domenica 12 maggio 2013
Il generale Gandin: Una figura controversa
Il generale di divisione
Antonio Gandin – nato ad Avezzano nel 1891 – aveva assunto il comando della
“Acqui” due mesi e mezzo prima dell’armistizio, a metà giugno 1943.
Allievo a Modena, nel 1908,
donde era uscito sottotenente di fanteria nel 1910, aveva perciò trentacinque
anni di servizio.
A Bu Meliana, nel 1911, fu
decorato della medaglia di bronzo per essersi lanciato vestito in mare per
salvare tre suoi soldati sul punto di annegare.
A Vermigliano del Carso,
nel 1915, ebbe un encomio solenne perché in zone fortemente battute prodigò
tutto se stesso nel compito di vettovagliare le truppe in linea.
A Nervosa, nel giugno 1918,
meritò la medaglia d’argento per le capacità direttive ed il coraggio
dimostrati fra le truppe nei fatti d’arme di quel periodo.
Frequentò la Scuola di
Guerra negli anni 1920 e 21 conseguendo l’idoneità al servizio di stato
maggiore e, poi, il definitivo passaggio nel Corpo di Stato Maggiore.
Col grado di tenente
colonnello e colonnello fu insegnante di storia militare presso la Scuola di
Guerra.
Tenne il comando, dal 1935
al ’37, del 40° fanteria.
Generale di brigata,
assunse, e tenne ininterrottamente fino al trasferimento alla “Acqui”, la
carica di capo del Reparto Operazioni presso il Comando Supremo.
Qui egli svolse un’attività
di grande rilievo, sul piano strategico – politico, nella collaborazione con
gli ex-alleati e nel coordinamento delle operazioni. Quasi tutti i contatti e
gli accordi diretti con i capi di governo e con gli stati maggiori furono a lui
affidati. Compì per tanto più di venti missioni per via aerea in Germania, in
Russia presso le truppe italiane colà operanti, ed in Egeo, Dalmazia ed Africa
ricognizioni operative varie.
Fu anche capo di un
temporaneo stato maggiore italo – tedesco istituito per la direzione delle
operazioni in Libia.
Per i servizi resi dal
giugno 1940 al settembre 1942, era stato insignito dell’Ordine Militare di
Savoia.
Contrassegni che però non
definiscono per intero la figura del gen. Gandin: la testimonianza concorde di
quanti lo hanno conosciuto, capi e gregari, lo designa, per vocazione ed
educazione, un soldato; per profondità di esperienza e solidità di
preparazione, capo umano e sicuro.
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