martedì 22 gennaio 2013
Volume: L'Armistizio in Albania. Presentazione lunedi 28 gennaio 2013 ore 16,30. In sede
Per il ciclo dedicato agli eventi armistiziali del 1943, viene presentato il libro "l'8settembre "in Albania. La crisi Armistiziale tra impotenza, errori ed eroismo.8 settembre - 7 ottobre 1943.
Il volume ha la prefazione dell'Ambasciatore di Albania in Italia e l'introduzione dell'Addetto Militare della stessa ambasciata.
La presentazione assume la veste di un cordiale incotro con l'Autore
Si riporta una breve sintesi del volume di Alessandra Verdecchia
La
collana Storia in Laboratorio,
diretta da Massimo Coltrinari, presenta il libro L’“8 Settembre” in Albania – La crisi armistiziale tra impotenza,
errori ed eroismo 8 Settembre – 7
Ottobre 1943, scritto dallo stesso Coltrinari con l’obiettivo di condurci
alla lettura ed alla conoscenza delle vicende storico-militari originatesi a
conseguenza dell’armistizio dell’8 Settembre 1943, che sul piano storico segnò
la chiusura dell’alleanza tra Italia e Germania, mentre su quello militare
portò l’esercito italiano ad una vera e propria crisi armistiziale che lo
stesso autore non esita a definire “una disfatta morale prima di una sconfitta
militare e politica”.
Dalle
pagine del libro traspare in più passi come la citata crisi armistiziale,
attorno alla quale ruota l’intero testo, può essere considerata una vera e
propria tragedia. I soldati italiani si videro abbandonati a se stessi e
compresero che il loro destino sarebbe stato esclusivamente determinato dalle
proprie scelte, anche individuali e forse, in parte, anche sull’aiuto del
popolo albanese. Cosa fare a questo punto? Accettare gli ordini e arrendersi ai
tedeschi? Aderire alla vecchia alleanza tentando di dare vita all’ultima
stagione del fascismo? oppure, scegliere la strada della montagna dando
sostegno a quei movimenti di resistenza che in quegl’anni emergevano tanto in
Italia e Albania come altrove?
Particolare
attenzione viene riservata dall’autore all’analisi delle vicissitudini che
hanno interessato le sei Divisioni che al momento dell’armistizio si trovavano
stanziate in Albania e che coltivavano come unica speranza quella di tornare al
più presto in patria: la
Divisione “Parma”, la “Arezzo”, la “Puglie”, la “Firenze”, la
“Brennero” e la Divisione
“Perugia”. A tal proposito Coltrinari si sofferma, in modo dettagliato, sulle
esperienze dirette vissute da ogni singola divisione. Ad esempio la Divisione “Parma” era
impegnata nella difesa della città di Valona, ma alla fine si arrese; mentre la Divisione “Arezzo” nel
Corciano, decise di rimanere fedele alla vecchia alleanza; la Divisione “Puglie”,
invece, fu oggetto di rappresaglie e venne lasciata al suo destino in Kosovo; la Divisione “Firenze” non
si arrese e nel Settembre 1943 combatté una dura battaglia contro i tedeschi
prima di unirsi alla lotta sostenuta dall’Esercito di Liberazione Albanese; la Divisione “Brennero”,
invece, fu rimpatriata dai tedeschi, prima a Trieste e poi a Venezia, per poi
decidere di essere internata in Germania; per concludere l’attenzione viene
lasciata alla Divisione “Perugia” che, dopo aver tenuto il porto di Santi
Quaranta fino all’Ottobre 1943, resistendo come gli era stato ordinato, fu
abbandonata a se stessa e al suo tragico epilogo nonostante nei suoi ultimi
giorni di vita avesse respinto un massiccio attacco tedesco in mare.
Il
testo in analisi, oltre a proporre una descrizione puntuale degli eventi
realmente accaduti, mira a trovare risposta agli innumerevoli “perché” sorti dai tanti fatti storici e
dallo studio degli stessi, soffermandosi esclusivamente su prove documentali e
non su versioni memorialistiche di comodo o di parte, in quanto solo in questo
modo è possibile pervenire ad una memoria comune e condivisa tra tutti i
partecipanti della Guerra di Liberazione, con riguardo ai fatti che hanno
caratterizzato lo stesso Conflitto Mondiale. Lo sforzo dell’autore si presenta
meritevole proprio in questo senso, perché a distanza di ormai molti anni dalle
vicende belliche le mozioni ideologiche si presentano scolorite, tempo
opportuno allora per l’indagine dello storico. In modo che dalla correttezza
nell’esposizione dei fatti possa, sperabilmente, “nascere” un passato davvero condiviso.
Alessandra
Verdecchia
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