Archivio CDEC, Fondo Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 5, fasc. 99
giovedì 14 maggio 2020
Partigiani Ebrei Figure della Resistenza 1
Partigiani, italiani, ebrei,
i ragazzi della resistenza
Erano dei ragazzi. Studiavano all'università, alcuni sedevano ancora sui banchi di scuola. Intessevano amori epistolari, scrivevano racconti, uscivano con gli amici. Nel 1938 con le leggi razziali erano stati alienati dalla società, espulsi dall'università e dalla scuola, cancellati dalla vita pubblica.
Erano dei ragazzi a cui era appena stato negato ogni diritto e che negli occhi dei propri genitori vedevano smarrimento, confusione, indecisione.
È così che quei ragazzi, italiani, ebrei, perseguitati, senza più un punto fermo, decidono di unirsi ad altri e combattere per tornare ad essere liberi e liberare tutto il Paese. Mettono in salvo le loro famiglie e si espongono al doppio pericolo, quello di essere ebreo e antifascista.
Si muovono sulle montagne, dormono in scomodi rifugi di fortuna, vengono spediti al confino o catturati.
Sono tantissimi gli ebrei italiani, donne e uomini, che hanno fatto la Resistenza e contribuito alla liberazione dell'Italia.
Il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah vuole condividere con voi dieci storie di coraggio, idealismo e generosità. Perché la conquista della libertà è una sfida che si combatte ogni giorno e che ogni giorno deve essere omaggiata, ripensando a quei ragazziche sulle montagne hanno reso migliore il nostro mondo.
"Questo 25 aprile, - scrive il Presidente del MEIS Dario Disegni - in una situazione così drammatica come quella che stiamo vivendo, deve segnare una grande riscossa morale e civile, che ci faccia riflettere non solo sugli orrori del passato, ma anche sulle profonde ingiustizie e sulle diseguaglianze ancora presenti nella nostra società. Una riscossa che, nel ricordo del 25 aprile e di quanti caddero per la nostra libertà, tra i quali Emanuele Artom e tanti partigiani ebrei, ci faccia uscire dall’attuale crisi in cui è precipitato di colpo l’intero pianeta, più umani, più retti, più solidali e decisi a costruire un mondo più giusto, più equo, più vivibile, in una parola migliore di quello nel quale abbiamo finora vissuto".
Si ringrazia il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea per la collaborazione.
Emanuele Artom
Emanuele Artom, diario di un partigiano
Nato ad Aosta nel 1915 da una famiglia torinese, Emanuele Artom cresce nel capoluogo piemontese e studia al Liceo classico Massimo D'Azeglio dove è alunno di Augusto Monti. Si iscrive alla facoltà di Lettere laureandosi a pieni voti nel 1937.
Con il fratello Ennio, morto tragicamente in un incidente in montagna, è animatore di un circolo culturale ebraico al quale partecipano, tra gli altri, Primo Levi, Franco Momigliano e Luciana Nissim.
Nel 1943 si unisce al Partito d'Azione e come partigiano prende il nome di Eugenio Ansaldi. Sempre in prima linea e impegnato in attività complesse e pericolose, ricopre l'incarico di commissario politico.
Catturato nel 1944, viene barbaramente torturato e muore in carcere a causa delle sevizie subite.
Il suo diario, edito nella versione integrale da Bollati Boringhieri con il titolo "Diario di un partigiano ebreo" (a cura di Guri Schwarz), è considerato uno strumento prezioso dal punto di vista storico ma è stato elogiato anche per il suo valore letterario.
La madre di Emanuele, Amalia, laureata in Matematica, è stata a lungo preside della scuola media ebraica di Torino a lui intitolata.
Matilde Bassani Finzi
Matilde Bassani Finzi e la scuola di via Vignatagliata
Nata a Ferrara nel 1918, Matilde Bassani fin da piccola si è nutrita di ideali e politica. Suo padre, professore di tedesco all'Istituto tecnico venne infatti licenziato negli anni '20 perché antifascista; lo zio, il professore Ludovico Limentanti, firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti e suo cugino era il fisico e partigiano Eugenio Curiel.
Ad avere un ruolo importante nella sua formazione fu anche il suo professore Francesco Viviani (lo stesso dello scrittore Giorgio Bassani) morto a Buchenwald e la maestra socialista Alda Costa.
Laureatasi brillantemente in Lettere, Matilde assieme a Giorgio Bassani e a Primo Lampronti fu una delle insegnanti della scuola ebraica ferrarese di via Vignatagliata che accolse i ragazzi espulsi dagli istituti pubblici.
Quella di via Vignatagliata fu una scuola d'eccellenza, dove accanto agli autori immortali della letteratura italiana, si studiavano poeti contemporanei e si trasmettevano ideali di libertà e uguaglianza.
Nel '43 venne arrestata e condotta nelle carceri di via Piangipane (dove sorge adesso il MEIS) per la sua attività antifascista. Liberata nel luglio dello stesso anno, scappò a Roma e incontrò il futuro marito Ulisse Finzi con il quale condivise la scelta resistenziale.
Dopo la guerra si affermerà come psicologa restando sempre in prima linea nella difesa dei diritti e ricomprendo incarichi di prestigio nell'Unione Femminile Nazionale e presso il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane.
Intervistata da Anna Maria Quarzi, Presidente dell'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, nel 1997, ha detto: "Fin dalla più tenera età ho succhiato latte e antifascismo. La mia famiglia, infatti, era antifascista per naturale avversione alla dittatura, per amore della libertà".
Foto: Archivio storico e fotografico della famiglia Finzi - Milano
Franco Cesana
Franco Cesana, in guerra a 13 anni
Nato a Mantova nel 1931, Franco Cesana è spesso ricordato come il più giovane partigiano caduto nella Resistenza italiana. Cresciuto a Bologna, venne espulso dalla scuola pubblica dopo la promulgazione delle leggi razziali e fu accolto nell'Orfanotrofio Israelitico di Torino e di Roma.
Seguendo le orme del fratello Lelio, nemeno tredicenne si arruolò nelle Brigate Garibaldidichiarando di essere maggiorenne. Vicino Pescarola, alla periferia di Bologna, lui e il fratello furono colti di sopresa dal fuoco nemico, Lelio riuscì a salvarsi, Franco no. Di lui si conserva una toccante lettera alla madre nella quale la rassicura sulla sua condizione: “Così non devi impensierirti per me che sto da re. La salute è ottima; solo un po’ precario il dormire”.
La storia di Franco Cesana è stata raccontata nella mostra "Stelle senza un cielo. Bambini nella Shoah" realizzata dallo Yad Vashem di Gerusalemme e il MEIS in collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea-CDEC e l'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.
Eugenio Curiel
Eugenio Curiel, il fisico della Resistenza
Nato a Trieste nel 1912 da una colta e agiata famiglia ebraica, Eugenio Curiel si distinse per il suo impegno politico sempre fortemente legato alla propria formazione intellettuale.
Dopo il biennio di ingegneria all'Università di Firenze e un passaggio al Politecnico di Milano decide di iscriversi alla facoltà di Fisica dell'università fiorentina nella quale suo zio Ludovico Limentani è docente di filosofia morale. Il suo percorso di studi brillante è scandito da periodi nei quali si dedica all'insegnamento nelle scuole, fino poi ad approdare all'Università di Padova come assistente. Frequentando l'ambiente universitario, Curiel stringe legami di amicizia e si avvicina all'attivismo politico di ispirazione comunista.
Allontanato dall'insegnamento dopo le leggi razziali, inizia a spostarsi tra l'Italia e la Svizzera.
Ricercato per la sua attività antifascista, viene arrestato nel 1939 a Trieste. Condannato al confino, è trasferito sull'isola di Ventotene.
Con la caduta del fascismo, Curiel torna a Milano per riprendere le sue attività politiche. Il 24 febbraio 1945 viene però riconosciuto dalle Brigate Nere e, dopo un inseguimento, colpito a morte.
Ha ricevuto la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Foto: Anonimo, Ritratto di Eugenio Curiel, 1935-1940 ca.
Archivio CDEC, Fondo Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 5, fasc. 99
Archivio CDEC, Fondo Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 5, fasc. 99
Mosè Di Segni
Mosè Di Segni, il medico libero
Medico, antifascista, sionista, partigiano.
Tante sono le anime di Mosè Di Segni, nato nel 1903 a Roma e scomparso nel 1969. Padre di tre figli, Elio, Frida e Riccardo (il Rabbino capo della comunità ebraica di Roma), Mosè Di Segni si specializzò in pediatria a Firenze e fu animatore del circolo sionista Avodà fondato da Enzo Sereni.
Nel 1936 venne inviato come medico militare in Spagna ma due anni dopo a causa delle leggi razziali venne radiato dall'esercito e licenziato dall'ospedale Spallanzani di Roma dove lavorava.
Consigliere della comunità ebraica si impegnò attivamente per aiutare gli ebrei romani negli anni più bui. Avvertito da un amico di essere su una lista di persone destinate alla deportazione riuscì a riparare a Serripola (San Severino Marche) dove si unì come partigiano alle Brigate Garibaldi non venendo mai meno alla sua vocazione di medico e aiutando la popolazione locale.
Proprio per questo il Comune di San Severino Marche ha conferito ai suoi tre figli qualche anno fa la cittadinanza onoraria.
Di recente è stato pubblicato il libro "Mosè Di Segni medico partigiano. Memorie di un protagonista della Guerra di Liberazione (1943-1944)", a cura di Luca Maria Cristini (San Severino Marche, Edizioni della Riserva naturale regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito, 2011).
fonte: Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS
Via Piangipane, 79/83 - 44121 Ferrara (Italia)
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