Wittgenstein, fino al 1919; come ci racconta lo storico Franz Parak, nel libro "Wittgenstein prigioniero a Cassino", qui il filosofo scrisse il celebre "Tractatus". 

   E intanto si requisivano grano, farine, cereali, in tutti i paesi del circondario di Frosinone e la fame aumentava.

               Come sappiamo tante cose sulla guerra?

La memoria della Grande Guerra - racconti , fotografie, lettere - è custodita soprattutto dalle  DONNE.

   Così sappiamo che negli Uffici della Censura si accumulavano montagne di cartoline in cui i soldati contadini invitavano i loro parenti rimasti a casa a non seminare, così sarebbero arrivate la carestia e la fine della guerra!


  
        Una  CANZONE  DI  TRINCEA  diceva :

"Sian maledetti quei giovani studenti
che hanno studiato e la guerra voluto,
hanno gettato l'Italia nel lutto,
per 100 anni dolor sentirà".


   E oggi, celebrando il Centenario di quel terribile conflitto, che vide morire 4 persone per ogni minuto di guerra, in cui le valanghe e i fulmini uccidevano più dei cannoni;

in cui le donne subirono stupri e violenze, rimossi dalla storia, e dovettero abbandonare i "figli del nemico", i "piccoli tedeschi", gli "orfani dei vivi", nati da quegli stupri; 

in cui gli "scemi di guerra" costituirono un vero esercito di matti, impazziti per le atrocità viste e subìte;

in cui tanti ebbero il volto e il corpo dilaniati da ordigni o da autolesionismo e persero la loro identità e dignità di esseri umani...

vogliamo concludere il nostro intervento con questi versi di BERTOLT BRECHT :


" LA  GUERRA  CHE  VERRA'  NON  E'  LA  PRIMA.
   PRIMA  CI  SONO  STATE  ALTRE  GUERRE.

ALLA  FINE  DELL' ULTIMA
C' ERANO  VINCITORI  E  VINTI.

FRA  I  VINTI  LA  POVERA  GENTE
FACEVA  LA  FAME.

FRA  I  VINCITORI  FACEVA  LA  FAME
LA  POVERA  GENTE  EGUALMENTE "

Bibliografia

"Il Lazio e la Grande Guerra" , Regione Lazio 2010, a cura di P. Guerrin e M. Vittucci

I. Barbagallo, "Frosinone - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni", Editrice frusinate, 1975

M. Federico, "Frosinone e i suoi pompieri", Frosinone, 2006

A. Cazzullo, "La guerra dei nostri nonni", Mondadori, 2014

"Albo d'oro dei militari della provincia di Frosinone caduti nella guerra nazionale 1915-18", La Tipografica, Frosinone, 24/5/1937

www.antiwarsongs.org

http://fotografiaprimaguerramondiale.blogspot.it

M. Cerroni, "Prima Guerra Mondiale - Torrice ricorda i suoi soldati nel centenario", 2014

Archivio di Stato di Frosinone, "1915-18 - Testimonianze di vita in tempo di guerra - Mostra documentaria ", 5/10/2014




       

Gloria Sica insegna Storia e Filosofia presso il Liceo Classico “Norberto Turriziani” di Frosinone.