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mercoledì 31 marzo 2021

Maria Luisa Suprani Quersoli

 

Giulio Douhet e il Milite Ignoto

 

Anima e cuore di soldato italiano spirito colto geniale lungimirante fin dai primi tentativi dell’aviazione intravide l’ineluttabile avvento delle armate del cielo e per la patria una ne invocòstrenuamente con gli scritti e con la parola sprezzando ogni personale interesse. Di ogni ideale umano e patriottico fervidamente pervaso primo in Italia e fuori il culto del milite ignoto propose. Doveva triste destino del genio chiudere la vita perché le sue idee fossero attuate e fosse proclamato maestro.

 

MCMXXX  La vedova orgogliosa[1]

 

Ricorre il centenario del Milite Ignoto in un anno particolarmente critico per la Nazione, ancora prostrata dagli effetti della pandemia. Per evitare che, in tale contesto,  la ricorrenza possa venire annoverata fra le celebrazioni storico – militari distanti dalle istanze contemporanee, risulterà opportuno risalire alle idee che condussero al culto del Milite Ignoto per indagarne l’attualità. 

I contributi divulgativi intorno al centenario comparsi già dai primi mesi del 2021 si sono concentrati principalmente sugli elementi toccanti che seppero a suo tempo calamitare l’attenzione dell’intero Paese: la figura della madre di un soldato disperso, signora Maria Maddalena Bergamas, a cui fu affidato l’immane compito morale di indicare quale spoglia avesse dovuto rappresentare il valore ed il sacrificio di cui si rese capace il Soldato italiano, il viaggio che compì la Salma, onorata al suo passaggio dal saluto commosso dei cittadini presenti persino lungo l’intero percorso del treno e, non ultima, l’imponente e sentita cerimonia che decretò formalmente l’accoglienza del Soldato nel cuore della Patria. Sono ricordi che permangono vibranti nelle coscienze e le immagini del tempo raccontano efficacemente il clima di quei momenti dolorosi, rendendo possibile, anche a distanza di tanti anni, una partecipazione sul piano emotivo. Le dinamiche proprie del contesto attuale, assuefatto alla vista del dolore scomposto e assai poco incline alla riflessione,  rischiano però di impoverire la valenza dell’avvenimento, archiviandolo il giorno seguente la celebrazione.

Per giungere al significato essenziale e perenne di questa ricorrenza, non si può prescindere  dallo studio della personalità e delle idee di colui al quale si deve il ricordo del Sodato Italiano dall’identità illimitata.

L’ideatore dell’iniziativa fu il Maggior Generale Giulio Douhet (Caserta, 30 maggio 1869 – Roma, 15 febbraio 1930) che detenne il comando del Battaglione Aviatori. La sua fu una figura decisamente eccentrica per i canoni dell’epoca: l’esaltazione sincera ed intransigente del culto del dovere,  unita ad una vis polemica di rara efficacia, ne fece una figura invisa a molti per la convinzione unilaterale con cui sostenne le proprie vedute. Il Generale Eugenio De Rossi, primo ad essere decorato della Medaglia al Valore (personalmente dal Re) della Grande Guerra italiana[2], nelle sue memorie sintetizzava in una massima il segreto alla base di ogni riuscita: «Sapere, saper fare, saper vivere»[3]. Si può affermare, senza possibilità di essere smentiti, che Douhet ignorasse (volutamente) l’arte del saper vivere.

 

Spinto da una naturale tendenza – che impro­priamente venne classificata ipercritica – ho sem­pre interrogato ansiosamente i fatti che si anda­vano svolgendo intorno a me per trarne le neces­sarie conseguenze e, trattele, non ho mai avuto timore di enunciarle, fossi pur solo contro tutti.[4]

 

Alle sue vedute prospettiche (e profetiche), pressoché incommensurabili  con la realtà circostante, si deve l’impulso fondante che portò allo sviluppo dell’aviazione militare dei primordi.  Pur cosciente delle ripercussioni che l’assetto adottato avrebbe inevitabilmente avuto sugli sviluppi della sua carriera, si votò irreversibilmente  a perorare una causa che agli occhi dei suoi contemporanei risultava incomprensibile: ciò che più connotò il suo agire fu infatti la lungimiranza con cui seppe intuire la reale portata dell’aviazione di guerra in un momento in cui i velivoli erano ancora considerati da gran parte della società civile (e del mondo militare) una bizzarra attività sportiva, prediletta da qualche originale[5].

 

Se lei andasse a dire ad uno qualunque dei capi di stato o degli eserciti in lotta: «Io ho un cannone capace di mandare un proiettile di 500 chilo­grammi a 50 chi­lometri di distanza, occorre però una ferrovia per tra­sportarlo, piazzuole di cemen­to armato per piazzarlo, 400 uomini per servirlo, 6 ingegneri per curarlo, 6 geo­deti per puntarlo, ed ogni colpo costa 500.000 lire», lei troverebbe tutti i capi di esercito o di stato folli del suo cannone, perché a tutti sorgerebbe il pensiero che con esso potrebbero raggiungere obbiettivi posti a 50 chilo­metri dalla fronte nemica. Ma se invece di dire: «Io ho un cannone», lei dicesse «Io ho un aeropla­no che porta un proiettile di 500 chilogrammi non a 50, ma a 100, 200, 300 chilometri di distanza, che si trasporta da sé velocissimamente dove si vuole, che necessita di 4 uo­mini di equipaggio, che costa 100 mila lire in tutto» le brave persone dianzi nominate le sorriderebbero in fac­cia con aria compassionevole.[6]

 

La validità del suo pensiero, capace di precorrere i tempi, solo in seguito gli venne riconosciuta in patria (anche per i rapporti relativamente tranquilli instaurati con il Fascismo). A livello internazionale, il riconoscimento su larga scala della portata delle sue intuizioni fu postumo.  

Il suo assetto ragionevolmente impaziente (in costante attrito con i tempi propri dell’iter gerarchico) si convertì nell’impulso che portò ad innovazioni particolarmente efficaci sul piano bellico[7]. Ancora oggi, però, la memoria di Douhet è rievocata in merito alle aspre critiche rivolte all’operato del Comando Supremo circa il governo degli uomini[8] soprattutto in relazione al terremoto politico che a tale denuncia seguì. Douhet pagò le conseguenze della condivisione politica del suo dissenso con la detenzione che gli venne fatta scontare con particolare puntiglio.

Proprio dalle sue osservazioni sulla lontananza siderale fra le condizioni di vita delle truppe e la forma mentis degli Ufficiali (non propensa a conferire la priorità al rapporto fra costi umani e risultati) trae origine il nucleo morale che condurrà al riconoscimento del valore del Milite Ignoto.

Il sacrificio della vita di tanti, offerto o subìto, colmò lo scarto profondo che separava una visione obsoleta della guerra dalle reali esigenze della stessa, imperniate sull’impiego di tecnologie ancora non compiutamente assimilate. Non fu il solo Douhet a dimostrare il coraggio necessario ad affrontare questo tema, irto di insidie sul piano delle ripercussioni sulla carriera. Persino il Generale Capello, concettualmente incline all’offensiva (che riteneva capace di vincere interiormente il concetto di ingenita inferiorità provata nei riguardi del nemico), ancora comandante il VI Corpo d’Armata, denunziò lo stato inumano in cui si trovavano i Soldati, chiedendo la sospensione dell’offensiva in programma, anche a costo del proprio siluramento[9].

La vista di tale tristo spettacolo, capace di toccare le coscienze di figure militari avvezze alle asperità della guerra, pone in luce l’incomprensione da parte di alcuni Alti Comandi delle peculiarità del Soldato italiano, presente in linea senza il supporto (ed il conforto) della preparazione psicologica e professionale del militare di carriera ma disponibile, se sostenuto adeguatamente, ad offrire la propria vita senza ripensamenti.

 

Non solo mancano di ogni preparazione remota, di carattere morale ai sacrifici che la guerra impone, ma anzi hanno ricevuto, attraverso una falsa pro­paganda facilona di pacifismo internazionale, una educazione antimilitarista. Eppure, ad onta di tutto questo, al primo appello della patria han­no lasciata la loro professione e sono venuti alla guerra. E alla guerra combattono il ‘nemico’ e muoiono per vincerlo, senza forse avere in molti casi una idea o almeno senza avere mai saputo prima che cosa è un nemico della patria.[10]

 

Il giovane Regno d’Italia era ancora lontano dal concetto di nazione armata che poggiava le proprie basi su un idem sentire: il linguaggio stesso dei soldati non costituiva elemento di coesione (il tasso di alfabetizzazione era bassissimo e la stessa comprensione dei comandi non era affatto scontata). Inoltre, il vorticoso mutamento dei Comandi non permetteva quella continuità capace di nutrirsi della conoscenza reciproca fra Superiori e Sottoposti. Il Soldato, nella mentalità del tempo, era considerato alla stregua di un elemento impersonale dello strumento, retaggio del concetto di ‘macchina’ cartesiana[11], e la disillusione che egli provava di fronte al sacrificio vano dei commilitoni veniva interpretata in maniera negativa,  senza dar luogo alle opportune riflessioni finalizzate, se non altro, ad ottenere una partecipazione più attiva e convinta da parte delle truppe.

Alla vista di tale realtà, il conflitto interiore maturato in Douhet si condensò in intenzione di abbandonare il mondo militare. Le sue riflessioni appaiono impersonali e l’uso della prima persona singolare viene bandito:

 

L’una personalità non turba l’altra, che anzi il capo di Stato maggiore [della 5ª divisione], non avendo alcuna pretesa di fare come si dice carriera, né alcuna ambizione personale, agisce unicamente nell’interesse del servizio, indifferente nel modo più assoluto ai propri personali interessi, che non possono venire turbati, ed il mio io interno, soddisfatto dal dovere compiuto, può facilmente astrarsi e considerare dall’alto e lucidamente le cose che vanno svolgendosi intorno a lui. E le può considerare con indifferenza, non perché esse non lo turbino profondamente, perché talvolta il suo cuore piange lagrime di sangue nel constatare come questa povera patria, di cui oggi ognuno sventola il bandierone, sia così bistrattata, ma perché si trova nella assoluta impossibilità di influire in un modo qualsiasi; e deve quindi fare di necessità virtù.[12]

 

Ed ai poveri contadini e montanari tratti dai loro casolari io dovrei chiedere il sacrificio della vita in nome di una più grande Italia, sapendo quello che so, e se occorre, farne fucilare qualcuno, se non addirittura far decimare qualche reparto, qualora un attimo di titubanza invada le loro ani­me ignare, le loro coscienze infantili, le loro menti oscure. Sembrerebbe una situazione da pochade, se non si trattasse di una tragedia.[13]

 

Da tale inconspevolezza nasce l’essenza del Milite Ignoto: privo delle conoscenze necessarie, magari ancora attaccato al ricordo delle sue terre lontane, il Soldato percepisce di costituire parte di un disegno cosmico ineluttabile dalle dimensioni a lui sconosciute e sacrifica ad esso la propria vita, inconsapevolmente partecipe della grave dinamica storica.

Ed è proprio per questo che ancora tale Sacrificio conserva intatto tutto il suo valore, capace di rappresentare ogni Italiano che, a fronte delle difficoltà, anche obtorto collo, fa ‘del proprio meglio’,  sospinto dall’inestirpabile idea di un futuro migliore. La valenza del Milite Ignoto raggiunge così ogni anfratto della società civile.

I Comandanti avvezzi a vivere a stretto contatto con le truppe non risparmiarono le parole di lode nei riguardi dei propri soldati (è il caso del Generale Caviglia, di cui è nota la sobrietà) intuendone le potenzialità e saggiandone il coraggio. La visione della centralità della figura del fante, dopo la prova di valore che si palesò nella battaglia d’arresto sul Piave, iniziò poi a maturare nella coscienza collettiva. Coloro che riducevano il comando militare a pratiche burocratiche con risvolti di insensata spietatezza, dopo il culmine di criticità costituito dalla XII Battaglia, dovettero ricredersi e constatare che lo strumento risponde in ragione delle motivazioni che il comando è in grado di instillare.

Al termine del conflitto, dopo i giorni della vittoria che inebriarono il Paese, gli equilibri interni (anche all’Esercito) erano ben lontani dall’essere raggiunti. Douhet, formalmente pacificato[14] dalla crescente importanza conquistata dall’Arma Aerea, si era ritirato in disparte rassegnando alla vigilia della Battaglia del Solstizio le proprie dimissioni (accettate immediatamente dal Commissario generale Chiesa)[15], senza per questo minimamente rinunciare a sostenere le propie cause. In un contesto dove si poteva riscontrare la tendenza ad attribuire la vittoria ai propri meriti, il diaframma fra lui e le alte gerarchie non si era affatto assottigliato. Il suo distacco da quel tipo di ambiente aveva  origini in tempi precedenti:

 

Caro amico, di una cosa sola mi pento nella mia vita, e me ne pento amaramente, e cioè di essere un galantuomo e di avere avuto fede che gli altri mi rassomigliassero. Se, quando fui in aviazione, invece di pensare all’aviazione e di sognare di forgiare un’arma forte per il mio paese, io avessi lasciato correre le cose per la loro china, avessi accarezzato industriali e fornitori, avessi fatto un poco di politica sporca, non avrei certamente avuto la seccatura delle inchieste, sarei rimasto amico di tutti, sarei a capo della nostra aviazione, ed avrei arrotondato il mio peculio e la cerchia dei miei amici. Ed avrei fatto anche l’interesse del paese perché almeno sarei stato meno cretino degli altri ed avrei agito più razionalmente. Ma, che vuole, mio padre mi ha dato un’educazione piena di pregiudizi; per conto mio le giuro che, se avessi un figlio, ne farei un farabutto tale che non mancherebbe certo di fare una splendida carriera.[16]

 

La possibilità di una cesura fra un prima e un dopo la conclusione della guerra non sfiorò neppure lontanamente il suo pensiero, inteso ad allontanare con forza il concetto velato di ‘amnistia’, capace di livellare le responsabilità e di impedire una riflessione adeguata alla portata dei fatti.

 

L’Italia ha il diritto di conoscere esattamente lo svolgimento dell’immane tragedia. Non vi è più al­cuna scusa. Il nemico è vinto. La pace è conclusa o sta per concludersi. L’Italia ha il diritto di sape­re in che modo fu speso il suo sangue e il suo de­naro […]. La vittoria non sana tutto. Noi vogliamo sapere se per avventura non è stato pagato cento ciò che poteva costare dieci o uno. Noi vogliamo ridare il giusto valore agli uomini e alle cose. Per­ciò vogliamo la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità sulla nostra guerra. Se tale verità porterà a galla colpe ed errori, se abbatterà falsi idoli o spezzerà piedistalli di pietra mal connessi, poco importa. Non per questo la guerra nostra ri­fulgerà di minor splendore. Anzi. Anzi di maggior splendore rifulgerà la gloria del nostro grande po­polo perché verrà dimostrato che seppe riportare una doppia vittoria: contro il nemico e contro l’in­capacità e le colpe di chi lo conduceva.[17]

 

Ad alta voce, sulle colonne de «Il Dovere» da lui fondato agli inizi del 1919, Douhet proseguiva il discorso già intrapreso, rivolgendosi ad una platea ampia, attraversata dalle tensioni che interessarono gli ex combattenti nel dopo guerra. Non esitò da queste pagine a ridimensionare la figura del Generale Giardino, spostando il focus sugli Eroi i cui nomi sarebbero stati destinati a rimanere sconosciuti:

 

Al Grappa non ci furono concezioni strategiche né alti voli di superba tattica. Ci furono dei saldi petti di Italiani che costituirono l’incrollabile barriera. Furono gli umili e gli ignoti che fermarono e respinsero il nemico. E l’Italia questi umili ricorda e venera, e non ama che vengano sfruttati che già lo furono abbastanza.

Il paese è stanco di tutte le glorie fittizie che vede sorgere attorno come funghi. Esso ha vinto, non ostante.[18]

 

Il pensiero di trasportare solennemente a Roma la salma di un anonimo soldato per darne sepoltura al Pantheon venne espresso da Douhet nell’articolo Al suo soldato, l’Italia, sempre su «Il Dovere»[19]. Le argomentazioni sottese alla proposta non furono nascoste da alcuna forma di eufemismo:

 

Il vero vincitore della guerra fu il soldato, figlio del popolo italiano. Egli seppe vincere non solo il nemico, ma sopperire a tutte le manchevolezze dei suoi condottieri politici e militari. Egli fu il solo che si dimostrò veramente grande e la cui grandezza rimase indiscutibile, sempre.[20]

 

Nonostante si possa interpretare l’iniziativa di celebrare il Milite Ignoto come una rivincita efficacissima da parte di Douhet su quella gerarchia indifferente alle sorti degli uomini e sorda di fronte alle sue intuizioni, la lettura dei suoi Diari e l’integrità con cui mantenne fede ai propri principi permettono di propendere verso una sincerità d’intenti, seppur non del tutto pacifica.

Il contesto, per una volta, gli si dimostrò favorevole e la proposta, capace di aggregare intorno a sé un numero notevole di sostenitori, confluì in un iter formale. Al Soldato, Figlio d’Italia, non fu data però sepoltura al Pantheon accanto al Padre della Patria Vittorio Emanuele II: il sacello venne adagiato sull’Altare monumentale la cui imponenza lo avrebbe sovrastato, reificandone il profilo morale in elemento architettonico. Questa variazione, sostanziale e simbolica al contempo, amareggiò il Proponente che esplicitò il suo dissenso attraverso una lettera idealmente scritta dallo stesso Soldato in cui denunziava in tale cambiamento l’ultimo tentativo di appropriarsi del suo sacrificio: «le pietre che ricoprono le tombe più che a riparare i morti servono da gradini ai vivi, e quella che ricopirà la mia è troppo un bel gradino»[21].

Nemmeno ad un anno di distanza  dalla solenne celebrazione del 4 novembre 1921, ebbe luogo la Marcia su Roma e i ricordi della Grande Guerra, alterati nella loro essenza (il caso degli Arditi risulta esemplare), vennero assimilati dal Fascismo il quale non esitò a trasformarli in alimento per un mito artificiale dalle cui spire l’Italia si sarebbe liberata solo con grandi sofferenze.

Il tempo presente non è tempo di miti, bensì di verità storica, capace di preservare intatto il valore dell’esperienza umana.

 

Maria Luisa Suprani Querzoli

 



[1] L’epitaffio compare sulla tomba di Giulio Douhet (Roma, Cimitero del Verano).

[2] Cfr. DE ROSSI E., La vita di un Ufficiale italiano sino alla guerra, Milano: Mondadori, 1927, p. 285.

[3] Ivi, p. 52.

[4] DOUHET G., La difesa nazionale, Torino: Anonima libraria ita­liana, 1923, p. 10.

[5] «Qui a Reims volare è la cosa più normale di questo mondo ed ho avuto per questo un senso di sollievo poiché in Ita­lia si considerano gli aviatori ancora come dei pazzi o almeno dei temerari» (lettera di Francesco Baracca al padre, Reims, 5 maggio 1912, Museo del Risorgimento di Milano, raccolte storic­he: cartella n. 36, n. reg. gen. 31941, n. reg. AG 1994).

[6] Brano tratto dalla lettera di Douhet all’on. De Felice datata 5 agosto 1916  (DOUHET G., Diario critico di guerra 1915 – 1916, II vol. Torino: Paravia, 1921,  pp. 348 – 349).

[7]  Il riferimento è all’impulso dato (prima che giungesse l’autorizzazione) alla costruzione del Trimotore Caproni Ca. 31.

[8]  Cfr. LEHMANN E., La guerra dell’aria – Giulio Douhet stratega impolitico, Bologna: Il Mulino, 2013, p. 74.

[9] Cfr. CAPELLO L., Note di Guerra, vol. I,  Milano: Fratelli Treves, 1920,  pp. 188 – 191.

[10] GEMELLI A., Il nostro soldato. Saggi di psicologia milita­re, Mila­no: Treves, 1917, p. 27.

[11] Le indagini di Agostino Gemelli risultano esplicative a riguardo, indagando scientificamente le ripercussioni dell’ambiente bellico sulla coscienza individuale.

[12] DOUHET G., Diario critico di guerra (1915 – 1916), I vol. Torino: Paravia, 1921, p. 149.

[13] Brano tratto dalla lettera di Douhet all’on. De Felice del 5 agosto 1916  in DOUHET G., Diario critico di guerra (1915 – 1916), vol. II, cit., p. 349.

[14]Una volta istituito il Comando su­periore di aeronautica, l’allora direttore centrale di aviazione Douhet «fu chiamato a definire un program­ma dai contenuti molto più tradizionali di concerto con il Maggior Generale Luigi Bongiovanni […]» (DI MARTINO B., L’aviazione italiana nella grande guerra, Milano: Mursia, 2011, p. 291).

[15] Cfr. LEHMANN E., La guerra dell’aria, cit., p. 102.

[16] DOUHET. G., Diario critico di guerra (1915 – 1916), vol. II, cit., p. 346.

[17] DOUHET. G., La commissione d’inchiesta su Caporetto, «Il Dovere», 27 aprile 1919, p. 2.

[18] DOUHET G.,  Il Generale Giardino,  «Il Dovere», 12 – 13 maggio 1920,  p. 1.

[19] DOUHET G.,  Al suo soldato, l’Italia, «Il Dovere», 15 - 16 luglio 1920,  p. 1.

[20] Ibidem.

[21] DOUHET G ., Per le onoranze al soldato ignoto. Una lettera del Soldato Ignoto, «Il Dovere», 4 agosto 1921,  p. 2.

sabato 20 marzo 2021

INFOCESVAM BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE ANNO VIII, III, N. 3 1 MARZO 2021

 

 

INFOCESVAM

BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

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ANNO VIII, III, N. 3, 1 marzo 2021

VIII/3/251- La decodificazione di questi numeri è la seguente VIII anno di edizione, 1 il numero progressivo di Infocesvam, 251 il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione dei Progetti dell’Istituto del Nastro Azzurro.

VIII/3/252 – La sessione di laurea invernale del Master in Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale si terrà lunedì 8 marzo 2021 alle ore 11. Università degli Studi Niccolò Cusano - Roma

VIII/3/253 – Progetto 2020/3. Il Commissariato dalla Pace di Chateau Cambresi ai giorni nostri. Avviate le procedure per l’articolazione delle linee di ricerca. Si è conclusa la fase di raccolta del materiale. Referente del progetto il Gen. C.A Salvatore Farì.

VIII/3/254. Progetto Prigionia 20217/2. Volume Geografia dei campi di concentramento in Austria. Chiara Mastrantonio ha portato a termine la revisione ulteriore del manoscritto n. 5 ed ha predisposto l’indice dei nomi geografici. Si è ancora in attesa delle risposte da vari comuni austriaci per procedere alla fase di editing finale del volume

VIII/3/253. Rivista QUADERNI. E’ in distribuzione il n. 3 del 2020.sa Parte di ErcheoAres Distribuzioni Sulla Copertina riporta il Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918

VIII/3/254 – Il Blog www.studentiecultori.blogspot.com riporta gli argomenti di tesi sia per il Master in Storia che per quello in Politica Militare Comprata. Politica Militare Comparata. Elenco Tesi n. 3.

VIII/3/255. Politica Militare Comparata Modulo Parametrazione. Studio di conoscenza sul  tema. La Diffusione del Virus, il Rispetto delle Regole e le Zone Rosse. Capacità dello Stato  e Coesione  Sociale.

VIII/3/256. E’ disponibile la Collana Completa del Dizionario Minimo della Grande Guerra 12 Volumi. Si propone ad ogni Federazione di dotarne le Biblioteche peincipali della propria città o giurisdizione (Realizzazione del Progetto2015/1). Contatti con la Segreteria Generale (segreteriagenerale@istitutonastroazzurr.it)

VIII/3/257. Il Sito dell’Istituto (www.istitutodelnastroazzurro.org) riporta, dall’ottobre 2020, al comparto Valore Militare, Oggi un fatto saliente o la concessione della Medaglia d’Oro verificatesi in quel giorno. Sono 365 notizie relative al Valore Militare. La speranza e che tale comparto venga visitato dal maggior numero di persone, al fine di realizzare il fine previsto dallo Statuto dell’Istituto.

VIII/3/258. Progetto 2017/1 Capire la Grande Guerra. L’Ing. Gen. Mario Pietrangeli ha completato la ricerche dedicata alle Ferrovie nella Grande Guerra, che sarà utilizzata anche per il completamento del Volume I. “Riflessioni sulla Grande Guerra”

VIII/3/259. Il Blog. www.ilregnodelsud.blogspot.com riporta documenti, note ed articoli dedicati al I Fronte della Guerra di Liberazione. E’ anche vetrina e terminale delle ricerche del progetto 2019/1 Il Corpo Italiano di Liberazione

VIII/3/260. Progetto “Le Leggi Raziali del 1938. Il Progetto è completato ed è passato alla fase della divulgazione I Volumi I, II, III, sono disponibili. Si confida nelle Federazioni e nelle iniziative dei soci per la presentazione dei volumi e la loro diffusione, oltre che la distribuzione presso le maggiori Biblioteche.

VIII/3/261. Il 25 Febbraio 2021 si è conclusa la Sessione di Laura invernale del Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea dal 1796 al1960. III Edizione  Tutti i Frequentatori si sono dichiarati soddisfatti ed hanno manifestato il desiderio di continuare a collaborare con il CESVAM iscrivendosi all’Istituto del Nastro Azzurro

VIII/3/262. Progetto 2017/3 Prigionia in Austria Ungheria. Massimo Squillaci, della Federazione di Roma, ha predisposto il volume dedicato all’opera di Padre Giovanni Minozzi. Versione Manoscritto n.2.

VIII/3/263. L’indice degli articoli pubblicati su www.valoremilitare.blogspot.comn sarà inviato a tutte le Federazioni per l’ulteriore diffusione fra i soci nel mese di Marzo 2021, nel quadro della Campagna di informazione e divulgazione.

VIII/3/264.  La sessione di Laurea invernale del Master di 1° Liv. in Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale Anno Accademico 2020/2021 si terrà l8 marzo 2021 alle ore 11. Con questa sessione si conclude la XIII Edizione del predetto master

VIII/3/265 Progetto 2019/1 Il Corpo Italiano di Liberazione ed il Valore Militare Dalle Mainarde al Metauro 1944. Predisposto il Vol.. I  completato in manoscritto n.5. E’ in fase di approntamento il Vol. II dedicato al Corpo Polacco in Italia Il Col. Gianluca Bonci attualmente servizio in Polonia sta predisponendo i contatti con Studiosi ed Archivi polacchi

VIII/3/266. Progetto 2020/2. Ordinamenti Fra le due Guerre Il Col. Giovanni Battelli ha predisposto il manoscritto n. 3 del predetto Volume. A breve saranno inseriti Documenti Organigrammi e la Bibliografia di Riferimento

VIII/3/267. La piattaforma www.cesvam riporta aggiornati le informazioni e gli eventi del CESVAM con aggiornamento giornaliero. Le restanti rubriche sono ancora in fase di completamento ed implementazione

VIII/3/268 - Il Progetto 2017/1 dedicato ai soldati sulla testa di ponte di Anzio ha inserito nel Vol II “Gli Italiani sulla testa di ponte di Anzio, curato dal gen Luigi Marsibilio i materiali inviati ultimamente nell’Archivio del Museo dello Sbarco di Anzio diretto da Patrizio Colantuono

VIII/3/269. Il 25 Febbraio 2021 si è conclusa la Sessione di Laura invernale del Master di 1° Livello in Politica Militare Comparata dal 1960 ad oggi. Tutti i Frequentatori di questo Master si sono dichiarati soddisfatti ed hanno manifestato il desiderio di continuare a collaborare con il CESVAM iscrivendosi all’Istituto del Nastro Azzurro.

VIII/3/270 Progetto 2017/1 Capire la Grande Guerra. Il Gen Antonio Daniele ha completato la ricerche dedicata alla Aviazione nella Grande Guerra che sarà utilizzata anche per il completamento del Volume I. “Riflessioni sulla Grande Guerra”

VIII/3/271. Il blog www.storiamilitare.blogspot.com è stato aggiornato alla data del 28 febbraio 2021. I post sono indicativi per una eventuale scelta di tesi del Master di Storia Militare Contemporanea dal 1796 al 1960

VIII/3/272 Progetto 2020/1 La Prigionia Italiana in Kenya. Sono Stati predisposti gli Indici (Operazioni e Prigionia) dei Volumi Primo e Secondo dei Volumi che sono curati dall’Ing. Alessandro Andò della Federazione del Nastro Azzurro di Padova

VIII/3/273. Progetto 2019/2 “Le Vicende dei Militari Italiani in Russia” è entrato nella fase di esecuzione. Sono state consegnate per la trasformazione i word i documenti relativi alla predisposizione della Antologia, che si articolerà su 10 Volumi in edizione paperback. I lavori dovranno essere terminati entro il 31 marzo corrente.

VIII/3/274.Progetto Prigionia 2017/1. Concluse le ricerche relative al paragrafo “Il secolo dei campi. Preparata le schede relative alla rivolta cubana, alla guerra boera, alla vicenda degli Herrero, al sistema concentrazionario del Gulag, all’internamento in Francia nella prima guerra mondiale, al sistema nazista, al dopoguerra, e ai campi di internamento in sud est asiatico, e in Jugoslavia. Il Volume dedicato alla Prigionia e all’Internamento è entrato nella fase di rilettura.

VIII/3/275 Prossimo INFOCESVAM sarà pubblicato il 1 aprile 2021. I precedenti numero di Infocesvam (dal gennaio 2020) sono pubblica su www.cesvam.org

 

 

mercoledì 10 marzo 2021

QUADERNI ON LINE, Anno LXXXII, Supplemento on line, II, n. 62 Febbraio 2021

 

SOMMARIO

ANNO LXXXII, Supplemento on line, II, n.62

Febbraio 2021

www.valoremilitare.blogspot.com

Massimo Coltrinari, Editoriale, Febbraio  2021

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        26.02.2021

Massimo Coltrinari, Copertina, Febbraio 2021

                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        27.02.2021

 

 

APPROFONDIMENTI

Redazionale, La Battaglia di Eylau

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 12.02.2021

 

DIBATTITI

 

Redazionale, Maria Luisa Suprani Personaggi e protagonisti della Grande Guerra

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 5.02.2021

Redazionale, 11 Febbraio 1918 La Beffa di Buccari

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 11.02.2021

Redazionale, Le scelte difficili. Quale scelta?

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 14.02.2021

Redazionale, Maria Luisa Suprani. Personaggi e Protagonisti della Grande Guerra

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 15.02.2021

Redazionale, Dietro la foto

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 21.02.2021

Redazionale, Considerazioni ed analisi sull'intervento dell'Italia nel 1915

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 23.02.2021

Redazionale, Progetto 2019/1 Il Corpo di Liberazione Italiano

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 24.02.2021

 

 

ARCHIVIO

 

Redazionale, Le scelte difficili. Iconografia

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 1.02.2021

Redazionale, La prima medaglia d'oro. 3 FEBBRAIO 1834

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 3.02.2021

Redazionale, Progetto 2017/2 Prigionia della Grande Guerra Note di ricerca

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 10.02.2021

Redazionale, Elisa Bonacini. Evaristo Frezza. Medaglia d'Onore

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 13.02.2021

Redazionale, Progetto 2017/2 Prigionieri degli Imperi Centrali. Campi di concentramento in Italia.

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 16.02.2021

Redazionale, Dietro la Foto. I Binari di Auchewitz

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 17.02.2021

Redazionale, Progetto 2017/2 Prigionieri degli Imperi Centrali. Campi di concentramento in Bulgaria

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 19.02.2021

Redazionale, Progetto 2017/2 Prigionieri degli Imperi Centrali. Campi di concentramento in Bosnia Erzegovina. Slovenia, Croazia, Slovacchia, Romania, Siria, Serbia e Macedonia

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 22.02.2021

Redazionale, Progetto 2017/2 Prigionieri degli Imperi Centrali. Campi di concentramento in Francia

                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data 25.02.2021

 

 

 

 CESVAM NOTIZIE

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

 

Redazionale, Comunicazione

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 2.02.2021

Redazionale, Insegnamenti ed attualità della Costituzione della Repubblica Romana del 1849

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 9.02.2021

RedazionaleProgrammazione attività futura

su www. valore militare.blogspot.com con post in data 20.02.2021

 

 

SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

RedazionaleIstituto per la storia delle Resistenza e della Società contemporanea nel Biellese,

nel Vercellese e in Valsesia.

                              su www. valore militare.blogspot.com con post in data 18.02.2021

 

 

 AUTORI

 

Pecce Alessio, ricercatore

Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro

Coltrinari, Massimo direttore CESVAM

Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa

Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia

Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro

Baldoni, Massimo, pseudonimo

Giorgio Lavorini, Presidente Federazione di Prato

Federico Levy, collaboratore

Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM

Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM

Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM

Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista

Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM

Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

 

Numero chiuso in data 28.02. 2021