Un nuovo indirizzo per questo blog

Dal 2019 questo blog ha riportato la collaborazione del CESVAM con la Sezione UNUCI di Spoleto. Con la presidenza del Gen Di Spirito la Sezione ha adottato un indirizzo di ampio respiro che si sovrappone a molti indirizzi del CESVAM stesso. pertanto si è deciso di restringere i temi del blog al settore delle Informazioni in senso più ampio possibile, e quindi all'Intelligence in tutti i suoi aspetti con note anche sui Servizi Segreti come storia, funzioni, ordinamenti. Questo per un contributo alla cultura della Sicurezza, aspetto essenziale del nostro vivere collettivo

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Contro tutti e tutto. I soldati Italiani nei Balcani nel 1943

Il Volume "La Divisione "Perugia" Dalla Tragedia all'Oblio" è disponibile in tutte le librerie. ISBN 886134305-8, Roma, 2010, Euro 20,00 pag. 329.



Ordini: ordini@nuovacultura.it, http://www.nuovacultura.it/ Collana storia in laboratorio;

Un Triste destino per la Divisione "Perugia"

Un Triste destino per la Divisione "Perugia"
La Divisione "Perugia" avrebbe avuto miglior sorte se Informazioni ed Intelligence avessero trovato più ascolto presso i Comandi Superiori

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giovedì 31 luglio 2025

INFOCESVAM N. 3 DEL 2025 MAGGIO GIUGNO 2025, 1 LUGLIO 2025

 

INFOCESVAM

BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

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ANNO XII, 65/66/, N. 3, Maggio - Giugno 2025, 1 luglio 2025

XII/3/1001 La decodificazione di questi numeri è la seguente: XII anno di edizione, 3 il Bimestre di edizione di INFOCESVAM, 1001 il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione dei Progetti dell’Istituto del Nastro Azzurro, in funzione del supporto scientifico alla offerta formativa dei Master. Inoltre dal gennaio 2023 ha assunto anche la funzione di aggiornamento delle attività di implementazione dell’Archivio Digitale Albo d’Oro Nazionale Dei Decorati al Valor Militare Italiani e Stranieri dal 1793 ad oggi, con la pubblicazione di un ANNESSO. L’ultima indicazione aggiorna o annulla la precedente riguardante lo stesso argomento

XII/3/1002 - La sessione estiva di Laurea (Anno Accademico 2024 – 2025 ed anni accademici precedenti) per i Master di 1° Liv. Storia Militare Contemporana e Politica Militare Comparata dal 1960 ad oggi si è tenuta in sede il giorno 16 giugno 2025. Di seguito i nomi dei laureati.

XII/3/1003 – Progetto 2020/2 Prigionia italiana in mano Britannica 1941 -1947. Il Primo volume Africa Orientale Italiana 1935-1940. “Impero: tra realtà e propaganda” è nella versione Bozza 1 Revisione. Compilazione Indici dei Nomi propri, geografici e militari. La copertina è stata composta ed edita.

XII/3/1004 - Collaborazione CESVAM – Associazioni. Roma. 26 giugno 2025 il Direttore del CESVAM, presso la sede del Gruppo Medaglie d’Oro ha presidetuo alla presentazione del Volume di Giovanni Cecini “ I grandi Eroi della Seconda Guerra Mondiale”

XII/3/1005 - I Laureati alla Sessione di Laurea estiva di Politica Militare Comparata (vds XII/3/1002) sono: Dr. Casamento; Dr. Corona. Si sono ritirati per questo anno accademico 4 frequentatori.

XII/3/1006 - XII/2/984 – Progetto 2024/4 “Dal Corpo di Liberazione ai Gruppi di Combattimento” Predisposto il Manoscritto 1. Chiesto preventivo di Spesa alla Casa Editrice. Predisposta Bibliografia, Prefazione, Premessa, Ringraziamenti

XII/3/1007 - In distribuzione il n. 2 del 2025 della Rivista QUADERNI. Numero Copie su carta 250, di cui 200 in distribuzione, 10 Archivio Emeroteca, 40 a disposizione. Richiedere copie su carta a: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

XII/3/1008 - E’ in preparazione il “CESVAM REPORT” Settembre 2021 – Agosto 2025. N 4 della Rivista QUADERNI” che completa i Report Settembre 2014 – Agosto 2019 (2019) e Settembre 2019 – Agosto 2021 ( 2021). Richiesto preventivo di Spesa. Edizione speciale della Rivista “QUADERNI”

XII/3/1009 - I Laureati alla Sessione di Laurea estiva di Storia Militare Contemparane dal 1792 ad oggi (vds XII/3/1002) sono: Dr.ssa Pasin; Dr. Rustioni, Dr.Boldrini, Dr. Piccione, Dr. Picchierri, Dr.Foria. Si sono ritirati per questo anno accademico 5 frequentatori. Tutti i laureati hanno manifesto l’intenzione di continuare a collaborare con il CESVAM

XII/3/1010 – Castelferreti (AN) - Collaborazione CESVAM – Associazioni. Roma. 26 giugno 2025 il Direttore del CESVAM, insieme al presidente della Federazione Regionale delle Marche, MAVM Claudio Fiori, il 13 giugno 2025 ha presenziato al Convegno “81° anniversario del passaggio del Fronte 1944- 2025. E’ stata svolta la Relazione “Il valore militare al femminile durate la Guerra di Liberazione 1943 – 1945”. Ricordata la staffetta partigiana Teresa Vergalli.

XII/3/1011 - Canale You Tube dedicato all’Istituto del Nastro Azzurro. Mese di Maggio, 4 Video, mese di Giugno, 4 video. Redazione ed edizione a cura del CESVAM I video sono trasmessi ogni giovedì, (ore 08.00). Titolo Canale ISTITUTO NASTRO AZZURRO CESVAM

XII/3/1012 – In occasione della presentazione (Vds. XII/3/1004 del Volume di Giovanni Cecini il 26 giugno 2025 è stato consegnato l’Emblema Araldico al Dott. Goffredo Zignani, nipote della MOVM Goffredo Zignani, fucilato dai tedeschi il 19 novembre 1943 ad Elbassan (Albania). Il Dott. Goffredo Zignani ha chiesto di iscriversi alla Federazione Provinciale di Ancona, per continuare la collaborazione con il CESVAM.

XII/3/1013 - Progetto 2024/2 – Progetto “ 80° della Liberazione. 1944. I Martiti di Fiesole e gli Eccidi in Toscana”. Collaborazione con la Federazione Regionale della Toscana. Coautore Manuel Vignola. Predisposto il Manoscritto 2. Acquisti i dati della II e III Parte ( Vittine da 2 a 9 e Vittime da 10 a 49) Si hanno quindi tutti gli episodi (1415) in cui si sono avute vittime plurime

XII/3/1014 - Collaborazione CESVAM – Associazioni. Associazione Ex Allievi della Nunziatella Sezione del Lazio. Cinema in Divisa. Dato il contributo alla presentazione dei fil di carattere storico. Ed al Giornale illustrativo. Svolto mercoledi 11 giugno 2025 l’incontro di presentazione, alla Scuola Ufficiali dei Carabinieri, di Roma, l’incontro di presentazione per il 2025/2026.

XII/3/1015 - La sessione estiva di Laurea (Anno Accademico 2024 – 2025 ed anni accademici precedenti) per i Master di 1° Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale si è tenuta in sede il giorno 30 giugno 2025. Di seguito i nomi dei laureati.

XII/3/1016 - Progetto 2024/3 – Progetto “ Il Valore Militare e le Fosse Ardeatine”. Collaborazione con Aladino Lombardi. Contatti diretti con la Direzione del Museo della Liberazione di Via Tasso a Roma. Predisposto il Manoscritto n. 3. Predisposto i materiali per tutti i decorati. Predispostta Bibliografia, Premessa, Nota Autore, Presentazione e Prefazione .

XII/3/1017 – Pesaro – Collaborazione CESVAM Federazioni. Federazione Provinciale di Pesaro. Federazione Provinciale di Teramo, 13 giugno 2025. “ Lassu dove volano gli eroi. Storie di aviatori pesaresi e teramani. Il Presidente della Federazione Regionale delle marche dell’Istituto MAVM Claudio Fiori ha svolto un intervento sui temi del Valore Militare e suoi significati. Presentata una vetrina con alcune le pubblicazioni del CESVAM e del materiale divulgativo.

XII/3/1018 – Nel prossimo numero si darà conto delle CHAT attivate per agevolare la comunicazione circolare tra tutte le componenti CESVAM

XII/3/1019 - Gli articoli, note ed altro materiale per la rivista QUADERNI devono essere inviati alla Redazione (quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org) entro il 15 luglio 2025 p.v., per la valutazione e la preparazione del N. 3 del 2025. (Uscita luglio 2025)

XII/3/1020 – Progetto 2024/1 – “80° della Guerra di Liberazione. Monte Marrone. 1 -10 Aprile 1944. la svolta”. Predisposto in bozza i capitoli I, II, III, IV, e la Bibliografia generale e di pertinenza. Compilati La Premessa, Introduzione, Bibliografia, Nota dell’Autore. Richiesto il preventivo alla Casa Editrice. Predisposto il Manoscritto 2.

XII/3/1021 - In occasione della Conferenza (Vds. XII/3/1010) il 13 giugno 2025 è stato consegnato l’Emblema Araldico al Dott. Carlo Mariotti Zignani, nipote del pludecorato Carlo Mariotti, combattente della I e della II guerra mondiale Il Dott. Carlo Mariotti è socio della Federazione Provinciale di Ancona dell’Istituto del Nastro Azzurro

XII/3/1022 - I Laureati alla Sessione di Laurea estiva di Terrorismo ed Antiterrosimo (vds XII/3/1015) sono: Dr.ssa Bernardini; Dr. Sprenberg, Dr.Speranza, Dr. Garbo, Dr. Alfano , Dr.Revelli. Dr.Avallone, Dr. Aldramaki. Si sono ritirati per questo anno accademico 6 frequentatori. Alcuni di loro hanno manifesto l’intenzione di continuare a collaborare con il CESVAM

XII/3/1023 - Progetto 2024/3 – Titolo. “Dal Corpo Italiano di Liberazione ai Gruppi di combattimento”. Terminata la raccolta del materiale documentario e di quello iconografico. Predisposto il manoscritto 3. da predisporre la Copertina.Predisposto Nota Autore e Ringraziamenti. Predisposta Bibligrafia

XII/3/1024 – Indirizzo del Canale You Tube dell’Istituto Nastro Azzurro. La parola da digitare sulla icona di ricerca è CESVAM

XII/3/1025 - Prossimo INFOCESVAM (luglio - agosto) sarà pubblicato il 1 settembre 2025. I precedenti numeri di INFOCESVAM (dal gennaio 2020) sono pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM. e sui vari blog sia storici e che geografici.

(a cura di Massimo Coltrinari) info: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org



domenica 20 luglio 2025

Tesi di Laurea Luigi Di Lorenzo Spionaggio e Contro spionaggio durante la Prima Guerra Mondiale. Il Triangolo segreto. Papa Benedetto XV e lo Stato Italiano

 Master I Livello in

“Terrorismo e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”

“SPIONAGGIO E CONTROSPIONAGGIO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE”

 Analisi e considerazioni

Anno Accademico 2022 -2023

II CAPITOLO

Il triangolo “segreto”

a.      Papa Benedetto XV e lo Stato Italiano

La Santa Sede e il Vaticano pensano alla storia ed alle relazioni internazionali da sempre in ottica di lunga durata, cercando sempre di unire attività pastorale e politica, diplomazia e fattore umano. Nella sua storia la Chiesa ha affrontato minacce vere e concrete, ha affrontato imperi e repubbliche, sovrani e movimenti sociali, affrontato cambiamenti e subito minacce alla sua unità. Ha sempre fatto dell’utilizzo del potere informativo e cognitivo, di una vera e propria abilità d’intelligence, un fattore chiave per predire e rispondere alle minacce. Non a caso Iosif Stalin considerava il Vaticano “un centro reazionario […] molti preti cattolici e missionari del Vaticano sono delle spie matricolate di livello mondiale[1]. Andò molto vicino il dittatore sovietico, perché è stato scoperto che da quasi cinquecento anni, grazie a una rete composta da semplici sacerdoti, alti prelati e comuni laici, il Papa ha avuto a disposizione il servizio segreto più affidabile della storia.

Ci fu una fase delicata nella storia della Chiesa compresa tra l’inizio del Novecento e il periodo tra le due guerre in cui il combinato disposto tra attività sotto copertura e diplomazia fu messo in campo con discrezione. Privata della statualità nel 1870, la Santa Sede mirava allora a perseguire una politica di contenimento di quelle che erano ritenute tre minacce diverse ma convergenti. In primo luogo, il modernismo diffusosi nel mondo episcopale; in secondo luogo, l’arrivo sul suolo europeo del comunismo anti-cristiano e ateo; infine, la perseveranza al potere in Europa delle potenze di cultura protestante. Per reagire al timore della marginalizzazione, dunque, la Santa Sede agì per ricordare la sua capacità di giocare un ruolo nel mondo. In questa grande instabilità mondiale di inizio novecentesco, emerge la figura incompresa di Papa Benedetto XV.

Nominato a capo della chiesa nel settembre del 1914, con trentotto voti e non uno di più (quanto bastava per l’elezione), non venne visto subito di buon occhio dalla maggior parte degli Stati mondiali. Non aveva nulla del physique du rôle dei predecessori. Gracile, affetto da una forte miopia, di statura assai basso. “Con la sua figura non impressionante e il suo viso privo di espressione, in lui non c’è né maestà spirituale né temporale”, commentava un giornalista americano che l’aveva osservato durante la sobria incoronazione nella Cappella Sistina.[2]

Benedetto XV iniziò così i suoi otto anni di permanenza sul Soglio di Pietro. Anni di bombe e trincee, del guerrone che Papa Pio X aveva previsto e temuto con orrore. Anni in cui il mondo cambiò come forse mai si era visto prima: il conflitto di trincea con i suoi milioni di morti, la dissoluzione di quattro imperi plurisecolari, la rivoluzione bolscevica, l’esplosione del nazionalismo, l’insorgere della questione mediorientale. Alla Segreteria di Stato, massimo incarico nel Vaticano nominò il Cardinale Ferrata, segnale molto chiaro di un cambio di politica. Ferrata era filofrancese ed era stato stretto collaboratore di Leone XIII, e il suo compito principale sarebbe stato quello di riconquistare la simpatia della Francia. Ma Ferrata morì nel giro di un mese e a questo punto Benedetto ricorse ad un altro francofilo, il suo vecchio amico e collega Pietro Gasparri, a cui affidare il massimo incarico del Vaticano. Insieme a Gasparri nominò il Barone Carlo Monti, suo vecchio amico, quale suo “intermediario” non ufficiale con il governo italiano. Monti aveva la collocazione ideale per svolgere questo compito, essendo direttore generale dell'ufficio per gli Affari di culto del Ministero della giustizia (in seguito Ministero degli interni). Gli Affari di culto avevano a che fare praticamente con tutte le questioni che toccavano le relazioni della Chiesa con lo Stato italiano, specialmente proprietà e finanze della Chiesa sotto il controllo statale.

Benedetto XV, Papa riservato, freddo e forse troppo intellettuale, definì la Grande Guerra “inutile strage”, consapevole che essa poneva diversi problemi al mondo cattolico. In primo luogo, la spaccatura tra le nazioni cattoliche del Vecchio Continente. In secondo luogo, il rischio, poi avveratosi, di un collasso dell’ Impero austro-ungarico, baluardo del cattolicesimo in Europa. In terzo luogo, la percezione del suicidio dell’Europa di fronte all’egemonia potenze “anti-papiste”, Regno Unito e Stati Uniti. La partita andava ribaltata rispetto all’idea di Pio X. Non era più l’interno della Chiesa il fronte da presidiare, o non solo. Bisognava portare avanti una strategia sistemica capace di unire attività informativa e diplomazia nei “punti caldi” d’Europa. Delle vere e proprie sentinelle avanzate capaci di monitorare la temperatura dei vari scenari. È noto che fin dall'inizio del conflitto il Vaticano fu accusato di simpatie nei confronti degli imperi centrali, Germania e Austria-Ungheria, al punto che Benedetto era regolarmente descritto alla stampa francese come il Pape boche. Le potenze dell'Intesa avevano già chiuso i rapporti con la Santa Sede: la Gran Bretagna aveva ritirato la sua rappresentanza non ufficiale a Roma quattro anni dopo il crollo finale del potere temporale dei papi nel 1870, gli Stati Uniti avevano ritirato la loro rappresentanza nel 1867, e la Francia naturalmente aveva rotto le relazioni con la Santa Sede nel 1905.

Sul pontificato dell’aristocratico genovese c’è un grosso punto interrogativo che ha un nome e cognome, Rudolph Gerlach. Nobile bavarese, arrivato al sacerdozio dopo aver tentato invano la carriera di ufficiale nell’esercito tedesco, era stato nominato maggiordomo segreto del papa nel 1914 e frequentava assiduamente da allora l’appartamento pontificio. Nel 1916 fu accusato dal governo italiano di spionaggio e di tradimento poiché sospettato d’essere il perno di un sistema di spionaggio, messo in piedi da tedeschi e austroungarici, che portò al clamoroso affondamento delle due corazzate Benedetto Brin e Leonardo Da Vinci, vanto della nostra Marina Militare. Bilancio: oltre 700 marinai uccisi. L’imponente nave da battaglia Benedetto Brin, lunga 130 metri e dotata di 44cannoni, cola a picco il 27 settembre 1915 dopo essere esplosa nel porto di Brindisi, trasformandosi in una tomba per 456 uomini, tra marinai e ufficiali. Il referto delle autorità parlava di un semplice incidente, causato da uno scoppio nella santabarbara stipata di munizioni. L’immancabile commissione d’inchiesta si affretta ad escludere che l’affondamento della Brin sia dovuto a un attentato. La Marina Militare rassicura il Ministero dell’Interno di non esserci stato alcun sabotaggio. Ma il capo della Polizia, Giacomo Vigliani, non ci crede e infiltra agenti segreti nelle reti dello spionaggio austriaco a Zurigo. Uno di questi è un avvocato tarantino, Archita Valente: si dichiara “socialista rivoluzionario” ma in realtà lavora per l’Ufficio Affari Riservati. L’altro infiltrato è un fruttivendolo napoletano, Enea Vincenzi, esperto di controspionaggio con alle spalle attività nell’intelligence della Marina Militare. In Svizzera, Vincenzi farà il doppio gioco: verrà coperto di soldi e incaricato dagli austriaci di sabotare la flotta italiana. Detto fatto: Vincenzi fa sapere ai tedeschi che l’esplosivo sarà introdotto a bordo dell’altra corazzata, la Leonardo Da Vinci, nascosto in un carico di frutta. La grande nave, lunga quasi 170 metri ed armata con 52 cannoni, è in servizio da appena due anni quando salta in aria nel Mare Piccolo di Taranto dove vi era ancorata. Altra catastrofe: 249 militari uccisi. Di nuovo, il governo minimizza il disastro e impone la censura alla stampa. Nuova commissione d’inchiesta: le conclusioni sono “riservatissime” e formulate solo nel 1917: «Un’azione delittuosa, favorita da un deplorevole stato di abbandono in conseguenza del quale, a bordo, non si vegliava». Al che, Polizia e servizi segreti italiani capiscono che Vincenzi ha fatto il doppio gioco. Da allora, l’ex “fruttivendolo” sparisce: forse eliminato dagli italiani come traditore, o liquidato dagli stessi tedeschi per non lasciare in vita un testimone scomodo. Affondata anche la seconda corazzata, l’intelligence della Marina Militare cambia politica e passa al contrattacco, impossessandosi della cassaforte dei servizi austro-tedeschi a Zurigo.[3] Tale operazione verrà trattata nel sotto capitolo successivo.

A complicare l’intreccio, si inserisce la vicenda, parallela, dell’altra spia, l’avvocato Archita Valente, «un avventuriero affamato di soldi», sul quale il capo della Polizia puntava per scoprire il ruolo del Vaticano, tramite Rudolph Gerlach, nell’organizzazione spionistica che aveva portato all’affondamento delle due corazzate. Vigliani era convinto che le notizie sulla flotta italiana arrivassero ai tedeschi tramite Gerlach, cioè il maggiordomo papale, l’uomo più vicino al Papa. Quest’ultimo, non vuole la guerra tra l’Italia e Vienna e teme che, crollando l’Impero Austro-Ungarico, baluardo del cattolicesimo in Europa e grande finanziatore di un Vaticano ancora gelido col governo italiano dai tempi della Breccia di Porta Pia, possa preludere all’ulteriore indebolimento del potere cattolico. Monsignor Gerlach è il suo uomo di fiducia. Dalle quinte della città leonina, l’affascinante monsignore bavarese può dirigere la rete di spionaggio a favore degli Imperi centrali e contro l'Italia. Può agevolmente inviare informazioni a Berna, in Svizzera, alla sede dell'Evidenzbureau, la regia unificata dello spionaggio austro-germanico, perché per la Corte Papale contavano i suoi eccellenti rapporti con le case imperiali di Vienna e Berlino, le cui generose donazioni ripianavano i bilanci del Vaticano.[4] Secondo la Polizia italiana, è “merito” di Gerlach se i servizi austro-germanici sono riusciti a colare a picco le due ammiraglie della Marina Militare. Per fermare Gerlach la Polizia italiana ha intenzione di usare l’avvocato Valente. Quest’ultimo viene spedito a Lucerna per spiare i servizi tedeschi, ma anche lui – sempre a corto di soldi – diventa un doppiogiochista, fino a rivelarsi un anello importantissimo nel caso Gerlach. Archita Valente, dovrà sostenere politici e giornalisti italiani con soldi tedeschi, per ammorbidire le loro posizioni verso la Germania e l’Austria: e lo farà tramite i buoni uffici del potentissimo Rudolph Gerlach, l’uomo del Papa, di fatto un decisivo operatore dell’intelligence. Anche stavolta il capo della polizia, Vigliani, intuisce il doppio gioco della spia italiana, ma lascia correre: spera di avvicinarsi il più possibile a Gerlach, scoprendolo “cassiere occulto” di Archita Valente per conto dei tedeschi. Poco tempo dopo Valente viene arrestato e il Vaticano teme che si arrivi all’arresto di Gerlach. Per evitarlo, si avviano trattative segrete con il Governo italiano per il tramite di Monti. Dinnanzi alle sue dichiarazioni di innocenza e per evitare la sua condanna Benedetto XV, aiutato sempre dal barone Monti, fornì al cameriere il passaporto per fuggire in Svizzera, facendolo scortare fino al confine da un funzionario della Questura. Uno scandalo capace di demolire il già fragile legame tra quel che all’epoca era la Santa Sede e l’Italia, anche perché non di spia qualunque si parlava, bensì di una delle persone più vicine al Papa. Nonostante l’impegno del Vaticano per dimostrare la sua innocenza, Gerlach fu ritenuto colpevole con una sentenza emessa il 3 luglio 1917 e condannato all'ergastolo in contumacia. Il Papa non crederà mai alla colpevolezza del suo maggiordomo e in un affettuosa lettera di conforto fattagli recapitare in Svizzera lo rassicurò dell'«antico, immutato affetto». Resta il fatto che il legame tra i due generò un grande intrigo di Stato, perché Gerlach, che era a capo di una potente rete di spionaggio al servizio degli Imperi centrali in guerra contro il nostro Paese, per la sua posizione e godendo della piena fiducia del Papa, era in grado di carpire i più importanti segreti militari italiani, causando anche pesantissime perdite di vite umane. Successivamente gli 007 italiani in Svizzera segnalarono che l’ex cameriere pontificio conduceva a Davos “vita di secolare convivenza” con una contessa. Qualche anno dopo Gerlach chiese di abbandonare l’abito talare, impegnandosi a restituire alcuni documenti vaticani che aveva portato con sé, e venne accontentato. Morirà in Gran Bretagna, nel 1945, dove viveva sotto falso nome collaborando con i servizi segreti di Sua Maestà.[5]



[1] Enver Hoxha, Con Stalin. Ricordi, Roma 1984, p. 160.

[2] Matzuzzi Matteo, “Un Papa mai amato”, in sito web Il Foglio quotidiano, 15 settembre 2014.

[3] “Lo 007 del Papa che fece affondare due corazzate italiane”, categoria Segnalazioni del sito web Libree. Associazione di idee, 6 maggio 2018.

[4] Intervista ad Annibale Paloscia rilasciata all’ADNKRONOS del suo nuovo libro “Benedetto fra le spie. Negli anni della Grande Guerra un intrigo in Vaticano”.

[5] Tornielli Andrea, “Un secolo fa l’ergastolo al cameriere infedele”, sezione Vaticano Insider Italia, 1 ottobre 2012 in sito web La Stampa.

giovedì 10 luglio 2025

Tesi di Laurea: Georg Burattini: Evoluzione delle tattiche usate dal movimento talebano

 

MASTER DI I LIVELLO IN TERRORISMO ED ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE , Università degli Studi Niccolò Cusano UNICUSANO – a.a. 2022-2023 – 

 Evoluzione delle tattiche usate dal movimento talebano

PREMESSA

I talebani, da semplici studenti delle madrase e combattenti mujaheddin, nel corso degli anni hanno saputo dar vita ad una delle insurrezioni più efficaci e resilienti della storia moderna. Di conseguenza, l’improponibile guerra al "Terrorismo" dichiarata dagli Stati Uniti, non ha potuto evitare che i talebani continuassero a minacciare la sicurezza e la stabilità regionale, continuamente sottovalutando l’innovazione, la resilienza e soprattutto il consenso di cui essi disponevano.

Questa tesi si propone di esaminare le strategie dei talebani e la loro evoluzione fin dalla loro comparsa negli anni novanta, quando il gruppo diventò un’esplicita entità politica e militare. Suddivisa in periodi distinti, andremo a vedere cronologicamente la nascita e l’evoluzione dell’insurrezione talebana, così come la reazione della NATO e la dottrina statunitense della counter-insurgency (COIN).

Il primo capitolo andrà ad analizzare l’identità talebana, dove l’appartenenza etnica gioca un forte ruolo e dove avvenimenti, quali l'invasione sovietica e la guerra civile, hanno contribuito a forgiarne il senso di appartenenza.

Il capitolo due introdurrà il fenomeno del Terrorismo Internazionale, l’affiliazione dei talebani ad Al-Qaeda e l’invasione militare a seguito dell'attentato alle "Torri Gemelle".

Il capitolo tre andrà invece a mettere in luce come, in seguito gli eventi politici che determinarono la nascita alla Repubblica Islamica, i talebani siano riusciti ad organizzare la loro resistenza fino ad arrivare agli accordi con gli Stati Uniti e alla presa del potere nell’Agosto del 2021. Un doveroso riferimento sarà dedicato alla dottrina americana della counter-insurgency e all’ingenuità politica dell’Occidente.

Il capitolo quattro andrà ad esaminare più nel dettaglio le tattiche usate dai talebani e la loro evoluzione nel tempo, con uno specifico approfondimento sulla pratica del Martirio e la costituzione ufficiale della Brigata Martire a seguito della fondazione dell’Emirato. Un particolare riferimento sarà dedicato all’ultimo importante attentato terroristico avvenuto nel cuore di Kabul a poche settimane dalla caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani.


La Tesi è è custodita presso la Emeroteca del CESVAM - Centro Studi sul Valore Militare  dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare. Infocentrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org.


lunedì 30 giugno 2025

Tesi di Laurea Luigi Di Lorenzo Spionaggio e Contro spionaggio durante la Prima Guerra Mondiale. Il Triangolo segreto. Attacco al cuore dei servizi austroungarici

 Master I Livello in

“Terrorismo e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”

“SPIONAGGIO E CONTROSPIONAGGIO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE”

 Analisi e considerazioni

Anno Accademico 2022 -2023


Il triangolo “segreto”

a.      Attacco al cuore dei servizi austroungarici

A seguito dei due attentati ai danni delle due corazzate italiane, Benedetto Brin prima e Leonardo Da Vinci dopo, negli alti Comandi delle Forze Armate si vennero a creare situazioni di incredulità e confusione. Queste due pesanti perdite che, per numero di vittime (724) equivalsero ad una vera e propria sconfitta navale, gettarono nello sconforto e nella paura l’opinione pubblica del tempo. Perché, oltre al nemico esterno, era oramai chiaro che se ne doveva fronteggiare anche uno più pericoloso: quello interno, difficilmente individuabile e definito traditore.[1]

L’inchiesta che si costituì in seguito, portò alle dimissioni degli alti vertici della Marina Militare, accusati di non aver prevenuto le azioni di sabotaggio. Rinunciarono all’incarico il Duca d’Aosta, Capo di Stato Maggiore e il Capo della 1° Squadra Navale, l’Ammiraglio Cutinelli.[2] I nuovi vertici della Marina Militare italiana decisero, dunque, di costituire un ufficio di controspionaggio per impedire il verificarsi di episodi simili a quelli già accaduti. A capo di questo ufficio fu nominato il Capitano di Vascello Marino Laureati che, unitamente ad un numero esiguo di agenti segreti, avviò una serie di indagini. Si verificarono, fortunatamente, due episodi che agevolarono il lavoro di questa nuova task force. Nel primo fu protagonista un fruttaiolo napoletano che comunicò – indispettito – alla Polizia italiana di essere stato contattato da un esule italiano in Svizzera “per affari molto delicati”. Il commerciante fu comunque spinto ad andare a Zurigo nelle vesti di infiltrato speciale per cercare di carpire più informazioni possibili.[3] Il secondo episodio riguarda un progetto di attentato alla diga del bacino idroelettrico di Terni ubicato nelle Marmore alte. Il controspionaggio venne a sapere che un certo Giuseppe Larese fu designato quale esecutore materiale di questo attentato. Immediatamente fu messo sotto sorveglianza dagli agenti dei servizi segreti italiani. Larese ebbe in consegna una valigia nel cui sottofondo erano nascoste delle cariche di dinamite. La valigia fu prontamente ed abilmente sostituita dagli agenti con una identica ma carica di finti esplosivi. Ovviamente l’attentato non riuscì e il Larese fu arrestato mentre tentava di allontanarsi dalla diga. Sotto interrogatorio, confessò di essere al soldo dei servizi segreti austroungarici e rivelò i piani di cui ne era a conoscenza. Le informazioni raccolte da questi due episodi portarono allo smascheramento dell’Evidenzbureau dietro tutti gli attenti verificatisi in Italia e soprattutto venne individuato il loro quartier generale a Zurigo nella locale sede del Consolato austriaco. A capo della loro organizzazione vi era Rudolph Mayer, Ufficiale della Marina austriaca, il quale ricopriva, come copertura, la carica di Vice console. Ricevute tutte le informazioni utili, Laureati costituì una squadra in grado di operare in territorio svizzero al fine di fare irruzione nel quartier generale dell’Evidenzbureau per impadronirsi di documenti, progetti e nomi degli agenti che operavano in Italia. Il piano prevedeva di entrare nell’ufficio di Mayer ed aprire la presunta cassaforte al cui interno si trovavano i progetti di sabotaggio e le cartelle dei sabotatori. A capo dell’operazione fu scelto il Capitano Pompeo Aloisi il quale scelse diversi soggetti che, per mestiere e ruolo ricoperto, potevano portare ad esito positivo l’operazione.

Il primo fu l’avvocato livornese Livio Bini, un rifugiato a Zurigo per problemi finanziari, che segnalò l’ubicazione del covo di Mayer. Poi due ingegneri triestini, ottimi agenti segreti: Salvatore Bonnes e Ugo Cappelletti. Infine, gli “uomini di mano”: il sottoufficiale di Marina ed esperto tecnico Stenos Tanzini, già arruolato nel controspionaggio navale, e un meccanico triestino, Remigio Bronzin. Infine, uno scassinatore professionista, Natale Papini, prelevato dal carcere di Livorno con una doppia scelta: o Zurigo o il fronte. Inoltre, i documenti ci narrano anche la presenza di un basista nell’ufficio che poteva muoversi indisturbato al suo interno: il suo nome però è rimasto ancor oggi incognito. Quest’ultimo fu importantissimo per tracciare il percorso da seguire, e per come prese i calchi delle serrature delle sedici porte che conducevano alla cassaforte. [4]

Il consolato austriaco a Zurigo era situato al centro della città, all’ultimo piano del civico 69 della Bahnhofstrasse, in un edificio esistente tutt’oggi all’angolo tra la stessa Bahnhofstrasse e la Seidengasse.[5] L’inizio dell’operazione fu deciso per la notte del 16 febbraio 1917. Tanzini, capo squadra, unitamente a Bini, conoscitore del posto, Bronzin e Papini, “bracci” dell’operazione, entrarono nell’edificio. Giunti dianzi alla porta che dava accesso all’ufficio di Mayer, si accorsero di non aver effettuato la copia di quest’ultima porta poiché non fu conteggiata nelle sedici precedenti. A quel punto dovettero abbandonare l’operazione. Recuperato il doppione dell’ultima porta, si decise di ripetere l’operazione nella notte del 21 febbraio. Gli stessi fecero accesso nuovamente nell’edificio ed in pochi minuti entrarono nell’ufficio di Mayer trovandosi di fronte la famosa cassaforte tanto ricercata. Dopo circa tre ore di lavoro la cassaforte fu aperta dall’esperto Papini. Il preziosissimo contenuto, soldi, gioielli di varia natura e documenti segreti, rinvenuto all’interno della stessa fu portato nell’ambasciata italiana a Berna al Capitano Aloisi, dove fu analizzato, catalogato e successivamente trasportato in Italia, a Roma. I documenti contenevano tutti i nomi degli attentatori e collaboratori italiani, ma anche quelli degli agenti segreti austroungarici operanti in Italia e negli altri paesi dell’Intesa, nonché i piani per nuovi attentati. Anche il controspionaggio della Francia e dell’Inghilterra ne beneficiarono, riuscendo a rendere inoffensive le reti spionistiche austriache sul proprio suolo. Dai documenti sottratti risultò il coinvolgimento austriaco nello scoppio del deposito di munizioni Black Tom avvenuto il 30 luglio del 1916 nel New Jersey. L’esplosione era stata talmente violenta da danneggiare perfino la statua della libertà. Quest’informazione contribuì a determinare l’entrata in guerra degli USA contro Austria e Germania. Seguirono poi una quarantina di arresti e quasi altrettante condanne a morte. Fu un trionfo. L’intera rete di spionaggio austroungarica venne spezzata, compiendo così un atto che, secondo anche il parere del Comandante Supremo della Regia Marina, “valse più di una battaglia”.


 



[1] Galli Gabriele, “21 FEBBRAIO 1917: “COLPO DI ZURIGO”, sezione Accade oggi in sito web Il dito nell’occhio, 21 febbraio 2016.

[2] Napolitano Silvano, “007 ITALIANI IN AZIONE: IL COLPO DI ZURIGO”, in sito web HistoriaPage STORIA E ALTRE STORIE.

[3] Galli Gabriele, “21 FEBBRAIO 1917: “COLPO DI ZURIGO”, sezione Accade oggi in sito web Il dito nell’occhio, 21 febbraio 2016.

[4] Galli Gabriele, “21 FEBBRAIO 1917: “COLPO DI ZURIGO”, sezione Accade oggi in sito web Il dito nell’occhio, 21 febbraio 2016.

[5] Napolitano Silvano, “007 ITALIANI IN AZIONE: IL COLPO DI ZURIGO”, in sito web HistoriaPage STORIA E ALTRE STORIE.

venerdì 20 giugno 2025

Marco Montagnani. Aggiornamento e sviluppo di ricerche e studi sulla vicenda del "Conte Rosso"

 Anche in relazione alla vicenda di "Ultra" nella Battaglia dei Convogli  1941 - 1943




“L’AFFONDAMENTO DEL PIROSCAFO REQUISITO “CONTE ROSSO” - 24 MAGGIO 1941”.

APPENDICE 01/2025 DEL 01.05.2025

MORTI – DISPERSI – SOPRAVVISSUTI: NUOVO COMPUTO ALL’8 APRILE 2025

 

Nell’ottobre del 2023 l’Istituto del Nastro Azzurro Fra Combattenti Decorati al Valor Militare ha pubblicato, a cura del suo Centro Studi sul Valor Militare (CESVAM) e per i tipi Archeoares, il saggio di Marco Montagnani, “L’affondamento del Piroscafo requisito “Conte Rosso” - 24 maggio 1941”. Oramai pressoché esaurito.

 

 L’Autore vuole divulgare, con cadenza mensile, salvo imprevisti o contingenze, appendici di ciò che per vari motivi non ha trovato posto nell’opera pur essendo interessante, compresi aggiornamenti e correzioni ai suoi contenuti e le novità importanti relative alla tragica storia del Piroscafo.

La sintetica significatività dei suoi contenuti la caratterizza.

 

Chiunque volesse fornire a titolo gratuito materiali per una rubrica*, la cui pubblicazione sarà insindacabilmente valutata dalla Redazione, potrà scrivere all’indirizzo: federazione.asti@istitutonastroazzurro.org allegando la liberatoria che ne autorizza la divulgazione. Detti materiali non saranno restituiti salvo particolari accordi.

www.istitutodelnastroazzurro.org 

comparto CESVAM: ogni 30 di ciascun mese.

inizio:30 aprile 2025

info:quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org

sabato 31 maggio 2025

Rivista QUADERNI N 1 DEL 2025 Gennaio Marzo 2025


 

Nota redazionale: (massimo coltrinari, direttore)

Numero dedicato nelle sue pagine di apertura, dopo l’Editoriale del Presidente Magnani  alla Comunicazione del Nastro Azzurro, alla giornata della Donna che cade, come noto, ogni anno l’8 marzo. Si riporta i contributi e la cronaca della consegna dell’Emblema Araldico alla Signora Giovanna Paolone Piermanni, consorte della Medaglia d’Oro al Valore Militare “alla memoria” Sergio Piermanni. A sottolineare questo momento la copertina riporta la scultura “”Le Pagine del Coraggio” scultura predisposta per l’occasione, mentre la IV di copertina è ancora dedicata ad una donna ed ad un suo volume. Questo dopo aver dedicato spazio alla Giornata della Memoria ( 27 Gennaio)

Nella parte “Il mondo da cui veniamo: la Memoria”, Giorgio Madeddu, nel quadro delle ricerche dedicate alla Storia dell’Istituto del Nastro Azzurro, con ampia iconografia, riporta la cronaca della inaugurazione della Via dei Fori Imperiali a Roma nel quadro della Adunata dei Decorati al Valore Militare (28 ottobre 1933); segue in Dibattiti, Manuel Vignola che tratta dell’uso della Medaglia d’Oro come strumento diplomatico e non come ricompensa per atti eroici individuali: quindi, sempre in Dibattiti, Roberto Allegro, ricostruisce la Battaglia di Mortara del 18489, sulla base della sua tesi discussa al Master di Storia Militare Contemporanea. In Archivio, Alessia Biasiolo ci propone uno dei misteri più fitti della fine della guerra, l’Oro di Dongo. Ancora Giorgio Madeddu, dalla Sardegna, ci manda una nota sui 110 anni di esistenza della leggendaria Brigata “Sassari”, come dovuto omaggio a questa Unità delle nostre Forze Armate pregna di valore e tradizioni.

Nella Parte “Il Mondo in cui viviamo: la realtà d’oggi” tutti articoli hanno alla base la Tesi di Master discussa dagli Autori al Master di “Terrorismo e Antiterrorismo internazionale. Andrea Rota, ci parla delle fonti aperte al servizio della sicurezza del paese, Mirko Leone del “ Virtual Human Intelligence”, e Guido Andrea Caironi di un particolare aspetto aeronautico in ambito Guerra Fredda.

Le tradizionali rubriche completano questo numero

Infine, una annotazione sula politica di distribuzione della Rivista “QUADERNI”: l’Indirizzario da questo numero è organizzato su chi ne ha fatto richiesta orale o scritta e chi è impegnato nelle ricerche CESVAM, con le dovute eccezioni; vengono tolti tutti quei indirizzi che erano stati adottati per far conoscere le attività del CESVAM e quindi dell’Istituto del Nastro Azzurro. Sono anche aggiornati le condizioni di abbonamento, come pubblicato in ultima pagina. Decadono tutte le condizioni degli anni precedenti.

 

I di Copertina: Scultura “Le Pagine del Coraggio” della scultrice Paola Grizi, donata al Comune di Potenza Picena in occasione della Giornata della Donna 2025 nel quadro della consegna dell’Emblema Araldico conferito alla MOVM “Alla Memoria” Maresciallo Capo dell’Arma dei Carabinieri Sergio Piermanni alla Sig.ra Giovanna Paolone Piermanni,

IV di Copertina Monica Apostoli, Il Genio “Telegrafisti” nella Grande Guerra. 3° e 7° Reggimento Genio, Roma, Istituto del Nastro Azzurro Centro Studi sul Valore Militare, 2023

Il presente numero è stato chiuso in tipografia il 28 marzo 2025

giovedì 29 maggio 2025

Valore Militare Riconosciuto.

 


SIGNIGICATO ED ESSENZA DELL’EMBLEA ARALDICO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO

 

Massimo Coltrinari

All’indomani della conclusione del nostro processo unitario, con la vittoria nella Grande Guerra, si sentì la necessità di un ‘ulteriore presenza dello Stato, espressione della Nazione Italiana, nella società civile nei più variegati campi, soprattutto quello economico, industriale, sociale. Da questa necessità l’intervento dello Stato si è manifestato attraverso la costituzione di “Istituti” che accogliessero le migliori energie e le personalità di spicco affinche, in parallelo con l’organizzazione statuale, raggiungessero determinati obiettivi, fondamentali per il progresso della Nazione.

 E’ il prosieguo del progresso unitario che si attua in modo particolare. Sono così creati, L’Istituto Nazionale della Ricostruzione Industriale (I.R.I), L’Istituto Nazionale della Vasca Navale, L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), L’Istituto di Storia del Risorgimento, L’Istituto delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, L’Istituto Nazionale per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO), Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valore Militare. Dal Nome di questi Istituti si evince la finalità per cui sono stati costituiti.

L’idea ispiratrice della costituzione dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valore Militare  è quella napoleonica della Legion d’Onore, che voleva raccogliere attorno alla bandiera tricolore francese il meglio dei Cittadini, in sostituzione della aristocrazia nobiliare medioevale e  dell’Ancien Regime spazzata via dai principi di uguaglianza e fratellanza della Rivoluzione Francese. L’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare nasce quindi come una Elite, in cui criterio base è la dimostrazione sul campo del Valore Militare, la cui azione è incardinata sul quello che si intendeva e si intende come Codice d’Onore. Nei primi decenni i criteri di ammissione furono rigidi: non solo si doveva essere decorati, ma la decorazione doveva essere conseguita in presenza del nemico. Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, con criteri via via meno rigidi, non si ammettevano soci le cui motivazioni di concessione della Medaglia al Valore militare erano per altri fatti, quali l’ordine pubblico, l’ardimento, e aspetti sociali.

 

Per sottolineare tutto questo è dare ulteriore spessore a questa impostazione dell’Istituto del Nastro si credette opportuno dare manifesta immagine del Valore Militare, creando di fatto una “nobiltà” basata sul Codice d’Onore, e sui valori fondanti l’Istituto, con un riconoscimento ufficiale.

Vittorio Emanuele III  con Regio decreto, quindi,  dispose che i Soci dell’Istituto  del Nastro Azzurro  possano fregiarsi del diritto di far uso di un emblema araldico sulla base delle decorazione ricevuta. In sostanza questo riconoscimento vuole dare un riconoscimento ufficiale di Nobiltà all’atto di Valore compiuto

Con Regi Decreti 7 ottobre 1926, 17 novembre 1927 e 19 dicembre 1935, con cui si conferiva l’Emblema Araldico ai Soci dell’Istituto decorati di Croce di Guerra al Valore Militare,  è stato concesso all’Istituto  ed ai  suoi  Soci  l’uso  di  un  Emblema  Araldico    concessione confermata in epoca repubblicana  in  approvazione  dello  Statuto  dell’Istituto,  con  D.P.R.  del  10.1.1966,  n.158

Viene rilasciato dalla Presidenza Nazionale ai  Soci  che  ne  fanno  domanda tramite le rispettive Sezioni e Federazioni, dietro versamento dell’importo previsto.

L’Emblema Araldico alla Memoria viene rilasciato a titolo gratuito, su domanda del congiunto più vicino o della Federazione competente, alla memoria dei decorati Caduti   sul Campo o morti in seguito a ferite o invalidità contratte in guerra o in missioni per il   mantenimento della pace. Ai Soci d’Onore l’Emblema Araldico viene rilasciato a titolo gratuito.

L’Emblema deve essere autenticato con l’apposizione del timbro a secco.

IL  distintivo dell’Istituto da portarsi all’occhiello della giacca è costituito: – per  i  Soci  Ordinari  dallo  scudo  dell’Emblema  Araldico con  riportati  i  simboli    delle decorazioni di cui il Socio o il congiunto del Socio è insignito; – per i Soci Sostenitori da uno spillo  con Emblema Araldico generico  .

Oggi  la concessione dell’Emblema Araldico ha assunto un ulteriore significato: quello di ricordare ai posteri, ed ai congiunti le gesta e la figura del loro parente, al fine di mantenere vivo nella società, attraverso il passaggio generazionale, il ricordo e le gesta di chi ha dato “di più” alla Patria. E’ quindi un veicolo fondamentale della missione dell’Istituto nella società civile, sempre basato su quel novero di regole non scritte ma basilari per un vivere sereno e collettivo che è il Codice d’Onore.

 

 

martedì 20 maggio 2025

Tesi di Laurea Luigi Di Lorenzo Spionaggio e Contro spionaggio durante la Prima Guerra Mondiale. Indice e Premessa

 Master I Livello in

“Terrorismo e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”

“SPIONAGGIO E CONTROSPIONAGGIO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE”

 Analisi e considerazioni

Anno Accademico 2022 -2023

sabato 10 maggio 2025

Attivazione Canale You Tube ISTITUTO NASTRO AZZURRO CESVAM

 


 Giovedi 8 Gennaio 2025 è stato aperto il Canale You Tube dedicato all'Istituto del Nastro Azzurro. Al momento sono previsti interventi settimanali volti a spiegare l'essenza dell'Istituto, ovvero la descrizione  dell'Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare basato sul Manifesto del Centenario, che riporta "Cosa è stato cosa è  casa fa e cosa farà in sedici quadri


 Titolo: ISTITUTO NASTRO AZZURRO CESVAM 

mercoledì 30 aprile 2025

Visualizzazioni Aprile 2025

 Gli accessi per visualizzazione nel mese di Aprile 2025 per questo blog sono stati 111, contro i 255 del mese precedente.,, per un totale dalla apertura del Blog di 25981

domenica 20 aprile 2025

Tesi di Laurea Luigi Di Lorenzo Spionaggio e Contro spionaggio durante la Prima Guerra Mondiale. Operazioni dietro le linee nemiche

 Master I Livello in

“Terrorismo e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”

“SPIONAGGIO E CONTROSPIONAGGIO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE”

 Analisi e considerazioni

Anno Accademico 2022 -2023

 

III CAPITOLO

I primi paracadutisti

L’uso del paracadute agli inizi della prima guerra mondiale riguardò essenzialmente l’aviazione delle varie nazioni con lo scopo di salvare le vite dei piloti in difficoltà a seguito di attacco nemico. Continui sviluppi e miglioramenti portarono questo nuovo strumento ad un discreto livello di funzionamento, talché moltissimi furono i piloti che sopravvissero ai loro aerei irrimediabilmente danneggiati in combattimento. Vi furono, però, altri e preziosi settori in cui il paracadute venne efficacemente utilizzato, come quello inerente il campo delle informazioni. Sin dal 1916 tedeschi, francesi ed inglesi avevano “trasferito”, via aerea, con il paracadute, in territorio nemico, alcuni Ufficiali qualificati, allo scopo di raccogliere informazioni sul nemico. A questa nuova forma di acquisizione dati informativi sul nemico l’Italia arrivò con un po’ di ritardo. Durante il ripiegamento conseguente a Caporetto, riflettendo sul fatto che era un peccato abbandonare posizioni che ormai si conoscevano bene, si ipotizzò che si potessero lanciare informatori che, acquisendo continuamente informazioni, fossero in grado di farle pervenire oltre Piave. Il progetto prese pian piano concretezza. Furono scelti soltanto friulani e veneti nord-orientali cioè originari dei territori occupati dagli austriaci poiché conoscevano, al meglio, i posti dove avrebbero operato ed avrebbero avuto sul terreno amici e parenti ai quali fare riferimento. Nel 1918, quindi, furono lanciati, oltre le linee nemiche, 4 ufficiali le cui famiglie abitavano nei territori occupati dai tedeschi. Gli Ufficiali prescelti per essere aviolanciati in territorio nemico, dopo aver avuto dagli inglesi i necessari paracadute, del tipo Calthrop, ed aver ricevuto da loro l’adeguato addestramento, furono i Tenenti: Alessandro TANDURA, Ferruccio NICOLOSO, Arrigo BARNABA e. Antonio PAVAN (quest’ultimo fu trasferito con l’aereo e non aviolanciato). Il primo a partire fu il Tenente Alessandro Tandura l’8 agosto 1918; nei mesi successivi partirono il Tenente Ferruccio Nicolosio e il Tenente Pier Arrigo Barnaba, mentre il Tenente Antonio Pavan non eseguì mai la missione in quanto il suo lancio con il paracadute non fu più necessario. Ai Tenenti Tandura e Barnaba venne concessa, per i risultati della missione, la Medaglia d’Oro al Valor Militare, mentre al Tenente Ferruccio Nicolosio fu assegnata la Medaglia all’Ordine Militare dei Savoia.

Il primo Ufficiale prescelto fu il TANDURA, originario di Vittorio Veneto, e per l’atterraggio fu prevista una località ad est di tale cittadina. Fu il primo paracadutista militare d’Italia. La sua avventura iniziò nel campo di volo Villaverla-Thiene. L’operazione fu coordinata dagli inglesi, che oltre a spiegargli l’uso del paracadute avevano il compito di lanciarli in territorio nemico. Il pilota che guidò l’aereo in territorio nemico era il canadese Maggiore W. Barker, che il quel periodo comandava la 139ª Squadriglia aerea di stanza nel medesimo campo di volo. L’obiettivo era quello di carpire informazioni circa l’effettiva consistenza dei reparti nemici al di là del Piave.

Il 1 agosto 1918 il Tenente Tandura viene informato dal Tenente Colonnello Dupont, capo dell’Ufficio Informazioni dell’VIII Armata, della possibilità di rivedere i suoi cari e nel contesto svolgere un attività di spionaggio in preparazione dell’offensiva finale. Gli vengono illustrati i vari modi per arrivare in territorio nemico, anche se ormai la decisione finale era già stata presa. Gli viene prospettato un lancio mediante il paracadute ma, quando Tandura chiede di poterlo vedere funzionare, Dupont gli fa presente che lo stesso costava molto ed anche perché gli inglesi ne avevano consegnati così pochi all’Esercito Italiano che non potevano essere sprecati. Tandura conosce quindi gli ufficiali inglesi che lo porteranno in volo in pieno territorio nemico e che lo addestreranno nell’uso del paracadute. Così riporta il Tenente Tandura nella sua biografia:

“1 agosto 1918

Intanto passa anche il tempo e finalmente scocca l’ora in cui devo presentarmi al Comando. Il colonnello Dupont capo dell’Ufficio Informazioni dell’VIIIArmata senza preamboli, tocca il nocciolo di ciò che mi sta a cuore. Tre sono le maniere per poter andare là. La prima passare il Piave di notte, vestito daaustriaco, mediante dei fili tesi da sponda a sponda tra Pederobba e le Grave di Ciano; la seconda atterrare con un aeroplano in una località del territorio invaso; la terza è lasciarsi cadere per mezzo di un paracadute da un nostro aeroplano, io credo, anzi sono certo, che questo ultimo mezzo sia il più

conveniente e il più sicuro. […] Scusi, signor colonnello, le faccio osservare che io non ho mai volato e tanto meno conosco il paracadute. Lei non abbia timore, non dico dell’aeroplano, naturalmente il paracadute è sicurissimo. Vede? E cosi dicendo il Ten. Col. Dupont presenta delle fotografie dove l’inventore, un ufficiale inglese, si lanciava nel vuoto. Sta bene - risposi - Però ne convenga, sarei lieto di vederlo funzionare. […] Alle ore 10.00 sono giunti gli aviatori inglesi che mi vengono subito presentati: il Maggiore W. Barker, pilota abilissimo e valorosissimo, squadrato come una lama di spada, che ha al suo attivo trenta vittorie su apparecchi nemici, e il Capitano Onorevole Welwood Benn, deputato alla Camera dei Comuni.”[1]

L’8 agosto 1918 Tandura viene accolto presso il campo di volo Villaverla-Thiene sia dal Maggiore Barker che dal Capitano Welwood, che gli spiegano che il volo sarà rinviato di un’ora o forse di due per alcune riparazioni all’aereo che lo porterà in azione. Ha occasione di vedere il velivolo e il paracadute. Per il lancio viene utilizzato un bimotore da ricognizione del tipo Savoia-Pomilio S.P.2 , in cui è stato ricavato un sedile ribaltabile nella parte posteriore, con l’ apertura comandata dall’ufficiale osservatore. Il paracadute, adeguatamente protetto, viene fissato sotto la fusoliera. Tandura ha paura. Per la prima volta si trova di fronte a una cosa ignota, ma da bravo ardito si fa forza. Giunge poi l’ora della partenza e dei saluti e ha inizio la missione. L’operazione si sviluppa con un tempo quanto mai inclemente in quanto l’aereo incappa in un terribile temporale, che mette a durissima prova uomini e macchina. Una volta arrivati sull’obiettivo, nonostante le pessime condizioni atmosferiche e la mancanza di esperienza in operazioni del genere, l’aviolancio riesce.

Il Tenente Tandura descrive così il momento del suo arrivo presso il campo di volo Villaverla-Thiene l’8 agosto 1918:

“8 agosto 1918

Appena giunto nel Campo di Villaverla, tutti gli ufficiali inglesi addetti ci vengono incontro, il Maggiore W. Barker e il Capitano On. Welwood mi dicono che la partenza sarà rinviata di un ora o forse due, perché devono essere eseguite delle riparazioni. Voglio vedere il mio velivolo: è un Savoja Pomicio da bombardamento. Ho un certo senso di titubanza, e il sangue accelera il suo corso e le tempie battono. È l’emozione per il primo volo. L’apparecchio mi pare qualche cosa di morto, un enorme giocattolo. Ne tocco le ali con tremore, come se avessi toccato quelle di un pipistrello. Poi mi fanno vedere il paracadute. È composto da un ombrello di seta nera, del diametro di due metri e mezzo; agli orli della tela dell’ombrello un’infinità di cordicelle si stacca, per raccogliersi, alla distanza di due metri in un punto dal quale parte una grossa corda di caucciù del diametro di quattro centimetri e della lunghezza pure di due metri. All’estremità si sfrangia un complesso di cinghie a bretella, a cintura, a cavallo che avvolgono il torso e lo avvinghiano saldamente. […] Mi sedetti dove mi dissero di sedermi: in quella posizione avevo le gambe che penzolavano nel vuoto. Accomodarono l’estremità superiore del paracadute sotto la tavoletta in cui stavo seduto; distinguevo la corda di caucciù scendere dalle mie spalle per finire sotto la carlinga. Il campo di Villaverla-Thiene era illuminato da un potente riflettore, posto in un angolo, per le segnalazioni. […] Pronti! Gridò una voce. […] Pronti risposero. […] Due fiamme uscirono dagli scappamenti, lacerati, e l’aeroplano lambì il terreno per prender quota. […] Ora il motore è spento ed io ho la sensazione che l’apparecchio discenda. Sento benissimo la voce dei due aviatori che discorrono tra loro. Levo il tappo della bottiglia e bevo un sorso di cordiale. Quando meno me l’aspetto la botola, su cui ero seduto, si apre e mi sento precipitare nel vuoto. Ah…viene in me un solo senso; le orecchie sono straziate da un sibilo che mi devasta il cervello. L’incubo dei sogni orribili! Ma subito ho l’impressione di essere sollevato, di tornare in su. Alzo gli occhi e vedo il paracadute aperto. La pioggia mi sferza il viso. Oso guardare in basso e vedo strade e campi che ridono in un’altalena infernale. Mi smarrisce, perdo i sensi… e un attimo. Ad un tratto, colpito fortemente al petto, mi trovo a terra, con le gambe all’aria. Lanciato nel vuoto da circa 1500 metri d’altezza ero caduto in un vigneto, mentre infuriava il temporale.”[2]

Il Tenente, sia pure fradicio per la pioggia e stordito per la grande botta che riceve toccando terra al buio, inizia la sua preziosa missione. Atterra sul vigneto del parroco a San Martino di Colle vicino al fiume Meschio. Deve raggiungere una località di Vittorio Veneto a quota 886 m sulle pendici di Col Visentin, per raccogliere informazioni da inviare tramite un cifrario con dei piccioni viaggiatori che gli sarebbero stati paracadutati in seguito. Seppellito il paracadute, non più richiudibile, e l’uniforme si traveste con abiti da contadino. Incontra una donna del luogo alla quale dice di essere un prigioniero fuggito e le consegna una lettera da recapitare a Vittorio Veneto ai suoi familiari. La donna acconsente e lo informa che senza documenti regolari non si può circolare. Poche ore dopo la sorella e la fidanzata (che saranno poi decorate con medaglia d’argento) incontrano il Tenente nel luogo pattuito dove prendono accordi per passare successivamente le informazioni militari nel suo nascondiglio a quota 886 m. Gli saranno fornite le lenzuola necessarie per segnalare agli aerei la sua posizione. Tandura individua ferrovia, filovia, strade e trincee nemiche, e nelle sue perlustrazioni incontra tre alpini di Vittorio Veneto riparati sul Visentin per non cadere prigionieri durante la ritirata di novembre. Si accorda con loro ed altri che sono alla macchia, per recuperare i piccioni viaggiatori, stabilendo di vedersi ogni giorno ad un’ora fissa. Inizia così il servizio d’informazioni, con la collaborazione della gente locale, che si protrae fino al 23 settembre con 16 note inviate tramite 32 spedizioni di piccioni. Accade anche che un contadino recupera dei piccioni, ma anziché darli al Tandura, insiste per consegnarli a un Capitano dei bersaglieri che opera sul versante bellunese del Visentin. Tandura intuisce che può accrescere la sua rete e si accorda per un appuntamento il 31 agosto con questo sconosciuto Capitano. Dopo varie peripezie, viene arrestato dai gendarmi nei pressi di Vittorio Veneto ma riesce a fuggire, incontrando il Capitano dei bersaglieri Luigi Ardoino con il quale prende accordi e contatti futuri. La presenza del Tandura oramai è nota agli austriaci che affiggono bandi pubblici con pena di morte per chi collabora con gli italiani o detiene piccioni viaggiatori. La casa del Tandura viene perquisita, ma la madre mostra una cartolina del figlio come prova che si trova al di là del Piave. Le notizie raccolte tramite la sorella, la fidanzata e un’ufficiale austriaco, conosciuto nel corso della sua permanenza e che nutre sentimenti italiani, vengono inoltrate al suo comando. La sua missione è terminata, gli viene ordinato di rientrare il 23 settembre, prima della data prefissata. Ma nel tragitto per raggiungere il luogo dell’appuntamento tra il fiume Meduna e Cellina, viene catturato dagli austriaci e assegnato alla 71esima compagnia prigionieri con destinazione lavori stradali in Serbia. Nel tragitto ferroviario, tra Sacile e Pordenone il treno rallenta in prossimità della stazione di Fontanafredda. Tandura si butta dal finestrino e riesce a fuggire. Per due giorni non parla e non mangia. Dopo un mese si riprende. Gli ultimi giorni di ottobre ha notizia dell’offensiva italiana, ancora convalescente raggiunge il suo nascondiglio a quota 886 m e organizza una serie di azioni di sabotaggio ai telefoni e alla filovia degli austriaci. Per altre due volte viene arrestato e sfuggendo in entrambi i casi.

Nella sua missione di spionaggio Alessandro Tandura è riuscito a ridare dignità di combattenti a tutti quelli sbandati, disertori o soltanto fuggiaschi che, dopo Caporetto, non erano riusciti a ricongiungersi con i propri reparti e raggiungere con questi la sponda destra del Piave, dandosi alla macchia in attesa di tempi migliori. Salvò la vita a molti giovani che sotto la sua guida si erano organizzati in vere e proprie “bande armate” che costituirono una spina nel fianco per l’esercito austro-ungarico, sabotando ponti e ferrovie e modificando la segnaletica stradale per creare caos nei trasporti del nemico. Durante la battaglia di Vittorio Veneto, queste “bande”, costituite dal Tandura, contribuirono a stringere gli austriaci nella morsa finale.[3]

Dal punto di vista informativo, le sue informazioni sul nemico furono molto utili, come quelle degli altri Ufficiali aviolanciati successivamente, per impostare nel migliore dei modi la battaglia finale di Vittorio Veneto, consentendo all’VIII Armata di entrare in azione con la piena coscienza delle unità che aveva di fronte e della loro dislocazione, che portò alla vittoria finale e, quindi, alla fine della guerra. Per il supporto offerto al Tenente la sorella Emma Tandura e la fidanzata Maddalena Petterle furono entrambe insignite della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il Tenente Tandura morirà il 30 dicembre 1937 per un attacco cardiaco a Mogadiscio dove si trovava in servizio. Per la perizia e l’ardimento dimostrati e per l’efficacia del suo operato venne decorato con la massima onorificenza, la Medaglia d’Oro al Valor Militare.



[2] Tandura Alessandro, Tre mesi si spionaggio oltre il Piave, H. Kellermann, 1993.

[3] Travan Mchael, “Le incredibili gesta del vittoriese Alessandro Tandura, ardito, paracadutista, sabotatore e spia della Grande Guerra”, Quotidiano del Piave, 10 agosto 2018.