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venerdì 27 maggio 2016

Austria: un problema che rileva l'egoismo austriaco

Unione europea
Austria e minacce populiste assediano l’Ue 
Matteo Garnero, Eleonora Poli
19/05/2016
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Mentre a Londra il partito laburista festeggia il trionfo elettorale del proprio candidato, Sadiq Khan, in Austria i rappresentanti dei partiti tradizionali dovranno probabilmente considerare una ristrutturazione interna, dopo il fallimento dei loro candidati, il popolare Andreas Kohl e il socialdemocratico Rudolf Hundstorfer.

In effetti, durante le elezioni presidenziali dello scorso 24 aprile, i due partiti hanno ottenuto poco più dell’11% dei voti, lasciando via libera a Norbert Hofer, leader del Partito della Libertà, Fpö, guidato da Heinz-Christian Strache.

Con una campagna nazionalista e anti-immigrazione, l’Fpö è infatti riuscito a sbaragliare i partiti tradizionali, assicurandosi la maggioranza relativa dei voti (36,4%). Nel ballottaggio del 22 maggio, dovrà ora affrontare il candidato indipendente (ma comunque sostenuto dal partito dei Verdi) Alexander van der Bellen che ha ottenuto il 20,4% dei voti.

Il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann ha rassegnato le proprie dimissioni, lasciando il posto a Christian Kern, nel tentativo di fermare il crollo di consensi del governo di coalizione.

L’importanza delle elezioni in questione è più simbolica che sostanziale, dal momento che il ruolo del Presidente, così come previsto dalla costituzione dell’Austria, è formalmente di rappresentanza. Ciononostante, il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali rappresenta un dato in linea con un allarmante trend, che vede i movimenti populisti assediare le porte dei governi europei.

Euroscettici e xenofobi a nord…
Pochi mesi fa l’Unione europea, Ue, era stata scossa dalla vittoria elettorale del partito euroscettico e di estrema destra francese, Front National, nel primo turno delle regionali con il 27,7% dei voti su scala nazionale.

In questo frangente, buona parte dell’elettorato ha sostenuto i candidati repubblicani (Les Républicains, 27%) e socialisti (Parti socialiste, 23%) nei ballottaggi, evitando che il FN ottenesse il controllo di qualsivoglia regione, sebbene abbia registrato il più consistente supporto elettorale della sua storia politica, con quasi 7 milioni di voti.

Più recentemente, in occasione delle elezioni in alcuni Stati federali tedeschi, il partito anti-immigrazione Alternative für Deutschland ha consolidato la propria posizione come terza forza politica della Germania, in aperta contestazione alle politiche della Cancelliera Angela Merkel.

Allo stesso tempo, con un sostegno che oscilla fra il 16-17% rispetto al 12,6% ottenuto nelle elezioni parlamentari dello scorso anno, la legittimità del partito indipendentista britannico, Ukip, sta aumentando grazie al referendum sulla Brexit del giugno prossimo.

…anti-austerity a sud 
Diversamente dal Nord Europa, il malcontento dei cittadini del Sud si è manifestato tramite partiti populisti di sinistra, soprattutto a causa delle politiche di austerità adottate dai governi nazionali per risanare le economie locali.

In Spagna, il partito eurocritico Podemos ha ottenuto un buon risultato nelle elezioni del dicembre scorso con oltre il 20% dei voti, mentre in Grecia, Syriza è ormai al potere da più di un anno. In Italia, invece, il Movimento 5 Stelle, che rifiuta ogni tipo di categorizzazione politica, ha però inserito nella propria piattaforma politica molte istanze della sinistra come la necessità di introdurre un reddito di cittadinanza.

Fpö punta sul malcontento
A prescindere dal colore politico del populismo austriaco, le ragioni del successo elettorale dell’Fpö vanno ricercate nella sfiducia comune a tutti i cittadini europei nei confronti della classe politica tradizionale, apparentemente incapace di rilanciare l’economia e gestire la crisi migratoria.

In Austria, il tasso di disoccupazione al 5,8% è decisamente inferiore rispetto alla media europea (10,2%), ma ha avuto un incremento ondivago, intorno al 2%, a seguito alla crisi finanziaria globale. A questo si deve aggiungere l’impatto determinato dagli oltre 90mila fra migranti e rifugiati, giunti in Austria nel corso del 2015.

Sul tema, il governo ha assunto posizioni contraddittorie, dapprima adottando una politica di accoglienza come fatto dalla Germania nel corso del 2015, per poi rivedere le proprie posizioni durante l'inverno, alla luce della crescita nei sondaggi dell’Fpö e del consistente afflusso di migranti e richiedenti asilo.

Il governo guidato dal cancelliere Faymann, (ora dimissionario), ha progressivamente introdotto nuovi controlli ai confini, oltre a fornire esplicito supporto alla chiusura della rotta balcanica. Dopo l'introduzione di quote di accesso e limiti alle richieste di asilo giornaliere, l'Austria ha concentrato la propria attenzione sul confine meridionale, annunciando il progetto di introdurre nuovi controlli e recinzioni al passo del Brennero.

Già nel 2014, le elezioni del Parlamento europeo avevano reso evidente il crescente peso esercitato dai partiti populisti, mettendo in luce la necessità di politiche efficaci in risposta alle domande dei cittadini. Poco sembra essere cambiato.

Con una crescita economica in media limitata (+0,5% nel primo trimestre del 2016), una disoccupazione giovanile al 19,1% e i tentativi tardivi e poco ortodossi di controllare le onde migratorie, i governi dei Paesi membri dell’Ue non sembrano in grado di far fronte ai problemi che attanagliano i cittadini europei.

Le recenti elezioni di Londra hanno dimostrato che il cambiamento, quando abbracciato da partiti tradizionali, risulta vincente. Questa è una lezione che i partiti tradizionali europei devono prendere in considerazione per non lasciare maggiore spazio ai partiti populisti che, catalizzando sul diffuso malcontento dei cittadini, hanno terreno fertile per un pericoloso consolidamento nella scena politica europea.

Matteo Garnero è stagista dell’area Europa dello IAI.
Eleonora Poli è ricercatrice dello IAI
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