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mercoledì 30 ottobre 2019

l'8 settembre 1943 a Rodi 3



LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
 Dodecanneso






I combattimenti a Rodi costarono agli Italiani 143 Caduti, di cui 8 ufficiali e circa 300 feriti. Riuscirono ad abbandonare l’isola circa 1850 tra ufficiali e soldati che non accettavano la resa ai tedeschi. Questi ebbero91 Caduti di cui 2 ufficiali 212 feriti e 2 dispersi. Nei documenti tedeschi risulta che i maggiori responsabili della resistenza italiana furono il gen. Arnaldo Forgiero, il generale Giuseppe Consoli, il generale Roberto Sequi, Capo di Stato Maggiore del Comando Italiano SuperEgeo, ed il tenete colonnello Ruggero Fanizza, capo ufficio operazioni di suddetto Comando.

martedì 15 ottobre 2019

l'8 settembre 1943 a Rodi 2

LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943 
Dodecanneso

Gen. Ulrich Kleemann


All’alba del 9 settembre il gen. Wilson, comandante delle forze alleate del Medio Oriente inviava a Rodi il magg. Dolbey per chiedere notizie sulla difesa dell’isola e prometteva l’invio di aiuti. Il giorno successivo Campioni rinvia a Wilson l’ufficiale inglese con un messaggio in cui veniva spiegata la situazione e descrive gli accordi conclusi con il comando tedesco, a cui i tedeschi non avevano prestato fede. Chiedeva l’invio urgete di aiuti in quanto i tedeschi erano all’offensiva su tutta l’isola. Infatti questi nella mattinata del 9 con un tranello avevano preso prigioniero il gen. Scaroina e tutto il suo stato maggiore e attaccato le caserme. I collegamenti con i presidi italiani sparsi nella parte meridionale, ancorché rimasti senza ordini,  di iniziativa reagirono violentemente alle richieste tedesche. Questa situazione fece sì che i tedeschi nel pomeriggio del 10 settembre chiesero un colloquio a Campioni accordato per l’indomani. Preceduti da un furibondo bombardamento aereo, si presentarono a Campioni un ufficiale tedesco ed il ten. Col. De Paolis latore di un biglietto del gen. Scaroina che invitava l’ammiraglio a consentire la resa: in caso contrario i 3000 uomini della sua divisione sarebbero stati fucilati. Messo di fronte ad una tale scelta, Campioni convoco alle 13 i comandanti presenti a Rodi ed esternò la sua decisione di accettare l’ultimatum tedesco; dopo qualche tentennamento, questa decisione fu accettata da tutti i presenti. Alle 17 fu firmato un accordo secondo il quale Campioni restava a Rodi con compiti civili, gli italiani deponevano le armi ed il generale tedesco Kleemann assumeva l’incarico di comandante militare dell’Isola. La decisione di resa non fu ben accolta dalla truppa e molti disapprovarono tanto che qualcuno non identificato sparò contro la macchina dell’Ammiraglio Campioni in un clima di tensione, sofferenza ed amor di patria ferito.

domenica 6 ottobre 2019

8 settembre 1943 a Rodi 1

LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
 Dodecanneso
Ammiraglio Igino campioni


L’Ammiraglio Campioni non ricevette il promemoria n. 2 in quanto l’ufficiale latore partito da Roma atterrò a Pescara e da qui non ripartì più per Rodi. Come già ampiamente visto i tedeschi erano perfettamente orientati sulla situazione ed all’annuncio dell’armistizio  il gen. Kleemann finse di volere avviare accordi con il Comando italiano  ma, nella notta, i tedeschi occuparono gli aeroporti di Maritza e Gaddura. Il comandante della piazza di Rodi, gen. Forgiero, ordinò alle batterie italiane di sparare. Alle 3 antimeridiane del 9 settembre Kleemann presentò al Comando italiano le scuse, affermando che gli inferiori avevano frainteso i suoi ordini; prima dell’alba reparti di punta della divisone Rhodos  erano di nuovo all’offensiva ed ebbe iniziò così una serie di combattimenti a Rodi che si protrassero fino alla eliminazione delle divisioni Cuneo e Regina.