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lunedì 19 settembre 2011

Napoleone: la fase iniziale della seconda cmapagna d'Italia

Storia Militare III


Une armée n’est rien que par la tête ( )






Storia MIlitare III


Luigi Manfredi


Anche nella seconda campagna risalta, prima ancora che l’aspetto tattico, la grande intuizione strategica. Bonaparte, Primo Console, costituì in brevissimo tempo un’armata di riserva a Digione, valicò le Alpi dove nessuno lo aveva immaginato possibile, aggirò l’intera armata austriaca protesa dal Piemonte verso la Provenza sull’onda dei successi ottenuti l’anno precedente, realizzando così la sorpresa non solo in campo tattico ma addirittura strategico. Battè infine l’armata austriaca al comando del feldmaresciallo von Melas a Marengo (14 giugno 1800).


Marengo non fu però il capolavoro di Bonaparte che egli si sforzò di far credere, in verità riuscendoci. Tanto fu brillante la manovra che condusse l’armata francese nella pianura padana alle spalle degli austriaci quanto la condotta dello scontro di Marengo fu miope. Napoleone errò nella valutazione delle intenzioni del nemico e disperse le forze. Il Corpo di Desaix solo fortunosamente ritornò in tempo sul campo di battaglia.



La battaglia di Marengo non consentì l’annientamento dell’Armata di von Melas, lasciò i contendenti alla sera del 14 giugno sulle stesse posizioni sulle quali si trovavano al mattino, indebolì quasi nella stessa misura austriaci e francesi. Fu vinta da Bonaparte solo perché il Comandante in capo austriaco non trovò di meglio che arrendersi spontaneamente. Marengo non pose termine alla guerra che sarebbe terminata solo a febbraio dell’anno successivo (Pace di Lunéville), dopo la vittoria, questa sì determinante, del Generale Moreau a Hohenlinden nel dicembre del 1800.



Il felmaresciallo von Melas accumulò sbagli su sbagli:



• perse l’occasione di occupare la Provenza in primavera;

• sottovalutò l’Armata di riserva e non averla bloccata sulle Alpi;

• disseminò l’Armata in Piemonte e in Lombardia;

• accettò lo scontro invece di portarsi verso Mantova o Genova;

• suddivise la propria cavalleria, che era un punto di forza determinante;

• non effettuò ricognizioni sul terreno, pur avendo preso l’iniziativa;

• costituì colonne d’attacco “ad hoc” smembrando reparti organici;

• informò scarsamente i Comandanti in sottordine sul piano d’operazioni;

• non motivò i reparti alla vigilia della battaglia;

• abbandonò al nemico il giorno 13 sera proprio l’area di Marengo che il giorno dopo fu costretto a riconquistare a caro prezzo.



A Marengo anche Bonaparte non fu però immune da errori:

• non individuò a tempo le intenzioni offensive degli austriaci;

• distaccò tre Divisioni (Desaix e Lapoype) in inutili esplorazioni;

• non perseguì l’annientamento dell’Armata austriaca.

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